Moby Prince, i famigliari delle vittime in piazza. Il 10 aprile saranno 26 anni dalla tragedia
Una commissione del Senato sta indagando: un pool di esperti cercherà di diradare le nubi sul disastro
martedì 14 marzo 2017
9.50
Il prossimo 10 aprile saranno trascorsi esattamente 26 anni da quella sera maledetta che segnò Molfetta e l'Italia: 140 persone morirono a bordo del traghetto Moby Prince, a poche miglia dal porto di Livorno.
Tra queste i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni), molfettesi.
Qualche giorno fa i parenti delle vittime sono scesi in piazza a Livorno: un flash mob con 140 sedie portate per strada a ricordare ogni caro perso in quella notte maledetta. Ma, soprattutto, un gesto simbolico per pretendere ancora una volta chiarezza e verità su quanto accaduto.
A Roma, infatti, sono ore di lavoro frenetico nella Commissione appositamente istituita dal Senato che ha interpellato un pool di esperti.
L'ingegnere Antonio La Malfa, comandante regionale dei Vigili del fuoco delle Marche, l'ingegnere Antonio Scamardella, professore di sicurezza della nave e della navigazione presso l'università di Napoli "Parthenope", il colonnello Angelo Senese, capo dell'ufficio navale della Guardia di Finanza, un esplosivista dell'esercito il maggiore Paride Minervini e altri due docenti Aristide Norelli ed Elena Mazzeo, ordinari di medicina legale: a loro il compito di indagare, ognuno nel suo settore, per realizzare delle perizie sulle dinamiche dell'incendio, i tempi di sopravvivenza e quelli dei soccorsi.
Tutto perchè la nebbia che avrebbe limitato la visibilità e quindi creato il contesto per "facilitare" l'impatto tra il traghetto e la petroliera Abruzzo dell'Agip non sembrerebbe più bastare come causa dell'incidente.
«L'improvvisa riduzione della visibilità della petroliera per la nebbia o per altri motivi non è comunque elemento fondante per giustificare l'impatto tra le due navi. Se le condizioni meteo, come riportano diversi auditi, erano serene, l'impatto può essere stato causato da altri elementi: l'avaria del timone o la presenza di un ostacolo improvviso sulla rotta del Moby Prince che potrebbe aver costretto ad una virata il comando, senza che sia stato possibile correggere la rotta per il breve spazio di manovra», è uno stralcio della relazione di metà mandato approvata all'unanimità dalla Commissione e pubblicata dal giornale "Il fatto quotidiano".
Tra queste i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni), molfettesi.
Qualche giorno fa i parenti delle vittime sono scesi in piazza a Livorno: un flash mob con 140 sedie portate per strada a ricordare ogni caro perso in quella notte maledetta. Ma, soprattutto, un gesto simbolico per pretendere ancora una volta chiarezza e verità su quanto accaduto.
A Roma, infatti, sono ore di lavoro frenetico nella Commissione appositamente istituita dal Senato che ha interpellato un pool di esperti.
L'ingegnere Antonio La Malfa, comandante regionale dei Vigili del fuoco delle Marche, l'ingegnere Antonio Scamardella, professore di sicurezza della nave e della navigazione presso l'università di Napoli "Parthenope", il colonnello Angelo Senese, capo dell'ufficio navale della Guardia di Finanza, un esplosivista dell'esercito il maggiore Paride Minervini e altri due docenti Aristide Norelli ed Elena Mazzeo, ordinari di medicina legale: a loro il compito di indagare, ognuno nel suo settore, per realizzare delle perizie sulle dinamiche dell'incendio, i tempi di sopravvivenza e quelli dei soccorsi.
Tutto perchè la nebbia che avrebbe limitato la visibilità e quindi creato il contesto per "facilitare" l'impatto tra il traghetto e la petroliera Abruzzo dell'Agip non sembrerebbe più bastare come causa dell'incidente.
«L'improvvisa riduzione della visibilità della petroliera per la nebbia o per altri motivi non è comunque elemento fondante per giustificare l'impatto tra le due navi. Se le condizioni meteo, come riportano diversi auditi, erano serene, l'impatto può essere stato causato da altri elementi: l'avaria del timone o la presenza di un ostacolo improvviso sulla rotta del Moby Prince che potrebbe aver costretto ad una virata il comando, senza che sia stato possibile correggere la rotta per il breve spazio di manovra», è uno stralcio della relazione di metà mandato approvata all'unanimità dalla Commissione e pubblicata dal giornale "Il fatto quotidiano".