Moby Prince, il Senato indaga: ascoltato l'unico superstite
Alessio Bertrand davanti alla commissione d'inchiesta del Senato
giovedì 20 aprile 2017
12.19
Quel maledetto 10 aprile 1991 Alessio Bertrand aveva solo 23 anni. Era salito sul Moby Prince da poche ore. Mansione: bozzo. Primo imbarco.
Fu l'unico a salvarsi nella tragedia che si consumò nelle acque antistanti il porto di Livorno nella quale morirono quattro molfettesi: i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni).
Qualche giorno fa è stato ascoltato dalla Commissione d'inchiesta istituita dal Senato appositamente per indagare su cosa avvenne quella notte.
«Non ho mai detto che erano tutti morti, ho detto che c'era ancora gente da salvare», avrebbe riferito secondo quanto riporta "Il fatto quotidiano", giornale che si sta occupando da vicino di tutta la vicenda.
Una affermazione importante che farebbe scaturire ancora la domanda: alcune vittime del Moby Pirnce potevano essere salvate?
La Commissione ha affidato a un pool di esperti ulteriori indagini specifiche e tecniche. Tra queste anche una relazione medico-legale «che dovrà dire per quanto tempo le persone a bordo del traghetto sono rimaste in vita, se più di mezz'ora come appare certo, se c'era ancora il tempo di una potenziale operazione di salvataggio», spiega il giornale.
Bertrand non si è mai sottratto agli investigatori e resta il testimone chiave. E' lui, ad esempio, a raccontare che «incontrai il timoniere (Aniello Padulla, ndr), gli chiesi cos'era successo e mi disse: c'era nebbia e siamo finiti contro un'altra nave». Nebbia che, invece, l'allora ragazzo non vide.
«Poi ricorda che voleva buttarsi subito quasi all'inizio dell'emergenza, fermato dallo zio che lo avvertì del pericolo delle eliche. L'unico che si buttò alla fine fu Francesco Esposito, 43 anni, di Pizzo Calabro, barista di bordo: morì affogato, quando lo recuperarono dal mare intorno alle 9,30 (11 ore dopo l'incidente) diventò la prima vittima ufficiale della tragedia del Moby», è la cronaca de "Il fatto quotidiano".
Bertrand si salvò bagnandosi e aggrappandosi all'esterno di una ringhiera a poppa per circa tre ore. A salvarlo, circa un'ora e venti minuti dopo la sciagura, due ormeggiatori.
Fu l'unico a salvarsi nella tragedia che si consumò nelle acque antistanti il porto di Livorno nella quale morirono quattro molfettesi: i motoristi Giovanni Abbattista (46 anni) e Natale Amato (53 anni), il personale di cucina Giuseppe de Gennaro (29 anni) e Nicola Salvemini (36 anni).
Qualche giorno fa è stato ascoltato dalla Commissione d'inchiesta istituita dal Senato appositamente per indagare su cosa avvenne quella notte.
«Non ho mai detto che erano tutti morti, ho detto che c'era ancora gente da salvare», avrebbe riferito secondo quanto riporta "Il fatto quotidiano", giornale che si sta occupando da vicino di tutta la vicenda.
Una affermazione importante che farebbe scaturire ancora la domanda: alcune vittime del Moby Pirnce potevano essere salvate?
La Commissione ha affidato a un pool di esperti ulteriori indagini specifiche e tecniche. Tra queste anche una relazione medico-legale «che dovrà dire per quanto tempo le persone a bordo del traghetto sono rimaste in vita, se più di mezz'ora come appare certo, se c'era ancora il tempo di una potenziale operazione di salvataggio», spiega il giornale.
Bertrand non si è mai sottratto agli investigatori e resta il testimone chiave. E' lui, ad esempio, a raccontare che «incontrai il timoniere (Aniello Padulla, ndr), gli chiesi cos'era successo e mi disse: c'era nebbia e siamo finiti contro un'altra nave». Nebbia che, invece, l'allora ragazzo non vide.
«Poi ricorda che voleva buttarsi subito quasi all'inizio dell'emergenza, fermato dallo zio che lo avvertì del pericolo delle eliche. L'unico che si buttò alla fine fu Francesco Esposito, 43 anni, di Pizzo Calabro, barista di bordo: morì affogato, quando lo recuperarono dal mare intorno alle 9,30 (11 ore dopo l'incidente) diventò la prima vittima ufficiale della tragedia del Moby», è la cronaca de "Il fatto quotidiano".
Bertrand si salvò bagnandosi e aggrappandosi all'esterno di una ringhiera a poppa per circa tre ore. A salvarlo, circa un'ora e venti minuti dopo la sciagura, due ormeggiatori.