Minori reclutati nelle periferie. Don Pinuccio: «Una sconfitta per tutti»
Parla il parroco della Santa Famiglia nel rione dove un 16enne custodiva un mitra: «È il simbolo del disagio giovanile»
martedì 31 maggio 2022
11.37
Giovani vite bruciate. Nella vasta area metropolitana di Bari non mancano i minorenni arruolati per nascondere armi e droga nelle loro abitazioni.
L'ultima operazione dei Carabinieri a Molfetta ne è esempio recente con un 16enne dallo sguardo sveglio e la vita cresciuta troppo in fretta trovato in possesso di una pistola mitragliatrice 7.65, una pistola 9x21 e munizioni di vario calibro in quantità all'interno di un box in una traversa di via Corrado Salvemini su cui già da tempo si erano concentrate le indagini.
Un lavoro che ha dato i risultati sperati, nel locale del minore. Ed è proprio lì che i militari sono andati a effettuare una verifica, in cerca di armi. La perquisizione, attenta e minuziosa, è stata estesa all'intero immobile, un pianterreno. Frutto di una serrata e altrettanto riservata attività info-investigativa, evidentemente, che ha portato i suoi risultati.
«Quest'episodio - le parole di don Pinuccio Magarelli, parroco della Santa Famiglia da poco meno di un decennio, proprio nella zona di Ponente - è espressione di un disagio giovanile che si sta vivendo in una maniera globale». Certo, però, il contesto conta. «Sono rimasto molto dispiaciuto quando ho appreso la notizia dai giornali e spero che il minore abbia la possibilità di ravvedersi - ha detto ancora -. Bisogna capire qual è il disagio di questo giovane e intervenire con forme educative e correttive. In questa fase delicata è importante il ruolo della famiglia, della scuola, ma anche della parrocchia». E della politica che deve impegnarsi attraverso scelte concrete.
Quello di Ponente, un rione composto da abitazioni riunite in complessi oppure condomini in cui sono presenti due comitati di quartiere, «è un territorio che sta cambiando pelle», ha proseguito don Pinuccio, il cui carattere missionario della sua pastorale resta sempre aperto al rione, alle esigenze esplicite e a quelle da intercettare.
L'area attorno alla parrocchia della Santa Famiglia, infatti, sta cambiando volto, anche da un punto di vista sociale: «Sì, sta crescendo culturalmente e negli ultimi dieci anni ha avuto notevoli cambiamenti - ha detto ancora -, ma fanno notizia solo fatti più eclatanti come questo. Si sottolineano solo le criticità, non gli aspetti positivi del quartiere».
La vicenda del 16enne - ristretto ai domiciliari, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari - finita alla ribalta delle cronache, però, dimostra che anche a Molfetta la malavita si serve dei minorenni, uno strumento in mano alla criminalità. Come tutti gli apprendisti, fanno il tirocinio. «Quanto avvenuto rappresenta una sconfitta della società in genere, non solo della chiesa» ha proseguito don Pinuccio che con il suo prezioso servizio sacerdotale cerca di farsi presente attraverso un contatto personale con gli abitanti del quartiere soffermandosi sulla «necessità di creare una giusta sinergia fra le parti per aiutare a superare i disagi e le difficoltà oggettive».
Eppure sullo sfondo non pare esserci una terra difficile, un quartiere dove il contatto con la criminalità è palpabile. Tutt'altro. «La nostra non è affatto una parrocchia problematica - ha rimarcato il parroco -. La zona di Ponente ha vissuto grandi cambiamenti ed è abitata da gente più responsabile rispetto al passato e da famiglie giovani con uno sguardo socio-culturale più attento».
Bisogna investire sulla prevenzione attraverso progetti unitari, mentre proseguono le indagini, coperte dal massimo riserbo, per risalire al giro illegale di armi e ricostruire le frequentazioni di un ragazzino di appena 16 anni diventato subito uomo: «La mia speranza - il monito conclusivo di don Pinuccio - è che lui possa ravvedersi e vivere la propria giovinezza in una maniera gioiosa come tanti suoi coetanei».
L'ultima operazione dei Carabinieri a Molfetta ne è esempio recente con un 16enne dallo sguardo sveglio e la vita cresciuta troppo in fretta trovato in possesso di una pistola mitragliatrice 7.65, una pistola 9x21 e munizioni di vario calibro in quantità all'interno di un box in una traversa di via Corrado Salvemini su cui già da tempo si erano concentrate le indagini.
Un lavoro che ha dato i risultati sperati, nel locale del minore. Ed è proprio lì che i militari sono andati a effettuare una verifica, in cerca di armi. La perquisizione, attenta e minuziosa, è stata estesa all'intero immobile, un pianterreno. Frutto di una serrata e altrettanto riservata attività info-investigativa, evidentemente, che ha portato i suoi risultati.
«Quest'episodio - le parole di don Pinuccio Magarelli, parroco della Santa Famiglia da poco meno di un decennio, proprio nella zona di Ponente - è espressione di un disagio giovanile che si sta vivendo in una maniera globale». Certo, però, il contesto conta. «Sono rimasto molto dispiaciuto quando ho appreso la notizia dai giornali e spero che il minore abbia la possibilità di ravvedersi - ha detto ancora -. Bisogna capire qual è il disagio di questo giovane e intervenire con forme educative e correttive. In questa fase delicata è importante il ruolo della famiglia, della scuola, ma anche della parrocchia». E della politica che deve impegnarsi attraverso scelte concrete.
Quello di Ponente, un rione composto da abitazioni riunite in complessi oppure condomini in cui sono presenti due comitati di quartiere, «è un territorio che sta cambiando pelle», ha proseguito don Pinuccio, il cui carattere missionario della sua pastorale resta sempre aperto al rione, alle esigenze esplicite e a quelle da intercettare.
L'area attorno alla parrocchia della Santa Famiglia, infatti, sta cambiando volto, anche da un punto di vista sociale: «Sì, sta crescendo culturalmente e negli ultimi dieci anni ha avuto notevoli cambiamenti - ha detto ancora -, ma fanno notizia solo fatti più eclatanti come questo. Si sottolineano solo le criticità, non gli aspetti positivi del quartiere».
La vicenda del 16enne - ristretto ai domiciliari, a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari - finita alla ribalta delle cronache, però, dimostra che anche a Molfetta la malavita si serve dei minorenni, uno strumento in mano alla criminalità. Come tutti gli apprendisti, fanno il tirocinio. «Quanto avvenuto rappresenta una sconfitta della società in genere, non solo della chiesa» ha proseguito don Pinuccio che con il suo prezioso servizio sacerdotale cerca di farsi presente attraverso un contatto personale con gli abitanti del quartiere soffermandosi sulla «necessità di creare una giusta sinergia fra le parti per aiutare a superare i disagi e le difficoltà oggettive».
Eppure sullo sfondo non pare esserci una terra difficile, un quartiere dove il contatto con la criminalità è palpabile. Tutt'altro. «La nostra non è affatto una parrocchia problematica - ha rimarcato il parroco -. La zona di Ponente ha vissuto grandi cambiamenti ed è abitata da gente più responsabile rispetto al passato e da famiglie giovani con uno sguardo socio-culturale più attento».
Bisogna investire sulla prevenzione attraverso progetti unitari, mentre proseguono le indagini, coperte dal massimo riserbo, per risalire al giro illegale di armi e ricostruire le frequentazioni di un ragazzino di appena 16 anni diventato subito uomo: «La mia speranza - il monito conclusivo di don Pinuccio - è che lui possa ravvedersi e vivere la propria giovinezza in una maniera gioiosa come tanti suoi coetanei».