«All'ospedale di Molfetta mi hanno salvato la vita»: la storia di un lettore
Una voce fuori dal coro racconta speranza e umanità
domenica 9 aprile 2023
10.28
La domenica di Pasqua è un giorno d'incontro tra fede e speranza. Uno di quei giorni in cui la pace si fa strada nei cuori in ascolto e in cui la parola "grazie" assume un valore aggiunto.
Oggi riportiamo la testimonianza di speranza di un lettore, che ha condiviso con la redazione di "MolfettaViva" la sua esperienza nel reparto di chirurgia dell'ospedale "don Tonino Bello" di Molfetta. Una storia che si contrappone all'inefficienza del presidio ospedaliero della nostra cittá, una voce "fuori dal coro" e proprio per questo degna di spazio.
«Voglio raccontare e divulgare la mia esperienza dopo aver letto articoli sul reparto di chirurgia di Molfetta - esordisce Giuseppe - sicuramente ci sono tanti aspetti da migliorare, ma non è tutto da cestinare o da criticare».
Tutto è iniziato il 15 dicembre dello scorso anno scorso, quando Giuseppe è stato operato d'urgenza all'ospedale di Molfetta per diverticolite acuta.
«Sono arrivato in ospedale in setticemia - dice, ripensando ai brutti momenti ormai lontani - i chirurghi avevano diagnosticato che ero in pericolo di vita e che forse non sarei uscito vivo dalla sala operatoria, ma per fortuna sono qui a raccontarlo».
Parole sincere e toccanti, che arrivano dritte al cuore.
«Dieci giorni fa ho subito anche un altro intervento per rimuovere una stomia - continua - e sono stato accolto nello stesso clima. Con questo, voglio dire che ho trovato la struttura un po' fatiscente, ma il personale veramente impeccabile».
A partire dal primario, Stefano Camporeale, Giuseppe descrive un reparto eccezionale, composto da dottori in gamba, capaci di assumersi la responsabilità di operarlo nonostante i rischi di cui erano consapevoli.
Parola di chi adesso ha ritrovato la serenità grazie alla professionalità e alla serietà dei medici che lo hanno seguito.
«Un ringraziamento particolare lo devo al dottor Sciannamea - conclude - io sono vivo grazie a lui e a tutta questa meravigliosa èquipe».
Una bella storia che ci lascia con la consapevolezza che l'umanità si manifesta nel quotidiano e con l'augurio di saperla riconoscere.
Oggi riportiamo la testimonianza di speranza di un lettore, che ha condiviso con la redazione di "MolfettaViva" la sua esperienza nel reparto di chirurgia dell'ospedale "don Tonino Bello" di Molfetta. Una storia che si contrappone all'inefficienza del presidio ospedaliero della nostra cittá, una voce "fuori dal coro" e proprio per questo degna di spazio.
«Voglio raccontare e divulgare la mia esperienza dopo aver letto articoli sul reparto di chirurgia di Molfetta - esordisce Giuseppe - sicuramente ci sono tanti aspetti da migliorare, ma non è tutto da cestinare o da criticare».
Tutto è iniziato il 15 dicembre dello scorso anno scorso, quando Giuseppe è stato operato d'urgenza all'ospedale di Molfetta per diverticolite acuta.
«Sono arrivato in ospedale in setticemia - dice, ripensando ai brutti momenti ormai lontani - i chirurghi avevano diagnosticato che ero in pericolo di vita e che forse non sarei uscito vivo dalla sala operatoria, ma per fortuna sono qui a raccontarlo».
Parole sincere e toccanti, che arrivano dritte al cuore.
«Dieci giorni fa ho subito anche un altro intervento per rimuovere una stomia - continua - e sono stato accolto nello stesso clima. Con questo, voglio dire che ho trovato la struttura un po' fatiscente, ma il personale veramente impeccabile».
A partire dal primario, Stefano Camporeale, Giuseppe descrive un reparto eccezionale, composto da dottori in gamba, capaci di assumersi la responsabilità di operarlo nonostante i rischi di cui erano consapevoli.
Parola di chi adesso ha ritrovato la serenità grazie alla professionalità e alla serietà dei medici che lo hanno seguito.
«Un ringraziamento particolare lo devo al dottor Sciannamea - conclude - io sono vivo grazie a lui e a tutta questa meravigliosa èquipe».
Una bella storia che ci lascia con la consapevolezza che l'umanità si manifesta nel quotidiano e con l'augurio di saperla riconoscere.