Messa Crismale 2025: il Vescovo Cornacchia richiama alla fedeltà e alla speranza
Celebrata nella Cattedrale di Molfetta, la liturgia ha assunto quest’anno un tono particolarmente intenso
giovedì 17 aprile 2025
17.18
Nel cuore della Settimana Santa, la diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi si è ritrovata attorno al suo Vescovo, S.E. Mons. Domenico Cornacchia, per la solenne celebrazione della Messa Crismale, momento liturgico tra i più significativi dell'anno, soprattutto per il presbiterio e per tutta la comunità diocesana.
Celebrata nella Cattedrale di Molfetta, la liturgia ha assunto quest'anno un tono particolarmente intenso: è stata infatti la decima Messa Crismale celebrata dal Vescovo Cornacchia in diocesi, occasione per esprimere un profondo ringraziamento al Signore per il cammino compiuto insieme. "Celebro con gioia – ha confidato nell'omelia – forse per l'ultima volta questa celebrazione. Di tutto ciò, dico solo grazie al Signore."
Il tema che ha fatto da filo conduttore all'omelia – "Con gli occhi fissi su Gesù: fedeltà e speranza nel ministero" – si è rivelato quanto mai attuale in un tempo segnato da incertezze e smarrimenti. Il Vescovo ha voluto richiamare l'essenziale del ministero ordinato: una fedeltà quotidiana, paziente e silenziosa, che trae forza dalla grazia ricevuta.
Citazione assai forte è stata quella del Cardinale Martini, che parlava della perseveranza come unica modalità per compiere autenticamente il bene: "Il bene si può solo fare in modo definitivo". Da qui, l'invito rivolto non solo ai presbiteri, ma a tutti i battezzati, a ritrovare nella fedeltà a Cristo la sorgente della propria vocazione.
Non è mancato, nell'omelia, un sentito ringraziamento ai presbiteri per il loro impegno pastorale, spesso svolto con discrezione e sacrificio. Il Vescovo ha ricordato come il ministero non si esaurisca nell'agire, ma si nutra dell'essere: essere segno visibile della presenza di Cristo, essere pastori che conducono, con umiltà e fiducia, il popolo di Dio verso la salvezza.
"La nostra forza sta nella preghiera" – ha detto, riferendosi anche al brano evangelico della donna guarita semplicemente toccando il mantello di Gesù. Non basta la vicinanza esteriore: occorre una fede autentica, che si lasci trasformare dall'incontro con il Signore.
Il vescovo ha poi riservato ampio spazio alla celebrazione eucaristica come fulcro della vita sacerdotale. Il riferimento al Santo Curato d'Ars e a San Luigi Orione ha permesso di ribadire la necessità di celebrare l'Eucaristia con consapevolezza e con spirito di comunione. "Viviamo ciò che celebriamo" – ha affermato Mons. Cornacchia – richiamando anche le parole di Papa Benedetto XVI circa la centralità della Messa nella vita quotidiana del sacerdote.
In sintonia con il cammino giubilare, mons. Cornacchia ha voluto sottolineare il valore comunitario della fede. Non si va da soli verso Dio – ha ricordato – ma insieme, come popolo in ascolto e in cammino. La Porta Santa diventa così immagine di un passaggio interiore: da una fede abitudinaria a uno stile cristiano più autentico, fondato sulla gioia, sulla fraternità e sulla testimonianza.
L'omelia si è conclusa con uno sguardo rivolto alla Vergine Maria, madre della Chiesa e prima discepola. "Lei che custodiva ogni parola ascoltata dal Signore, trasformandola in gesti di amore e di carità, sia nostro modello e nostra guida" – ha detto il Vescovo, affidando alla sua intercessione il cammino della Chiesa diocesana.
Celebrata nella Cattedrale di Molfetta, la liturgia ha assunto quest'anno un tono particolarmente intenso: è stata infatti la decima Messa Crismale celebrata dal Vescovo Cornacchia in diocesi, occasione per esprimere un profondo ringraziamento al Signore per il cammino compiuto insieme. "Celebro con gioia – ha confidato nell'omelia – forse per l'ultima volta questa celebrazione. Di tutto ciò, dico solo grazie al Signore."
Il tema che ha fatto da filo conduttore all'omelia – "Con gli occhi fissi su Gesù: fedeltà e speranza nel ministero" – si è rivelato quanto mai attuale in un tempo segnato da incertezze e smarrimenti. Il Vescovo ha voluto richiamare l'essenziale del ministero ordinato: una fedeltà quotidiana, paziente e silenziosa, che trae forza dalla grazia ricevuta.
Citazione assai forte è stata quella del Cardinale Martini, che parlava della perseveranza come unica modalità per compiere autenticamente il bene: "Il bene si può solo fare in modo definitivo". Da qui, l'invito rivolto non solo ai presbiteri, ma a tutti i battezzati, a ritrovare nella fedeltà a Cristo la sorgente della propria vocazione.
Non è mancato, nell'omelia, un sentito ringraziamento ai presbiteri per il loro impegno pastorale, spesso svolto con discrezione e sacrificio. Il Vescovo ha ricordato come il ministero non si esaurisca nell'agire, ma si nutra dell'essere: essere segno visibile della presenza di Cristo, essere pastori che conducono, con umiltà e fiducia, il popolo di Dio verso la salvezza.
"La nostra forza sta nella preghiera" – ha detto, riferendosi anche al brano evangelico della donna guarita semplicemente toccando il mantello di Gesù. Non basta la vicinanza esteriore: occorre una fede autentica, che si lasci trasformare dall'incontro con il Signore.
Il vescovo ha poi riservato ampio spazio alla celebrazione eucaristica come fulcro della vita sacerdotale. Il riferimento al Santo Curato d'Ars e a San Luigi Orione ha permesso di ribadire la necessità di celebrare l'Eucaristia con consapevolezza e con spirito di comunione. "Viviamo ciò che celebriamo" – ha affermato Mons. Cornacchia – richiamando anche le parole di Papa Benedetto XVI circa la centralità della Messa nella vita quotidiana del sacerdote.
In sintonia con il cammino giubilare, mons. Cornacchia ha voluto sottolineare il valore comunitario della fede. Non si va da soli verso Dio – ha ricordato – ma insieme, come popolo in ascolto e in cammino. La Porta Santa diventa così immagine di un passaggio interiore: da una fede abitudinaria a uno stile cristiano più autentico, fondato sulla gioia, sulla fraternità e sulla testimonianza.
L'omelia si è conclusa con uno sguardo rivolto alla Vergine Maria, madre della Chiesa e prima discepola. "Lei che custodiva ogni parola ascoltata dal Signore, trasformandola in gesti di amore e di carità, sia nostro modello e nostra guida" – ha detto il Vescovo, affidando alla sua intercessione il cammino della Chiesa diocesana.