MDP sui fatti di Capodanno: «La Molfetta civile e democratica non arretra»

La nota di Corrado Minervini, Coordinatore del Movimento

mercoledì 3 gennaio 2018 15.47
"Le esplosioni di quelli che non esitiamo a definire veri e propri ordigni, durante la notte di San Silvestro, in tutta l'area di Piazza Paradiso, Piazza Immacolata e Piazza San Michele, al pari degli atti di vandalismo che si sono succeduti nella medesima zona per diverse ore, sino al rogo di una autovettura in Via Paniscotti, non possono essere minimizzate e derubricate a folkloristiche manifestazioni di festa per il nuovo anno, ma rappresentano il messaggio inquietante, chiaro e diretto, che quel 'variegato mondo di Piazza Paradiso' (per utilizzare l'espressione adoperata dai Giudici nella sentenza che ha riguardato l'omicidio del Sindaco della nostra città, Gianni Carnicella) sta lanciando a tutta la città: qui comandiamo noi".

Il Movimento Democratici e Progressisti – Art- 1 di Molfetta prende posizione sugli eventi dello scorso Capodanno e chiede, da parte dell'amministrazione comunale, un gesto di responsabilità per aver sottovalutato il fenomeno.
"Quello che desta maggiore inquietudine è che un pezzo di malavita locale che continua ad annidarsi in quei quartieri ha, con quei 'botti', voluto sfidare le istituzioni e la parte sana della città, dimostrando che nessuno ha il controllo di quel territorio se non i soliti protagonisti di una illegalità diffusa e sempre più evidente che, dopo anni di silenzio, tornano con violenza e prepotenza ad imporre le loro regole, terrorizzando un intero quartiere. Gli eventi della notte di capodanno dimostrano come le istituzioni non possano abbandonare a se stesse le periferie più emarginate e i quartieri con le maggiori fragilità sociali. Al contrario, occorre insediare presidi permanenti delle istituzioni e modelli culturali sani, al fine di isolare sempre di più chi tenta di demolire ogni giorno i principi fondamentali della convivenza civile.

Dinnanzi a questo scenario è davvero imbarazzante l'approccio assunto dall'amministrazione comunale che, prima, ha chiaramente sottovalutato il fenomeno, nonostante i numerosi appelli degli abitanti del quartiere, pensando di controllare la situazione solo con un manipolo di vigilantes privati che non potevano far altro se non rimanere a guardare le devastazioni in corso o diventare addirittura oggetto dei lanci di petardi, e poi, ha addirittura esultato, con gli spericolati interventi social dell'ineffabile assessore alla Sicurezza Pasquale Mancini, per come è stata gestita la situazione dell'ordine pubblico a Capodanno. Questo atteggiamento che, alla luce di quanto è accaduto, appare innanzitutto irrispettoso per i disagi dovuti patire da centinaia di persone, quando non provocatorio nei riguardi di tutta la città e, in particolare, dei residenti del quartiere, dimostra evidentemente l'inadeguatezza di questa amministrazione nella gestione di una problematica così complessa, che evidentemente non riguarda solo l'ordine pubblico, ma interessa anche dinamiche di carattere sociale e culturale.

Per tre anni, dal 2013 al 2015, l'indegno spettacolo visto la scorsa notte di Capodanno non è andato in scena, e questo per la lungimirante scelta assunta dall'amministrazione di centrosinistra e dalle forze politiche che la sostenevano di organizzare un presidio civile e democratico di quella piazza, con eventi musicali o iniziative dall'alto valore simbolico che riaffermavano la presenza delle istituzioni e della cittadinanza attiva in quel quartiere, sottraendolo alla violenza e alla prevaricazione di pochi. Non si trattava, evidentemente, solo di consentire ai cittadini di festeggiare il Capodanno in piazza (come è accaduto anche quest'anno in molte realtà a noi vicine, a fronte della desolazione di Molfetta) quanto piuttosto di lanciare un messaggio chiaro a tutta la città: la Molfetta civile e democratica non arretra, non ha paura, non abbandona il campo lasciandolo ai soliti noti.

Quest'anno, invece, tutt'altra storia: l'amministrazione comunale ha scelto di abbandonare il campo, lasciando un intero quartiere in balia di quanti hanno voluto imporre la loro legge fatta di prepotenza e violenza. Per questo, in assenza di un gesto di responsabilità da parte di Pasquale Mancini che, dinnanzi al disastro causato anche dalla sua incapacità avrebbe dovuto chiedere scusa e rassegnare le sue dimissioni (ma conosciamo bene quanto egli sia allergico ad ogni forma di critica e quindi incapace di valutare come inadeguato il proprio operato) chiediamo al Sindaco Tommaso Minervini di revocare le deleghe al suo assessore alla Sicurezza dal momento che tanta approssimazione e tanta incapacità non possono rimanere senza un responsabile. La revoca delle deleghe all'assessore Mancini rappresenterebbe per il sindaco Minervini anche un modo per lanciare un messaggio chiaro a tutta la città: le regole si rispettano e chi sbaglia ne paga le conseguenze, a cominciare da chi ha responsabilità istituzionali e amministrative. Far finta di nulla, al contrario, dimostrerebbe come questo Sindaco e questa amministrazione siano deboli e accondiscendenti nei riguardi di violenti e prevaricatori che, oggi, possono disporre di un intero quartiere senza che nessuno batta ciglio. Sarebbe un messaggio devastante per tutta la città che ci auguriamo si voglia evitare.

Nella serata di ieri (2 gennaio) il Sindaco Tommaso Minervini si è recato a Bitonto insieme alle massime istituzioni della città metropolitana e della regione Puglia per affermare anche in quel territorio, a pochi chilometri da Molfetta, la presenza dello Stato in seguito alla terribile sparatoria del 30 dicembre nella quale ha perso la vita Anna Rosa Tarantino, un'ignara passante che si recava a messa nelle vie del centro storico. Non vorremmo arrivare anche noi ad una tale escalation di criminalità. In questa occasione Tommaso Minervini ha rappresentato il sentimento e l'inquietudine di tutta la nostra comunità. Non si fermi alle ritualità formali e si faccia carico di un messaggio che deve arrivare forte e chiaro anche a Molfetta. Ancora una volta: la Molfetta civile e democratica non arretra, non ha paura, non abbandona il campo".