Maxi frode sui carburanti. Sei arresti, c'è un molfettese

L’operazione "Drago nero" ha portato ai domiciliari Felice D'Agostino. Sequestrati beni per 22 milioni di euro

mercoledì 7 marzo 2018 17.59
Una frode fiscale da 120 milioni di euro. Una vita da favola senza dichiarare alcun reddito, tra case lussuose, viaggi da sogno ed auto costose. È quanto ha portato alla luce la Guardia di Finanza, che all'alba di questa mattina ha attuato l'operazione "Drago Nero".

Gli uomini del Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria di Macerata ed Ancona, hanno fatto scattare il blitz, unitamente ad altri 60 colleghi dislocati in 4 Regioni. 6 persone, tra cui il molfettese Felice D'Agostino, procacciatore di persone cui intestare le società cartiere, sono finite in manette ed ora si trovano agli arresti domiciliari.

A capo dell'associazione a delinquere Marco Colotti, imprenditore di 50 anni che riceveva e smerciava il carburante attraverso gestione diretta di un deposito che gestiva un grande movimento di autobotti. Gli altri sono Mijailova Gergana, di cittadinanza bulgara ma domiciliata a Montecosaro, Giada Montefiori e Gabriele Morricone, di Roma, e il napoletano Alberto Coppola. Tutti sono attivi nel commercio dei carburanti.

Oltre a loro altri 25 soggetti sono finiti nel registro degli indagati. Al vertice dell'organizzazione, l'imprenditore di San Severino Marche, il quale, secondo gli inquirenti, avrebbe elaborato un intricato e molto ramificato sistema, col quale frodare ripetutamente il fisco.

Il carburante proveniente dall'estero, veniva trasportato direttamente dalle autobotti in diversi depositi di stoccaggio. Questi si trovavano a San Severino Marche, Cava de' Tirreni, Capriva del Friuli, Fiumicino, Mirano e Monselice. Qui il carburante veniva spartito in fretta ai vari distributori stradali. Tuttavia il "viaggio cartolare", appariva molto più tortuoso, al fine di ottenere illeciti vantaggi fiscali.

Il carburante veniva formalmente venduto a società cartiere. Sebbene avessero base in Bulgaria e Repubblica Ceca, di fatto erano gestite da membri dell'organizzazione. Il carburante poi veniva fatturato ad altre società, tutte collegate. 7 erano italiane, una svizzera. In questo modo le società irregolari, riuscivano ad omettere gli obblighi dichiarativi ed il versamento delle imposte dovute.

L'organizzazione avrebbe fatto circolare in tal maniera, circa 133 milioni di litri di carburante, proveniente dalla Slovenia. Le Fiamme Gialle hanno compiuto un sequestro preventivo di beni, al fine della confisca, pari a 22 milioni di euro.

Oltre ai conti correnti di alcuni membri del sodalizio criminale, i finanzierei hanno messo i sigilli a 9 distributori stradali sparsi tra le provincie di Ancona, Teramo e Pesaro, 7 società, le quote di partecipazione al capitale sociale di 23 società ed una ditta individuale, 21 immobili e 16 terreni sparsi in 5 province, 4 autoveicoli, 9 mezzi commerciali, 3 moto ed una barca.

Proprio i beni di lusso ostentati da alcuni componenti, hanno messo in allarme gli inquirenti. In particolare lo stile di vita di due coniugi romani, che pur non dichiarando nulla al fisco, vivevano in una lussuosa abitazione nel centro della capitale, si concedevano vacanze da sogno e viaggiavano a bordo di auto esclusive come Porche, Mercedes e Ferrari.

Le indagini sono partite nel 2015. Da allora i finanzieri hanno eseguito decine di controlli, verifiche e perquisizioni, che si erano conclusi con diversi sequestri documentali.