Maxi frode con il carburante: arrestato un 41enne di Molfetta
L'uomo è finito nei guai con altre 8 persone: al centro dell'inchiesta le società cartiere per frodare il fisco
domenica 22 gennaio 2023
19.07
Una maxi frode fiscale messa a segno evadendo l'Iva nel settore della vendita dei carburanti è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Salerno che, al termine di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, ha tratto in arresto 9 persone, fra cui un 41enne di Molfetta, F.D.A..
Le indagini hanno riguardato i promotori e gli organizzatori di un gruppo criminale di Castel San Giorgio che attraverso la gestione di 12 società di capitali si sono resi responsabili di una ingente "frode carosello" riguardante la vendita di carburante. In particolare sarebbero state annotate nelle scritture contabili delle società coinvolte, fatture per operazioni inesistenti per un importo superiore ai 900 milioni di euro con una sottrazione al pagamento dell'Iva di oltre 160 milioni di euro.
Il meccanismo evasivo avrebbe coinvolto a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi e destinatari registrati di Roma che provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a società "cartiere", in quanto prive di una reale operatività. Tale transazione sarebbe stata fatta non applicando l'Iva, sulla base della presentazione di false dichiarazioni, con cui le "scatole vuote" attestavano in modo non veritiero di avere i requisiti di esportatore abituale.
Nella fase finale dell'intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell'agro-nocerino-sarnese veniva immesso in commercio. Le società "cartiere", nell'interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle loro cessioni, consentendo a quest'ultimi di detrarsi indebitamente l'Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un limpido effetto distorsivo della concorrenza.
Le indagini, sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina di documentazione contabile ed extracontabile, accertamenti bancari su un numero rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari, hanno delineato la piena consapevolezza circa la realizzazione di una condotta truffaldina da parte dei soggetti che operavano, ovvero i rappresentanti legali e di fatto dei depositi fiscali, delle società interposte e di quelle beneficiare del sistema evasivo.
I soggetti economici campani erano gestiti dal principale indagato, Romolo Califano, 36 anni di Castel San Giorgio, con il fattivo contributo dei suoi collaboratori che ne curavano la gestione contabile e finanziaria. Contestualmente, sono state rilevate numerose condotte finalizzate a riciclare gli illeciti capitali accumulati.
Le indagini hanno riguardato i promotori e gli organizzatori di un gruppo criminale di Castel San Giorgio che attraverso la gestione di 12 società di capitali si sono resi responsabili di una ingente "frode carosello" riguardante la vendita di carburante. In particolare sarebbero state annotate nelle scritture contabili delle società coinvolte, fatture per operazioni inesistenti per un importo superiore ai 900 milioni di euro con una sottrazione al pagamento dell'Iva di oltre 160 milioni di euro.
Il meccanismo evasivo avrebbe coinvolto a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi e destinatari registrati di Roma che provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a società "cartiere", in quanto prive di una reale operatività. Tale transazione sarebbe stata fatta non applicando l'Iva, sulla base della presentazione di false dichiarazioni, con cui le "scatole vuote" attestavano in modo non veritiero di avere i requisiti di esportatore abituale.
Nella fase finale dell'intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell'agro-nocerino-sarnese veniva immesso in commercio. Le società "cartiere", nell'interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle loro cessioni, consentendo a quest'ultimi di detrarsi indebitamente l'Iva e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un limpido effetto distorsivo della concorrenza.
Le indagini, sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina di documentazione contabile ed extracontabile, accertamenti bancari su un numero rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari, hanno delineato la piena consapevolezza circa la realizzazione di una condotta truffaldina da parte dei soggetti che operavano, ovvero i rappresentanti legali e di fatto dei depositi fiscali, delle società interposte e di quelle beneficiare del sistema evasivo.
I soggetti economici campani erano gestiti dal principale indagato, Romolo Califano, 36 anni di Castel San Giorgio, con il fattivo contributo dei suoi collaboratori che ne curavano la gestione contabile e finanziaria. Contestualmente, sono state rilevate numerose condotte finalizzate a riciclare gli illeciti capitali accumulati.