Maxi confisca a Molfetta. La difesa: «Analisi fantasiosa, la impugneremo»

Parla l'avvocato Poli all'indomani del provvedimento nei confronti di Manganelli: «Nessuna villa al mare, quello è un bene del Demanio»

giovedì 14 marzo 2024 17.47
A cura di Nicola Miccione
«Come avvocato non posso che rispettare la decisione dell'Autorità Giudiziaria di Bari, e, non condividendola, procederò ad impugnarla». Non ha nessuna voglia di arrendersi, Tommaso Poli, l'avvocato di Giuseppe Manganelli, l'imprenditore edile di Molfetta a cui i Carabinieri hanno confiscato beni per 50 milioni di euro.

Un capitale enorme, intestato non solo a lui, ma anche ai suoi familiari e conoscenti, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e di beni di lusso, attaccato, dopo un quinquennio di indagini coordinate dal pubblico ministero antimafia Ettore Cardinali, dallo Stato. Il provvedimento ha riguardato 4 terreni, per un'estensione di 5mila metri quadrati, altrettante società, 6 veicoli e un'imbarcazione da diporto, nonché 15 fabbricati, tra cui la villa, con vista mare, dove vive.

«La "villa al mare" è solo un immobile del Demanio» è la prima precisazione a difesa di Manganelli: 55 anni e un passato burrascoso oramai alle spalle, con il suo avvocato, che lo segue sin dai tempi dell'operazione "Reset" del 1996, ha concordato che la lunga battaglia con la giustizia si dovrà combattere fino alla fine.

La nota dell'avvocato Tommaso Poli


«In qualità di difensore di fiducia del sig. Giuseppe Manganelli, nel prendere atto della ripetuta pubblicazione, con ampio risalto, del comunicato stampa diffuso dall'Arma dei Carabinieri, relativo alla esecuzione decreto di confisca emesso dal Tribunale delle Misure di Prevenzione di Bari nei confronti del mio assistito, ritengo doveroso operare alcune precisazioni, affinché non siano diffuse ulteriori notizie destituite di fondamento.

Come avvocato non posso che rispettare la decisione dell'Autorità Giudiziaria e, non condividendola, procederò ad impugnarla; tengo però a precisare che il provvedimento in questione è di contenuto alquanto diverso da quello del comunicato stampa in questione.

Preliminarmente, mi corre l'obbligo di puntualizzare, ed anzi ribadire con forza, che, dalla data del suo arresto - risalente al lontanissimo ottobre 1996 - il sig. Giuseppe Manganelli ha serbato un comportamento irreprensibile, sia durante il periodo di detenzione che all'esito dello stesso, dedicandosi instancabilmente ad una onesta e laboriosa attività lavorativa, senza più commettere alcun reato.

Ciò detto, affermare che la valutazione del patrimonio confiscato al sig. Manganelli ammonti a "50 milioni di euro", e che comprenda numerosi immobili tra quali una (o più) villa al mare e natanti, non risponde al vero ed è a dir poco fantasiosa.

Ed infatti, l'ammontare delle uscite della famiglia Manganelli, secondo il provvedimento del Tribunale di Bari (pur con dati da noi non condivisi), dal 1996 al 2018 e, dunque, per l'arco temporale di ben 23 anni (!) ammonterebbe ad appena 1.061.051 euro, dei quali 598.244,15 euro sono rappresentati da spese per consumi familiari, ovvero solo 26.000,00 euro annui! Mentre, l'acquisto di auto, immobili, imbarcazioni e investimenti societari, nello stesso arco di tempo, ammonta a soli 324.781,00 euro.

La "villa al mare", della quale si parla non esiste perché né Manganelli né nessuno dei suoi parenti o dei terzi interessati dalla misura di prevenzione patrimoniale possiede una villa al mare. Quella che, fantasiosamente, seguendo le improbabili dichiarazioni dei collaboratori di giustizia è stata indicata come "villa al mare" è solo un immobile demaniale e, dunque, di proprietà dello Stato, oggetto di concessione in favore di una società ricondotta al Manganelli che ha sempre regolarmente versato il relativo canone.

Si tratta, peraltro, di un immobile che non ha nessuna delle caratteristiche di una villa e meno che mai di una villa al mare. La "barca da diporto", inoltre, altro non è che un piccolo motopesca acquistato con effetti cambiari.

Tanto premesso e senza nemmeno volere far rilevare in questa sede i vizi, le inesattezze e le contraddizioni che caratterizzano il decreto di confisca, cosa che faremo nelle sedi giudiziarie competenti, Vi invito formalmente a non pubblicare notizie non rispondenti al vero - ha concluso l'avvocato Poli -, peraltro difformi anche dal contenuto del provvedimento giudiziario non definitivo emesso nei confronti del sig. Giuseppe Manganelli».