Marò detenuti in India, niente striscioni su Palazzo di Città
Il centrosinistra respinge pure la richiesta di bardare il sito comunale con un fiocco giallo
martedì 21 ottobre 2014
7.14
Non c'è convergenza tra maggioranza e maggioranza. Non c'è convergenza tra maggioranza e opposizione. Il consiglio comunale di ieri sera non riserva sorpresa e ancora una volta fa trapelare tensioni malcelate all'interno del centrosinistra. A parte l'argomento finanziamenti-porto per il quale il centrosinistra vota unito, sull'acqua bene pubblico da inserire nello statuto e sulla vicenda marò non sembra esserci unità di vedute. Il dibattito inizia subito con i soliti "cinque minuti" di sospensione che diventano invariabilmente settanta. «Non abbiamo raggiunto la quadra di maggioranza» confessa un esponente del Pd al collega del centrodestra. Il punto all'ordine del giorno sull'acqua viene ritirato, serve una consultazione con le associazioni. Mentre sulla liberazione dei marò in India ogni forza politica marca a zona i propri ideali politici e se ne va per la propria strada: il centrodestra vota la propria mozione e Sel si astiene, il Pd vota la propria mozione e Sel si astiene.
Ecco la cronaca. Pietro Mastropasqua (Forza Italia) e Antonello Pisani (Siamo Molfetta) chiedono al consiglio comunale di esprimere solidarietà nei confronti dei due marò esponendo uno striscione sul palazzo comunale e bardando il sito internet comunale con un fiocco giallo (simbolo della campagna pro marò). Il Pd insieme al sindaco propone un altro ordine del giorno più "soft": sì alla solidarietà ai marò Latorre e Girone, sì alla solidarietà ai due pescatori indiani uccisi, no ai simboli esposti non servono a far tornare indietro i nostri connazionali.
Gianni Porta punta invece il dito sulla legge 230/2011 quella che impegna i militari italiani su imbarcazioni commerciali (private): sarebbe questa la vera causa del "pasticcio" in cui sono incappati in due marò, né si conosce bene la dinamica dei fatti dice Porta. Per Onofrio Pappagallo (Sel) i due militari «non sono due eroi, l'auspicio è che abbiano un giusto processo, ma non possiamo dimenticare i nomi dei due pescatori uccisi.» Insomma, va bene esprimere solidarietà ma non essere di parte perché la verità sulla dinamica di quell'incidenti non si conosce.
Mariano Caputo (Molfetta Futura) insiste: «Lo spirito di questa legge non è quello di mettere in discussione la legge. Qui parliamo di due lavoratori che svolgevano il loro lavoro e oggi meritano da parte nostra un simbolo concreto che significhi l'impegno degli organi istituzionali a liberarli.» Per Paola Natalicchio invece «in questa vicenda ci sono quattro vittime. Le ferme certezze di quanto accaduto in quelle acque non ce le abbiamo.» Ognuno per la sua strada.
Ecco la cronaca. Pietro Mastropasqua (Forza Italia) e Antonello Pisani (Siamo Molfetta) chiedono al consiglio comunale di esprimere solidarietà nei confronti dei due marò esponendo uno striscione sul palazzo comunale e bardando il sito internet comunale con un fiocco giallo (simbolo della campagna pro marò). Il Pd insieme al sindaco propone un altro ordine del giorno più "soft": sì alla solidarietà ai marò Latorre e Girone, sì alla solidarietà ai due pescatori indiani uccisi, no ai simboli esposti non servono a far tornare indietro i nostri connazionali.
Gianni Porta punta invece il dito sulla legge 230/2011 quella che impegna i militari italiani su imbarcazioni commerciali (private): sarebbe questa la vera causa del "pasticcio" in cui sono incappati in due marò, né si conosce bene la dinamica dei fatti dice Porta. Per Onofrio Pappagallo (Sel) i due militari «non sono due eroi, l'auspicio è che abbiano un giusto processo, ma non possiamo dimenticare i nomi dei due pescatori uccisi.» Insomma, va bene esprimere solidarietà ma non essere di parte perché la verità sulla dinamica di quell'incidenti non si conosce.
Mariano Caputo (Molfetta Futura) insiste: «Lo spirito di questa legge non è quello di mettere in discussione la legge. Qui parliamo di due lavoratori che svolgevano il loro lavoro e oggi meritano da parte nostra un simbolo concreto che significhi l'impegno degli organi istituzionali a liberarli.» Per Paola Natalicchio invece «in questa vicenda ci sono quattro vittime. Le ferme certezze di quanto accaduto in quelle acque non ce le abbiamo.» Ognuno per la sua strada.