Marineria in crisi. L'allarme di Onorato: «I marittimi italiani scompariranno»
L'armatore, alle cui dipendenze lavorano tanti molfettesi, analizza il momento nero del settore
lunedì 9 ottobre 2017
Vincenzo Onorato alza la voce e lo fa per attirare ancora di più l'attenzione sulla situazione nerissima in cui versa il settore della marineria italiana. Una voce che non è da sottovalutare se si pensa che Onorato è uno degli armatori più potenti d'Italia alle cui dipendenze lavorano anche parecchi molfettesi.
«Sul fronte occupazionale la situazione resta critica», afferma nel corso della II^ edizione del Convegno nazionale sul lavoro marittimo svoltosi nel week end a Procida, «Anzi, va sempre peggio. 60 mila posti di lavoro sulle navi italiane di cui solo 15-20 mila sono italiani, gli altri sono tutti extracomunitari».
«Nei prossimi dieci anni non ci sarà più un marittimo italiano su navi italiane. Allora mi dovete dire che senso ha avere il tricolore a poppa», continua ai microfoni dei giornalisti presenti.
La soluzione al problema è, secondo Onorato, tutta nei contratti di assunzione: se si lavora a bordo di una nave italiana, il contratto deve attenersi alla legge italiana.
Una vera e propria battaglia quella di Onorato che ha testimoniato l'intenzione di continuarla «perchè ho un obbligo morale. Oggi, guardando i numeri, il Gruppo Onorato ha 5000 dipendenti italiani, gente con noi da tre o quattro generazioni e per questa gente vale la pena e bisogna continuare a lottare».
«Sul fronte occupazionale la situazione resta critica», afferma nel corso della II^ edizione del Convegno nazionale sul lavoro marittimo svoltosi nel week end a Procida, «Anzi, va sempre peggio. 60 mila posti di lavoro sulle navi italiane di cui solo 15-20 mila sono italiani, gli altri sono tutti extracomunitari».
«Nei prossimi dieci anni non ci sarà più un marittimo italiano su navi italiane. Allora mi dovete dire che senso ha avere il tricolore a poppa», continua ai microfoni dei giornalisti presenti.
La soluzione al problema è, secondo Onorato, tutta nei contratti di assunzione: se si lavora a bordo di una nave italiana, il contratto deve attenersi alla legge italiana.
Una vera e propria battaglia quella di Onorato che ha testimoniato l'intenzione di continuarla «perchè ho un obbligo morale. Oggi, guardando i numeri, il Gruppo Onorato ha 5000 dipendenti italiani, gente con noi da tre o quattro generazioni e per questa gente vale la pena e bisogna continuare a lottare».