Marijuana dai Balcani: era diretta a Molfetta?

Fermati due albanesi, ma le indagini sono ancora in corso. Valore dello stupefacente: oltre 12 milioni di euro

venerdì 10 marzo 2017
A cura di Nicola Miccione
Oltre una tonnellata di marijuana intercettata al largo di Molfetta. Due narcotrafficanti finiti in manette. Imponente il sequestro effettuato da parte della Direzione Investigativa Antimafia e della Guardia di Finanza che, l'8 marzo scorso, hanno rintracciato un gommone carico di stupefacente diretto sul mercato illegale, per un valore da capogiro.

L'operazione, delicata anche a causa delle condizioni meteo del mare, è scattata proprio alla vista del natante condotto dai malviventi, che proseguiva a velocità elevata verso la costa di Molfetta. Nello specifico, si trattava di 1.215 chili, trovati a bordo di una imbarcazione: l'equipaggio era composto da due narcotrafficanti, entrambi di nazionalità albanese, finiti in manette su disposizione della Procura della Repubblica di Trani.

Il gommone, lungo 9 metri e dotato di due potenti motori fuoribordo, è stato trasportato presso gli ormeggi della Sezione Operativa Navale delle Fiamme Gialle del capoluogo e sottoposto a sequestro. Non è stato semplice recuperare lo stupefacente, confezionato in 59 colli di varie dimensioni. I due individui, infatti, alla vista dei mezzi veloci dei finanzieri, hanno tentato la fuga in Adriatico. Ma sono stati bloccati, dopo l'inseguimento in mare, e condotti a riva, in località cala San Giacomo.

I due scafisti, H. E. di 37 anni e M. H. di 34 anni, entrambi di Valona, sono stati arrestati per detenzione e traffico internazionale di stupefacenti e posti a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. L'attività investigativa, però, non si ferma. Tutt'altro. Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, la Direzione Investigativa Antimafia e la Guardia di Finanza stanno provando a rintracciare i complici.

Sono state avviate immediate indagini per ricostruire la filiera, per individuare i responsabili del traffico, gli eventuali fiancheggiatori e la reale destinazione dello stupefacente che, se fosse giunto al mercato al dettaglio, avrebbe fruttato all'organizzazione oltre 12 milioni di euro. Come già accaduto in passato sulle coste brindisine e leccesi, gli investigatori ora cercheranno di chiarire chi fossero i referenti balcanici e quali, invece, gli individui "in attesa" sulle sponde molfettesi.

Un fenomeno incessante, quello del traffico di stupefacenti dall'Adriatico, rispetto al quale se le partenze non variano affatto (sempre dall'Albania), la destinazione, invece, punta su nuovi approdi: in primis le coste delle province di Lecce e Brindisi, nell'ultimo anno il litorale a sud di Bari (Monopoli e Mola di Bari), adesso anche quello a nord, Molfetta. La novità, rispetto agli ultimi viaggi, è proprio la scelta del punto di approdo, sulla costa a nord di Bari e non su quella a sud, come quasi sempre accade in eventi simili.

Il contrasto al traffico di droga, il rischio di una ripresa del flusso di migranti clandestini via mare e l'allarme terrorismo hanno di recente portato ad una ulteriore intensificazione della sorveglianza sulle coste brindisine e leccesi da parte dei mezzi aeronavali. «Così - è il ragionamento dei finanzieri del Reparto Operativo Aeronavale di Bari diretti dal colonnello Antonello Maggiore - gli scafisti potrebbero aver cambiato rotte e approdi, puntando sulla più tranquilla zona a nord di Bari».

Una zona in cui quasi sicuramente avrebbero avuto un appoggio (forse proprio a Molfetta?), qualcuno pronto a prelevare il carico con dei furgoni. A dimostrazione che, nonostante i costanti colpi inflitti, le reti che gestiscono questi traffici risorgono di continuo.