"Mare bene comune": presentato il progetto realizzato a Molfetta e Sciacca
Grazie all'iniziativa di Federpesca raccolti oltre 42mila chilogrammi di rifiuti
domenica 24 dicembre 2023
Federpesca (Federazione Nazionale Imprese di Pesca), ha presentato a Roma, in un convegno organizzato presso l'Ara Pacis, i risultati di un interessante progetto "Mare bene comune: la pesca nelle sfide di transizione" finanziato dal PO FEAMP 2014/2020 e realizzato nelle Marinerie di Sciacca e Molfetta.
La direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, in apertura del convegno, ha ribadito che "i concetti di competitività e di sostenibilità non possono e non devono essere in contrapposizione tra loro. Devono invece andare di pari passo, trovando soluzioni di sostenibilità equilibrata, non solo per soddisfare i fabbisogni alimentari degli italiani, ma anche per rendere il settore più attrattivo per i giovani e accompagnare i pescatori nelle sfide complesse della transizione" verso la sostenibilità".
Un progetto quello di "Mare Bene Comune", che aveva come obiettivi fondanti la valorizzazione e ottimizzazione dell'impatto positivo che il settore della pesca può avere per arginare il problema dei rifiuti marini e contribuire, attraverso un azione di recupero, conferimento e smaltimento dei rifiuti pescati in mare, alla conservazione degli eco-sistemi marini, alla protezione dei mari, alla conservazione delle aree marine protette, alla corretta gestione delle risorse biologiche e non per ultimo alla prevenzione dell'inquinamento marino, migliorando così la qualità e salubrità dei prodotti ittici del Mediterraneo.
In questa azione di responsabilità ambientale, l'associazione Armatori da Pesca di Molfetta, con la sua flottiglia peschereccia, ha avuto un ruolo fondamentale, da protagonista, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, una antica e straordinaria sensibilità ambientale del suo ceto peschereccio.
Il Direttore di Assopesca, Francesco Minervini, nel suo pprezzato intervento, descrivendo le attività realizzate ed i risultati conseguiti ha voluto precisare che questa attività complementare di recupero, conferimento e smaltimento dei rifiuti pescati in mare, è stata realizzata dalla nostra marineria da tempo a cominciare dal 2016 con i seguenti risultati: complessivamente sono stati pescati in mare 42938 kg., distinti tra plastica (70%), metalli (10%), legno lavorato (7 %), rifiuti ingombranti (lavatrici, batterie auto, pneumatici, biciclette, ecc) e altro (13%).
In quella occasione, ha precisato Minervini, per superare la grave problematica (oggi finalmente risolta con la legge "Salvamare") connessa al riconoscimento di tali rifiuti come equiparati ai rifiuti speciali, e quindi gravati da costi di smaltimento a carico degli stessi pescatori, indebitamente considerati produttori di tali rifiuti, si era reso necessario sottoscrivere un innovativo protocollo d'intesa tra la Federpesca, l'Associazione Armatori da Pesca di Molfetta, il Comune di Molfetta, la Capitaneria di Porto di Molfetta e l'Azienda Servizi Municipalizzati di Molfetta, specificamente finalizzato alla gestione, nell'area portuale di Molfetta, o meglio nell'isola ecologica portuale, dei rifiuti recuperati in mare e conferiti, concordandone tempi e modalità esecutive.
Il protocollo d'intesa, ha continuato Minervini, è una significativa dimostrazione di come sia possibile risolvere problemi considerati quasi insormontabili, attraverso una virtuosa comunità di intenti, una sinergica azione collaborativa ed una sana vicinanza tra Istituzioni Pubbliche ed Organizzazioni di categoria.
Un Accordo quindi che ha permesso sin dal 2016 ai pescatori di Molfetta di impegnarsi, senza aggravio di costi e con procedure standardizzate, in un essenziale servizio ambientale di pulizia dei fondali, disegnando un modello organizzativo e procedurale esportato in altre marinerie e che peraltro ha consentito di dare una positiva strutturalità a questa attività complementare, assai utile sul piano ambientale.
Entrando nello specifico, Minervini ha evidenziato come l'azione di recupero dei rifiuti marini, avviata con il succitato progetto "Mare Bene Comune", ha fatto registrare apprezzabili risultati in termini di impegno, ammirevole, del personale di bordo ma soprattutto in termini di quantità e tipologia dei rifiuti prelevati dal mare, anche grazie ad una preliminare attività di formazione del personale imbarcato e di definizione di mirate procedure e modalità di recupero, stivaggio e conferimento intese ad evitare ogni possibile contaminazione del pescato.
In conclusione del suo intervento, Minervini non ha voluto tralasciare un necessario riferimento all'impegno che, grazie alla azione di indirizzo, accompagnamento e sostegno della Federazione e della nostra Associazione, la marineria molfettese, pur in un contesto difficile e penalizzante, sta dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, cogliendo ed affrontando le sfide della necessaria transizione ecologica, per pensare ad un futuro sostenibile in termini ambientali ma anche economico sociali della attività di pesca.
"Il nostro pescatore non è e non vuol essere quel predatore che uno sterile massimalismo ecologico ha criminalizzato rendendolo, per la sua attività, unico responsabile del degrado dell'ambiente mare e della condizione di preoccupante sofferenza delle sue risorse.
La cultura della sostenibilità è un valore ormai radicato tra i nostri pescatori che quotidianamente la interpretano e la esprimono virtuosamente, nella loro millenaria attività, con il rispetto delle regole e delle pesanti chiusure spazio-temporali imposte, a livello comunitario e nazionale, per ridurre lo sforzo di pesca e riportarlo in equilibrio con la capacità auto-riproduttiva delle risorse, La cultura della sostenibilità è ormai un valore soggettivo, intimamente profondo, dei nostri pescatori che, superando vecchie logiche di sfruttamento irresponsabile, hanno ben compreso che sono loro per primi interessati all'equilibrio eco-sistemico del nostro mare, al buon stato dell'ambiente mare e delle sue risorse, perché da queste condizioni dipende il loro futuro, la possibilità di continuare ad assicurare, ad un consumo responsabile ed attento, il nostro pescato con i suoi alti valori nutrizionali.
L'appuntamento romano è stato infine l'occasione per valorizzare, pur in un contesto normativo e gestionale pesante e fortemente impattante, l'avvio di un difficile, complesso ma necessario percorso verso la transizione ecologica del nostro sistema pesca, che, grazie all'azione costante della Federazione e di Assopesca, ha fatto suo un virtuoso piano di transizione, brillantemente illustrato dall'ing. Francesco Samarelli, finalizzato a consentire un rinnovamento profondo della flotta peschereccia con una necessaria trasformazione "ecologica" dei nostri mezzi di produzione, imbarcazioni in primis, in termini di riduzione degli impatti ambientali, di risparmio energetico e infine di attenzione al benessere psico-fisico dei lavoratori del mare, di salute e sicurezza del lavoro ma anche di sicurezza alimentare.
Federpesca sta da tempo lottando per superare l'anacronistico paradigma "nuovo pescherecci – aumento dello sforzo di pesca" che di fatto impedisce ogni possibilità di rinnovare una flotta peschereccia vecchia, superata e, peraltro, non concepita in termini di sostenibilità ambientale.
La direttrice di Federpesca, Francesca Biondo, in apertura del convegno, ha ribadito che "i concetti di competitività e di sostenibilità non possono e non devono essere in contrapposizione tra loro. Devono invece andare di pari passo, trovando soluzioni di sostenibilità equilibrata, non solo per soddisfare i fabbisogni alimentari degli italiani, ma anche per rendere il settore più attrattivo per i giovani e accompagnare i pescatori nelle sfide complesse della transizione" verso la sostenibilità".
Un progetto quello di "Mare Bene Comune", che aveva come obiettivi fondanti la valorizzazione e ottimizzazione dell'impatto positivo che il settore della pesca può avere per arginare il problema dei rifiuti marini e contribuire, attraverso un azione di recupero, conferimento e smaltimento dei rifiuti pescati in mare, alla conservazione degli eco-sistemi marini, alla protezione dei mari, alla conservazione delle aree marine protette, alla corretta gestione delle risorse biologiche e non per ultimo alla prevenzione dell'inquinamento marino, migliorando così la qualità e salubrità dei prodotti ittici del Mediterraneo.
In questa azione di responsabilità ambientale, l'associazione Armatori da Pesca di Molfetta, con la sua flottiglia peschereccia, ha avuto un ruolo fondamentale, da protagonista, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, una antica e straordinaria sensibilità ambientale del suo ceto peschereccio.
Il Direttore di Assopesca, Francesco Minervini, nel suo pprezzato intervento, descrivendo le attività realizzate ed i risultati conseguiti ha voluto precisare che questa attività complementare di recupero, conferimento e smaltimento dei rifiuti pescati in mare, è stata realizzata dalla nostra marineria da tempo a cominciare dal 2016 con i seguenti risultati: complessivamente sono stati pescati in mare 42938 kg., distinti tra plastica (70%), metalli (10%), legno lavorato (7 %), rifiuti ingombranti (lavatrici, batterie auto, pneumatici, biciclette, ecc) e altro (13%).
In quella occasione, ha precisato Minervini, per superare la grave problematica (oggi finalmente risolta con la legge "Salvamare") connessa al riconoscimento di tali rifiuti come equiparati ai rifiuti speciali, e quindi gravati da costi di smaltimento a carico degli stessi pescatori, indebitamente considerati produttori di tali rifiuti, si era reso necessario sottoscrivere un innovativo protocollo d'intesa tra la Federpesca, l'Associazione Armatori da Pesca di Molfetta, il Comune di Molfetta, la Capitaneria di Porto di Molfetta e l'Azienda Servizi Municipalizzati di Molfetta, specificamente finalizzato alla gestione, nell'area portuale di Molfetta, o meglio nell'isola ecologica portuale, dei rifiuti recuperati in mare e conferiti, concordandone tempi e modalità esecutive.
Il protocollo d'intesa, ha continuato Minervini, è una significativa dimostrazione di come sia possibile risolvere problemi considerati quasi insormontabili, attraverso una virtuosa comunità di intenti, una sinergica azione collaborativa ed una sana vicinanza tra Istituzioni Pubbliche ed Organizzazioni di categoria.
Un Accordo quindi che ha permesso sin dal 2016 ai pescatori di Molfetta di impegnarsi, senza aggravio di costi e con procedure standardizzate, in un essenziale servizio ambientale di pulizia dei fondali, disegnando un modello organizzativo e procedurale esportato in altre marinerie e che peraltro ha consentito di dare una positiva strutturalità a questa attività complementare, assai utile sul piano ambientale.
Entrando nello specifico, Minervini ha evidenziato come l'azione di recupero dei rifiuti marini, avviata con il succitato progetto "Mare Bene Comune", ha fatto registrare apprezzabili risultati in termini di impegno, ammirevole, del personale di bordo ma soprattutto in termini di quantità e tipologia dei rifiuti prelevati dal mare, anche grazie ad una preliminare attività di formazione del personale imbarcato e di definizione di mirate procedure e modalità di recupero, stivaggio e conferimento intese ad evitare ogni possibile contaminazione del pescato.
I risultati conseguiti
In conclusione del suo intervento, Minervini non ha voluto tralasciare un necessario riferimento all'impegno che, grazie alla azione di indirizzo, accompagnamento e sostegno della Federazione e della nostra Associazione, la marineria molfettese, pur in un contesto difficile e penalizzante, sta dimostrando una straordinaria capacità di resilienza, cogliendo ed affrontando le sfide della necessaria transizione ecologica, per pensare ad un futuro sostenibile in termini ambientali ma anche economico sociali della attività di pesca.
"Il nostro pescatore non è e non vuol essere quel predatore che uno sterile massimalismo ecologico ha criminalizzato rendendolo, per la sua attività, unico responsabile del degrado dell'ambiente mare e della condizione di preoccupante sofferenza delle sue risorse.
La cultura della sostenibilità è un valore ormai radicato tra i nostri pescatori che quotidianamente la interpretano e la esprimono virtuosamente, nella loro millenaria attività, con il rispetto delle regole e delle pesanti chiusure spazio-temporali imposte, a livello comunitario e nazionale, per ridurre lo sforzo di pesca e riportarlo in equilibrio con la capacità auto-riproduttiva delle risorse, La cultura della sostenibilità è ormai un valore soggettivo, intimamente profondo, dei nostri pescatori che, superando vecchie logiche di sfruttamento irresponsabile, hanno ben compreso che sono loro per primi interessati all'equilibrio eco-sistemico del nostro mare, al buon stato dell'ambiente mare e delle sue risorse, perché da queste condizioni dipende il loro futuro, la possibilità di continuare ad assicurare, ad un consumo responsabile ed attento, il nostro pescato con i suoi alti valori nutrizionali.
L'appuntamento romano è stato infine l'occasione per valorizzare, pur in un contesto normativo e gestionale pesante e fortemente impattante, l'avvio di un difficile, complesso ma necessario percorso verso la transizione ecologica del nostro sistema pesca, che, grazie all'azione costante della Federazione e di Assopesca, ha fatto suo un virtuoso piano di transizione, brillantemente illustrato dall'ing. Francesco Samarelli, finalizzato a consentire un rinnovamento profondo della flotta peschereccia con una necessaria trasformazione "ecologica" dei nostri mezzi di produzione, imbarcazioni in primis, in termini di riduzione degli impatti ambientali, di risparmio energetico e infine di attenzione al benessere psico-fisico dei lavoratori del mare, di salute e sicurezza del lavoro ma anche di sicurezza alimentare.
Federpesca sta da tempo lottando per superare l'anacronistico paradigma "nuovo pescherecci – aumento dello sforzo di pesca" che di fatto impedisce ogni possibilità di rinnovare una flotta peschereccia vecchia, superata e, peraltro, non concepita in termini di sostenibilità ambientale.