Mara e Diana Zaza: i loro sogni, le loro speranze in “Non calpestare i fiori”

Il libro curato da Francesco Minervini e Mariella Sciancalepore, con la postfazione di mons. Piero Fragnelli

lunedì 5 dicembre 2016
A cura di Rosanna Buzzerio
Era un caldo pomeriggio d'estate, la notizia di un incidente mortale sulla strada statale Molfetta- Giovinazzo, si diffuse velocemente in città.

Era per la precisione il 9 luglio del 1995, quelle due ragazze erano le sorelle Mara e Diana Zaza, rispettivamente di 23 e di 25 anni, una morte che ha lasciato un segno profondo nei ragazzi di allora: stavano andando solo al mare. Stavano andando a divertirsi, e invece, in pochi secondi, tutto è cambiato.

Letteralmente sconvolta la vita di una famiglia. In tanti nel silenzio delle loro case hanno pianto per queste due ragazze perché potevano essere loro figlie, loro sorelle, loro amiche, si cercava un senso in quella morte assurda. Il tempo lenisce le ferite, ma il ricordo di quelle due giovani ragazze rimane indelebile nei molfettesi.

E poi quasi venti anni dopo la signora Isa, mamma di Mara e Diana, decide di affidare, di donare i diari manoscritti delle sue figlie a Francesco Minervini e a Mariella Sciancalepore, che realizzano il libro "Non calpestare i fiori", presentato ieri presso l'auditorium "A. Salvucci" del Museo diocesano di Molfetta.

I curatori precisano subito che «non sono loro gli scrittori, ma sono gli scritti originali delle ragazze che hanno voluto parlare attraverso di noi».

Sono una raccolta di pensieri, di riflessioni, di domande, di stati d'animo che le due ragazze lasciavano sul loro diario o sui fogli, sono gli appunti di due ragazze pronte a confrontarsi con il mondo, a volerlo migliorare. Ci sono "i sogni di due ventenni di ieri, di oggi, di domani".

Infatti, spiegano i curatori del libro «ci sono molte domande sul senso della vita, il libro vuole essere questo, non smettere mai di porci domande sulla vita, non smettere mai di sognare».

All'incontro era presente anche mons. Piero Fragnelli, vescovo di Trapani, che non ha conosciuto personalmente le due ragazze, ma le ha conosciute attraverso il racconto fatto dai genitori Isa e Vito, perché subito dopo questa tragedia hanno trascorso un periodo nei pressi di un convento di clausura, perché avevano bisogno di silenzio, di fermarsi, di ritrovare la forza per continuare. «Vito - ha detto mons. Fragnelli- era lì per chiudere i ponti con il mondo, poi lentamente attraverso la sua scultura ha dato vita ad opere che erano il senso del cambiamento interiore vissuto».

«E' un libro - ha continuato mons. Fragnelli - che ha molto da dire ai giovani, alle famiglie, alla vita».

Non è un libro di morte ribadiscono più volte i relatori, ma è lo sguardo innocente di due ragazze che hanno ancora tutta la freschezza e sogni dei loro vent'anni.

Le conclusioni sono state affidate al commosso ricordo della mamma di Mara e Diana, che ha raccontato alcuni aneddoti delle sue ragazze, poi ha aggiunto: «i ragazzi sono speciali perché hanno la freschezza della giovinezza, in queste pagine ritroviamo e riscopriamo la giovinezza che c'è in ognuno di noi». E riprendendo una frase delle sue figlie ha concluso: «non è la morte che ci separa, ma la mancanza d'amore».