Mancini: «Officine Molfetta si producono idee, non favole»

Presentati i punti cardine dell’Associazione di impegno civile

martedì 22 novembre 2016
A cura di Rosanna Buzzerio
Incominciano i primi fermenti in città in vista della prossima campagna elettorale.

Il primo a rompere gli indugi nei giorni scorsi è stato Pasquale Mancini con un manifesto apparso per le principali vie cittadine. Poi attraverso i social ha alzato il tiro proponendo le "Officine Molfetta", in cui si ricercano: tornitori e meccanici del bene pubblico, progettisti di idee sostenibili, riparatori degli ammortizzatori sociali, disegnatori di abitacoli, carrozzieri della Cosa Comune. Abbiamo cercato di capirne di più dal diretto interessato su quali sono le finalità delle "Officine Molfetta".

L'officina di per sé è un luogo dove si lavora al fine di produrre qualcosa, ma anche dove ci si "sporca" le mani, cosa intende essere "officine Molfetta"?
"Le Officine" sono esattamente quello che hai detto: un posto dove si produce e ci si sporca le mani.
Si producono idee (non favole) praticabili e realizzabili, si segue il timing delle consegne, si mira alla soddisfazione del cliente (in questo caso i cittadini).
E ci si sporca le mani.
Limitarsi a dire che le cose non vanno, che la situazione è insostenibile, che noi avremmo certamente fatto meglio. E' un esercizio accademico insulso e insufficiente.
Le cose non vanno? Lavoriamo perché vadano.
La politica è sporca? Lavoriamo per ripulirla.
Fino a quando la gente "per bene" continuerà a ritenere di poter egoisticamente restare a casa, comodamente seduta nella sua comfort zone, vedremo aumentare la depressione e il "lamento" , non certo le possibilità di sviluppo e rinascita delle nostre comunità.

In vista della prossima campagna elettorale sembra il manifesto di un movimento politico…
"Officine Molfetta" è una Associazione di impegno civile.
La vogliamo chiamare movimento politico? Va bene.
La chiamiamo movimento politico fuori dagli schemi e dagli schieramenti.
Io non ho paura della politica, la conosco bene e ne conosco pregi e difetti, e per questo diffido da chi si spaccia per "antipolitica": appena vista una poltrona ci si siede e non si stacca più.
Siamo appena usciti con le ossa rotte da una esperienza di improvvisazione e precarietà camuffata da rinnovamento.
In realtà nella mia vita, e a Molfetta, ho incontrato splendide teste pensanti e grandi professionalità. Ho chiesto raramente per chi votassero quando mi sono rapportato a loro, anche quando ho coordinato l'intera area moderata della Città.
Che fossero di destra, sinistra o centro, la cifra che mi interessava è che avessero a cuore il bene pubblico e fossero intellettualmente onesti.
E chi è intellettualmente onesto non può non riconoscermi moderazione e imparzialità: ci sono gruppi musicali "alternativi" che ricordano ancora la mia unica esperienza assessorile.

Come possono i cittadini "lavorare" nell'officina?
Non è l'officina, ma le "Officine Molfetta": ho immaginato la nostra città come un'automobile che dopo 10 anni di rally fuoristrada con le Giunte Azzollini è stata lasciata in aperta campagna, con i vetri aperti e sotto pioggia e vento per tre anni. Una sosta forzata dalla scelta immobilista della giunta Natalicchio che ci lascia una città sporca, ferma, con le luci fulminate, la carrozzeria a pezzi, il motore bloccato.
Molfetta va ripulita, rimessa in moto, ha bisogno di riaccendere le insegne dei negozi, di sistemare il "marketing territoriale", deve ripartire con nuove idee.
E questo sarà il ruolo delle "Officine tematiche", lavoreremo per settore, coinvolgendo tutti i gangli della vita cittadina: aprendo tavoli di concertazione in ogni settore per superare divisioni decennali spesso indotte ed alimentate da chi aveva interesse a dividere la Città per alimentare la propria autoperpetuazione.

Da dove si deve partire per la ripresa di questa città?
Dalla Unità di intenti. Dalla voglia di riscatto. Dall'amore per il nostro campanile.
Basta distinguo in nome del nulla, basta ostacoli alla crescita comune, basta invidie verso chi ha successo.
Il successo del mio collega e del mio vicino mi deve essere di stimolo, non di depressione.
Negli anni '80 partecipai a uno studio dell'Enea dove Molfetta veniva descritta come una "area a forte deresponsabilizzazione economica": una classificazione che mi è rimasta impressa, e che ho sempre lottato per modificare.
Dobbiamo ripartire da quello che abbiamo, da quello che di buono ha fatto chi ci ha preceduto, nei decenni, nei secoli di storia di questa splendida città.
Dobbiamo ritrovare lo spirito di appartenenza e ricordare che siamo un'unica Comunità, non un arcipelago di singoli, e tutti devono contribuire al bene comune.
Basta al gioco delle parti, basta alle poesie e alle favole per bambini, basta ai sindaci tuttologi: qui non serve un eroe, ma un problem solver, e una squadra che sappia lavorare.