Maggioranza sempre più in bilico: dall'azzeramento di Giunta il rilancio?
Aria di crisi: il Pd attende. Ma la spaccatura sarebbe in "Noi"
martedì 24 novembre 2020
L'auspicio sarebbe quello di un "Minervini-bis", ovvero una nuova squadra di governo cittadino attorno al sindaco Tommaso Minervini per consentirgli di concludere il mandato con scadenza 2022.
Eppure, quel 2022, sembra al momento piuttosto lontano.
Perchè forte sarebbe la spaccatura all'interno non solo della maggioranza ma delle stesse parti che la compongono.
Non è notizia attuale l'esistenza di una spaccatura.
Le ragioni sarebbero diverse.
Si parte in estate: il PD non sostiene la candidatura a consigliere regionale di Saverio Tammacco, il coordinatore di "Noi - Nuove officine delle idee", il gruppo che riunisce i consiglieri comunali eletti nelle liste civiche a sostegno dell'allora candidato sindaco Minervini, vero e proprio "deus ex machina" di questa amministrazione.
Il Partito Democratico, a sostegno di Michele Emiliano, dice che no, non è proprio possibile sostenere un candidato di Raffaele Fitto. Di fatto, l'antagonista per eccellenza.
Tommaso Minervini, da sindaco, assieme a quasi tutta la giunta e al gruppo "Noi - Nuove officine delle idee", rompe gli indugi: sì, con Tammacco. Ed è un sì comunicato pubblicamente in diverse circostanze.
Nel frattempo altre notizie, tra cui la creazione di diversi gruppi nell'Aula Carnicella che disegnano una maggioranza più frastagliata rispetto a ciò che si possa pensare.
Arriva l'autunno: la Procura di Trani notifica avvisi di garanzia a proposito di alcune procedure d'appalto. I destinatari, tra gli altri, Tommaso Minervini e Mariano Caputo, assessore ai lavori pubblici. Quest'ultimo si dimette, Minervini no.
Ed è qui che la temperatura si surriscalda.
Perchè, al netto della richiesta formale di dimissioni arrivate dalle forze di opposizione (quasi scontata), il Pd tuona: con una nota viene chiesta la verifica politico-amministrativa.
E un ultimatum: entro fine novembre. Che vorrebbe dire? A leggere tra le righe la nota stampa che, qualora non si dovesse arrivare alla quadra, il Partito Democratico potrebbe seriamente valutare di abbandonare la maggioranza. E non sarebbero nemmeno abbandoni qualunque: il Pd, infatti, vanta la presidenza del Consiglio comunale, un consigliere comunale che è anche consigliere della città metropolitana e un assessore.
Ma le questioni non sarebbero solo queste: alcuni assessori in carica sarebbero pronti a rimettere le deleghe nelle mani del sindaco volontariamente mentre altri esponenti pretenderebbero più spazi e ruoli decisionali.
Al centro il sindaco che, non a caso, ancora non avrebbe nominato il nuovo assessore alle opere pubbliche.
Cosa accadrà?
Eppure, quel 2022, sembra al momento piuttosto lontano.
Perchè forte sarebbe la spaccatura all'interno non solo della maggioranza ma delle stesse parti che la compongono.
Non è notizia attuale l'esistenza di una spaccatura.
Le ragioni sarebbero diverse.
Si parte in estate: il PD non sostiene la candidatura a consigliere regionale di Saverio Tammacco, il coordinatore di "Noi - Nuove officine delle idee", il gruppo che riunisce i consiglieri comunali eletti nelle liste civiche a sostegno dell'allora candidato sindaco Minervini, vero e proprio "deus ex machina" di questa amministrazione.
Il Partito Democratico, a sostegno di Michele Emiliano, dice che no, non è proprio possibile sostenere un candidato di Raffaele Fitto. Di fatto, l'antagonista per eccellenza.
Tommaso Minervini, da sindaco, assieme a quasi tutta la giunta e al gruppo "Noi - Nuove officine delle idee", rompe gli indugi: sì, con Tammacco. Ed è un sì comunicato pubblicamente in diverse circostanze.
Nel frattempo altre notizie, tra cui la creazione di diversi gruppi nell'Aula Carnicella che disegnano una maggioranza più frastagliata rispetto a ciò che si possa pensare.
Arriva l'autunno: la Procura di Trani notifica avvisi di garanzia a proposito di alcune procedure d'appalto. I destinatari, tra gli altri, Tommaso Minervini e Mariano Caputo, assessore ai lavori pubblici. Quest'ultimo si dimette, Minervini no.
Ed è qui che la temperatura si surriscalda.
Perchè, al netto della richiesta formale di dimissioni arrivate dalle forze di opposizione (quasi scontata), il Pd tuona: con una nota viene chiesta la verifica politico-amministrativa.
E un ultimatum: entro fine novembre. Che vorrebbe dire? A leggere tra le righe la nota stampa che, qualora non si dovesse arrivare alla quadra, il Partito Democratico potrebbe seriamente valutare di abbandonare la maggioranza. E non sarebbero nemmeno abbandoni qualunque: il Pd, infatti, vanta la presidenza del Consiglio comunale, un consigliere comunale che è anche consigliere della città metropolitana e un assessore.
Ma le questioni non sarebbero solo queste: alcuni assessori in carica sarebbero pronti a rimettere le deleghe nelle mani del sindaco volontariamente mentre altri esponenti pretenderebbero più spazi e ruoli decisionali.
Al centro il sindaco che, non a caso, ancora non avrebbe nominato il nuovo assessore alle opere pubbliche.
Cosa accadrà?