Madonna dei Martiri, un quartiere al collasso
Abitazioni fatiscenti, topi e muffa tra le maggiori criticità
venerdì 1 agosto 2014
8.46
Continua l'emergenza per il quartiere Madonna dei Martiri, una scia di degrado e oblio perpetrata per molti anni e che negli ultimi tempi sembra essere giunta ai massimi livelli di sopportazione. Più che un quartiere un ghetto, un pezzo di città diviso dal suo cuore da quel lungo vialone che il resto dei molfettesi riscoprono sono in poche e particolari occasioni l'anno: i primi giorni di settembre durante la festa patronale, quando tra processioni, giostre e paninari, un giro nella zona sembra essere d'obbligo; in occasione di matrimoni e cerimonie nella Basilica, facendo ben attenzione ad escludere dalle foto i palazzi fatiscenti e il mostro-porto; e naturalmente in campagna elettorale, quando i politici fanno capolino con belle parole e promesse e il quartiere diventa bacino di raccolta di voti. Poi più niente.
Solo la routine di chi vi abita stabilmente, o meglio sopravvive nella propria casa tra mille insidie. Alcune voci si stanno alzando dal quartiere, tra cui quella di Domenico La Forgia che ha creato un gruppo su facebook, "Noi del rione Madonna dei Martiri", in cui documenta lo stato del quartiere cercando di catalizzare l'attenzione di tutti; non un vero comitato di quartiere (quello non si è mai concretamente costituito), ma una comunità che dal virtuale passa al reale, arriva tra la gente e agli organi governativi preposti.
Abbiamo voluto verificare la situazione in cui versa il quartiere, recandoci di persona, osservando e ascoltando con l'aiuto di Domenico che quelle abitazioni le conosce bene, conosce i residenti e le loro storie. Al di là di tutti i progetti di riqualificazione previsti dal PIRP, i cui tempi di realizzazione non sembrano essere imminenti a causa di impedimenti burocratici, la situazione che si presenta ai nostri occhi è più che allarmante.
A cominciare dalle strade, tra buche, segnaletica assente, dissuasori di velocità incompleti, strisce pedonali tracciate su un asfalto totalmente dissestato, panchine rotte, assenza di contenitori per la raccolta dei rifiuti, vegetazione selvaggia; la villetta adiacente la Basilica chiusa ormai da anni, donata all'incuria e sottratta agli abitanti così come la villetta frontale al sagrato con la fontanella utilizzata di volta in volta come orinatoio o lavatoio. Passando al versante mare la situazione non migliora: i muretti cadono letteralmente a pezzi e affiorano dal cemento tubi di ferro arrugginiti che si sgretolano tra le dita. L'Amministrazione, dopo aver transennato la zona, sta di volta in volta provvedendo alla messa in sicurezza dei muretti, una sorta di copertura e ricostruzione che a detta di molti abitanti servirà a ben poco: la parte interna al muretto rimane ugualmente corrosa come anche il lato mare che cede pietra dopo pietra. Inoltre, pur essendo stati da poco eliminati i paletti di attracco per le piccole imbarcazioni queste sono ugualmente presenti nello specchio d'acqua delimitato dal nuovo porto, lì dove vige un divieto di pesca e balneazione, non adeguatamente segnalato, e che vede puntualmente la presenza di pescatori solitari e incoscienti. E proprio il nuovo porto sembrava essere una concreta possibilità di riscatto per gli abitanti del quartiere: in molti erano convinti (e per alcuni versi lo sono ancora) che dopo la realizzazione di quest'opera mastodontica sarebbe giunto il loro momento, qualcuno avrebbe provveduto a ridare loro appartamenti e un quartiere dignitosi ed invece si ritrovano ora con una barriera di pietra e cemento che esclude l'orizzonte dalla vista, niente più azzurro del mare quando si scruta dalla finestra. Ci addentriamo nel cuore del rione, tra le palazzine poste così vicine quasi a voler unire ulteriormente le famiglie in una sorte condivisa.
Qui però una distinzione è d'obbligo: bisogna infatti distinguere i complessi abitativi di privati (la cui manutenzione spetta naturalmente a loro), quelli comunali che sono attualmente oggetto di lavori di messa in sicurezza dei cornicioni pericolanti da parte dell'Amministrazione Natalicchio, e quelli facenti riferimento all'ex IACP che con la Legge del 20 maggio 2014 n.22 ha visto la modifica della denominazione in ARCA Puglia Centrale e un riordino delle funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica e sociale. Nonostante la distinzione una situazione di degrado accomuna quasi tutte le palazzine. All'esterno i cornicioni sono pericolanti e non raramente si verificano cedimenti che mettono in pericolo la pubblica incolumità, gli intonaci cadono dalle facciate e dai balconi mostrando i propri scheletri ferrosi e corrosi; le coperture dei tetti sono disfatte dal sole e dalla salsedine, lasciando così libera via a infiltrazioni mentre in alcuni casi canne fumarie di eternit sbriciolato entrano direttamente nelle abitazioni. All'interno muffa e umidità invadono le stanze provocando seri danni alla salute: ci viene riferito, infatti, che quasi in ogni famiglia vi è un bambino che soffre di disturbi asmatici.
Ed ancora presenza di topi e scarafaggi, impianti elettrici obsoleti e non a norma, impianti di riscaldamento e caldaie mai tagliandati e a rischio di esplosione. A questo quadro si aggiungono operazioni di disinfestazione da tempo non eseguite, una morosità di circa 30.000 euro con l'Acquedotto pugliese – che ha minacciato più volte la chiusura dei rubinetti dell'acqua, una situazione che la stessa Amministrazione comunale sta cercando di risolvere – a cui gli abitanti contestano mancata riparazione delle rotture della rete fognaria; presenza di ostacoli e barriere architettoniche per disabili. Barriere che si moltiplicano allorquando durante la festa patronale la zona abitata rimane isolata e tutte le vie di accesso per le vetture dei residenti e per eventuali mezzi di soccorso sono bloccate da bancarelle e camioncini: una situazione insostenibile che gli abitanti stanno già cercando di evitare durante la prossima festa patronale.
Un accumulo di criticità, di lamentele, di proteste mal organizzate, di esposti sparsi presentati per molti, troppi anni, questo è oggi il quadro generale del quartiere Madonna dei Martiri su cui però da qualche tempo è puntata l'attenzione del Comitato Civico Spontaneo, composto per la maggior parte da aderenti e consiglieri comunali del centrodestra cittadino, che si sta prodigando a sostenere la causa degli abitanti del quartiere. Un'attenzione che purtroppo si fatica a credere totalmente disinteressata (soprattutto in odor di prossima campagna elettorale) da parte di quello stesso gruppo afferente a chi è stato al "potere" nelle passate Amministrazioni comunali e che non ha dimostrato una così spiccata sensibilità verso le problematiche del quartiere Madonna dei Martiri. Ma a tali osservazioni gli abitanti sembrano far spallucce: per loro destra o sinistra fa poca differenza, ciò che mettono al primo posto sono i propri bisogni, la necessità di vivere in un posto salubre e dignitoso in cui far nascere e crescere nuove generazioni. Perché di andare via non se ne parla proprio.
Solo la routine di chi vi abita stabilmente, o meglio sopravvive nella propria casa tra mille insidie. Alcune voci si stanno alzando dal quartiere, tra cui quella di Domenico La Forgia che ha creato un gruppo su facebook, "Noi del rione Madonna dei Martiri", in cui documenta lo stato del quartiere cercando di catalizzare l'attenzione di tutti; non un vero comitato di quartiere (quello non si è mai concretamente costituito), ma una comunità che dal virtuale passa al reale, arriva tra la gente e agli organi governativi preposti.
Abbiamo voluto verificare la situazione in cui versa il quartiere, recandoci di persona, osservando e ascoltando con l'aiuto di Domenico che quelle abitazioni le conosce bene, conosce i residenti e le loro storie. Al di là di tutti i progetti di riqualificazione previsti dal PIRP, i cui tempi di realizzazione non sembrano essere imminenti a causa di impedimenti burocratici, la situazione che si presenta ai nostri occhi è più che allarmante.
A cominciare dalle strade, tra buche, segnaletica assente, dissuasori di velocità incompleti, strisce pedonali tracciate su un asfalto totalmente dissestato, panchine rotte, assenza di contenitori per la raccolta dei rifiuti, vegetazione selvaggia; la villetta adiacente la Basilica chiusa ormai da anni, donata all'incuria e sottratta agli abitanti così come la villetta frontale al sagrato con la fontanella utilizzata di volta in volta come orinatoio o lavatoio. Passando al versante mare la situazione non migliora: i muretti cadono letteralmente a pezzi e affiorano dal cemento tubi di ferro arrugginiti che si sgretolano tra le dita. L'Amministrazione, dopo aver transennato la zona, sta di volta in volta provvedendo alla messa in sicurezza dei muretti, una sorta di copertura e ricostruzione che a detta di molti abitanti servirà a ben poco: la parte interna al muretto rimane ugualmente corrosa come anche il lato mare che cede pietra dopo pietra. Inoltre, pur essendo stati da poco eliminati i paletti di attracco per le piccole imbarcazioni queste sono ugualmente presenti nello specchio d'acqua delimitato dal nuovo porto, lì dove vige un divieto di pesca e balneazione, non adeguatamente segnalato, e che vede puntualmente la presenza di pescatori solitari e incoscienti. E proprio il nuovo porto sembrava essere una concreta possibilità di riscatto per gli abitanti del quartiere: in molti erano convinti (e per alcuni versi lo sono ancora) che dopo la realizzazione di quest'opera mastodontica sarebbe giunto il loro momento, qualcuno avrebbe provveduto a ridare loro appartamenti e un quartiere dignitosi ed invece si ritrovano ora con una barriera di pietra e cemento che esclude l'orizzonte dalla vista, niente più azzurro del mare quando si scruta dalla finestra. Ci addentriamo nel cuore del rione, tra le palazzine poste così vicine quasi a voler unire ulteriormente le famiglie in una sorte condivisa.
Qui però una distinzione è d'obbligo: bisogna infatti distinguere i complessi abitativi di privati (la cui manutenzione spetta naturalmente a loro), quelli comunali che sono attualmente oggetto di lavori di messa in sicurezza dei cornicioni pericolanti da parte dell'Amministrazione Natalicchio, e quelli facenti riferimento all'ex IACP che con la Legge del 20 maggio 2014 n.22 ha visto la modifica della denominazione in ARCA Puglia Centrale e un riordino delle funzioni amministrative in materia di edilizia residenziale pubblica e sociale. Nonostante la distinzione una situazione di degrado accomuna quasi tutte le palazzine. All'esterno i cornicioni sono pericolanti e non raramente si verificano cedimenti che mettono in pericolo la pubblica incolumità, gli intonaci cadono dalle facciate e dai balconi mostrando i propri scheletri ferrosi e corrosi; le coperture dei tetti sono disfatte dal sole e dalla salsedine, lasciando così libera via a infiltrazioni mentre in alcuni casi canne fumarie di eternit sbriciolato entrano direttamente nelle abitazioni. All'interno muffa e umidità invadono le stanze provocando seri danni alla salute: ci viene riferito, infatti, che quasi in ogni famiglia vi è un bambino che soffre di disturbi asmatici.
Ed ancora presenza di topi e scarafaggi, impianti elettrici obsoleti e non a norma, impianti di riscaldamento e caldaie mai tagliandati e a rischio di esplosione. A questo quadro si aggiungono operazioni di disinfestazione da tempo non eseguite, una morosità di circa 30.000 euro con l'Acquedotto pugliese – che ha minacciato più volte la chiusura dei rubinetti dell'acqua, una situazione che la stessa Amministrazione comunale sta cercando di risolvere – a cui gli abitanti contestano mancata riparazione delle rotture della rete fognaria; presenza di ostacoli e barriere architettoniche per disabili. Barriere che si moltiplicano allorquando durante la festa patronale la zona abitata rimane isolata e tutte le vie di accesso per le vetture dei residenti e per eventuali mezzi di soccorso sono bloccate da bancarelle e camioncini: una situazione insostenibile che gli abitanti stanno già cercando di evitare durante la prossima festa patronale.
Un accumulo di criticità, di lamentele, di proteste mal organizzate, di esposti sparsi presentati per molti, troppi anni, questo è oggi il quadro generale del quartiere Madonna dei Martiri su cui però da qualche tempo è puntata l'attenzione del Comitato Civico Spontaneo, composto per la maggior parte da aderenti e consiglieri comunali del centrodestra cittadino, che si sta prodigando a sostenere la causa degli abitanti del quartiere. Un'attenzione che purtroppo si fatica a credere totalmente disinteressata (soprattutto in odor di prossima campagna elettorale) da parte di quello stesso gruppo afferente a chi è stato al "potere" nelle passate Amministrazioni comunali e che non ha dimostrato una così spiccata sensibilità verso le problematiche del quartiere Madonna dei Martiri. Ma a tali osservazioni gli abitanti sembrano far spallucce: per loro destra o sinistra fa poca differenza, ciò che mettono al primo posto sono i propri bisogni, la necessità di vivere in un posto salubre e dignitoso in cui far nascere e crescere nuove generazioni. Perché di andare via non se ne parla proprio.