Lottizzazione abusiva, la sentenza appesa alla Corte Europea?
Torna in aula il processo D1.1, in attesa della Grande Camera. I pareri degli avvocati de Gennaro, Mastro, Mongelli e Tedeschi
mercoledì 11 aprile 2018
17.02
In 142 attendono il responso della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Da quel che diranno quei giudici, probabilmente, dipenderà anche la sentenza che arriverà sul processo D1.1, al via domani nella seconda sezione penale della Corte di Appello di Bari, di fronte al presidente Maria Iacovone.
Il reato di lottizzazione abusiva per 144 persone (alcune di Molfetta), tra costruttori, progettisti, direttori dei lavori, assegnatari dei lotti, acquirenti e due funzionari del Comune di Giovinazzo, condannate a pene comprese fra i 18 mesi e i 2 mesi di arresto, al termine del processo sulla lottizzazione abusiva nella zona artigianale D1.1 di Giovinazzo, del valore di oltre 50 milioni di euro e sotto sequestro dal 21 settembre 2010, sembra ormai prescritto.
Il vero nocciolo della questione resta la confisca di 123 lotti ricadenti nella maglia artigianale D1.1. Le difese sono di parere opposto, ma proprio su questo argomento c'è attesa per il pronunciamento dei giudici europei chiamati a decidere sulla compatibilità con l'organo C.E.D.U. della confisca irrogata all'esito di procedimenti penali terminati con il proscioglimento degli imputati per intervenuta prescrizione del reato di lottizzazione abusiva.
La sentenza orienterà anche quella della Corte di Appello di Bari? Chissà. Intanto abbiamo ascoltato i pareri di quattro noti legali giovinazzesi, Massimo de Gennaro, Francesco Mastro, Mario Mongelli e Tiziano Tedeschi.
Massimo de Gennaro: «Siamo all'inizio di una nuova, complessa e delicatissima fase processuale. Chi come me rappresenta e difende le vere vittime di questo processo, vale a dire principalmente gli artigiani che hanno investito i propri risparmi e già insediato le proprie attività nella martoriata zona artigianale D1.1, non vede l'ora di poter dimostrare l'innocenza dei propri assistiti e di veder riformata una sentenza ingiusta ed erronea. Venendo al versante processuale, non si può non evidenziare che grande rilevanza nel processo avrà il pronunciamento della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, chiamata a decidere sulla possibilità di procedere alla confisca in presenza della declaratoria di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva; una sentenza attesa da oramai oltre due anni».
Francesco Mastro: «Ci troviamo in una situazione incerta sotto tre profili: le sezioni unite della Corte di Cassazione italiana ritengono che l'afflizione penale sia disgiunta dalla punizione amministrativa, che è appunto la confisca del bene. Pertanto l'estinzione del reato non estingue la punizione amministrativa. Il secondo aspetto di opposta interpretazione, e che trova il suo fulcro concettuale nella nota sentenza Varvara, dice invece che la sanzione amministrativa è parte integrante dell'accertamento penale e quindi, se non è accertato con assoluta determinazione, non va eseguita. Dunque l'estinzione del reato per prescrizione non è sufficiente a dare quella caratteristica di certezza del commesso reato. La terza problematica è la più importante: anche se dovesse intervenire la prescrizione, anche se dovesse essere annullata la confisca rimane una condanna di una provvisionale in primo grado che lascerebbe aperta la questione del risarcimento nei confronti del Comune di Giovinazzo, costituitosi parte civile a danno degli imputati, nonostante il sottoscritto abbia sempre contestato l'ammissibilità della costituzione di parte civile dell'Ente. Infine, approfitto di questo spazio, per comunicare che intendo chiedere a tutti gli avvocati, fermo restando le individualità nella loro scelta difensiva, un incontro per confrontarci sulle scelte da adottare».
Mario Mongelli: «Com'è noto agli addetti ai lavori, il 12 aprile prossimo si apre dinanzi alla II sezione penale della Corte di Appello di Bari il processo di appello relativo alla maglia così detta D1.1 a Giovinazzo, per la quale vi è stata, pur con qualche assoluzione, la sentenza di condanna per lottizzazione abusiva, legittimamente impugnata dagli imputati, per ragioni di merito e procedurali. I tempi usualmente non brevi del processo penale, essi stessi motivo di denegata giustizia, vexata quaestio per la quale da anni l'Italia è regolarmente condannata in sede europea, sono purtroppo una costante giudiziaria; peraltro, l'allungamento dei termini di prescrizione del reato, appena ideato dal governo Gentiloni in articulo mortis, lungi dal garantire una giustizia in tempi certi e più brevi degli attuali, consente un ulteriore ed ingiustificato slittamento dei processi, con un aumento incidente anche di diversi anni. Ma tant'è. Il processo di cui parlo, sebbene apparentemente debba riguardare soltanto i diretti interessati (alcuni miei assistiti sono stati assolti, per ragioni tecniche che sarebbe troppo lungo spiegare, ma i lotti in comproprietà con altri condannati sono a tutt'oggi sotto sequestro), in realtà, dovrebbe interessare l'intera popolazione giovinazzese, atteso che, se l'intera zona del territorio deputata allo sviluppo artigianale ed all'accrescimento dello sviluppo economico ed occupazionale, è ferma da anni, è giocoforza intenderne la ricaduta negativa sulla nostra cittadina. L'udienza del 12 non sarà, manco a dirlo, risolutiva, dacché, se il reato è prescritto oramai da anni, resta insoluto ed irrisolto il problema della confisca degli immobili sotto sequestro quale pena accessoria. Pare sia orientamento della Corte territoriale, nell'ipotesi di confisca in presenza di declaratoria di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva, di attendere che sulla questione si pronunci la Grande Camera della Corte EDU. Se ciò significa attendere ulteriormente, è anche vero che, in caso di esito positivo di quella pronuncia e di recepimento della stessa presso la Giustizia italiana, che si evitino nuovi gradi di giudizio e costi per i singoli e per la collettività. In ogni caso, staremo a vedere, dovendo tuttavia comprendere una volta per tutte che è il caso di rimanere sordi dinanzi al canto di certe sirene che se qualcosa di immaginifico e lunare hanno detto nel corso di questi anni, lo hanno fatto, evidentemente, solo pro domo sua».
Tiziano Tedeschi: «La vicenda giudiziaria è cristallizzata al momento della sentenza della condanna di primo grado, nel senso che, prescrizione a parte, pende la spada di Damocle della confisca. Il reato, nella sua formazione primigenia, risulta prescritto, rimane però il problema insormontabile della confisca dei lotti oggetto di sequestro. L'incertezza su detto tema (si aspetta sentenza dal 2015 che dovrebbe chiarire e porre fine a dubbi di sorta), impone una indispensabile cautela nella strategia difensiva da adottare. Ovvero, in questo caso, rinunciare o non rinunciare - è un diritto sacrosanto del condannato - alla prescrizione? È un quesito abbastanza complicato in quanto la Corte d'Appello di Bari deve comunque valutare nel merito la vicenda, essendovi una costituzione di parte civile del Comune di Giovinazzo. Costituzione alla quale ritengo, allo stato, non si possa rinunciare per le intuibili conseguenze che ne deriverebbero in base all'esito del giudizio a carico degli amministratori, ragion per cui, senza una certezza rispetto agli sviluppi sul tema della confisca, non è dunque augurabile una pronuncia da parte dei giudici del secondo grado. Sarebbe giusto, invece, un salomonico rinvio in attesa della auspicabile sentenza che si attende ormai da tre anni. Comunque vada non è a breve che calerà il sipario, come alcuni soggetti non bene informati hanno presagito, su questa triste vicenda giudiziaria che ha coinvolto e coinvolgerà a vario titolo la nostra comunità. A tal fine non si dimentichi l'aspetto risarcitorio a favore di soggetti che, ignari, hanno subito un ingente danno economico».
Il reato di lottizzazione abusiva per 144 persone (alcune di Molfetta), tra costruttori, progettisti, direttori dei lavori, assegnatari dei lotti, acquirenti e due funzionari del Comune di Giovinazzo, condannate a pene comprese fra i 18 mesi e i 2 mesi di arresto, al termine del processo sulla lottizzazione abusiva nella zona artigianale D1.1 di Giovinazzo, del valore di oltre 50 milioni di euro e sotto sequestro dal 21 settembre 2010, sembra ormai prescritto.
Il vero nocciolo della questione resta la confisca di 123 lotti ricadenti nella maglia artigianale D1.1. Le difese sono di parere opposto, ma proprio su questo argomento c'è attesa per il pronunciamento dei giudici europei chiamati a decidere sulla compatibilità con l'organo C.E.D.U. della confisca irrogata all'esito di procedimenti penali terminati con il proscioglimento degli imputati per intervenuta prescrizione del reato di lottizzazione abusiva.
La sentenza orienterà anche quella della Corte di Appello di Bari? Chissà. Intanto abbiamo ascoltato i pareri di quattro noti legali giovinazzesi, Massimo de Gennaro, Francesco Mastro, Mario Mongelli e Tiziano Tedeschi.
Massimo de Gennaro: «Siamo all'inizio di una nuova, complessa e delicatissima fase processuale. Chi come me rappresenta e difende le vere vittime di questo processo, vale a dire principalmente gli artigiani che hanno investito i propri risparmi e già insediato le proprie attività nella martoriata zona artigianale D1.1, non vede l'ora di poter dimostrare l'innocenza dei propri assistiti e di veder riformata una sentenza ingiusta ed erronea. Venendo al versante processuale, non si può non evidenziare che grande rilevanza nel processo avrà il pronunciamento della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, chiamata a decidere sulla possibilità di procedere alla confisca in presenza della declaratoria di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva; una sentenza attesa da oramai oltre due anni».
Francesco Mastro: «Ci troviamo in una situazione incerta sotto tre profili: le sezioni unite della Corte di Cassazione italiana ritengono che l'afflizione penale sia disgiunta dalla punizione amministrativa, che è appunto la confisca del bene. Pertanto l'estinzione del reato non estingue la punizione amministrativa. Il secondo aspetto di opposta interpretazione, e che trova il suo fulcro concettuale nella nota sentenza Varvara, dice invece che la sanzione amministrativa è parte integrante dell'accertamento penale e quindi, se non è accertato con assoluta determinazione, non va eseguita. Dunque l'estinzione del reato per prescrizione non è sufficiente a dare quella caratteristica di certezza del commesso reato. La terza problematica è la più importante: anche se dovesse intervenire la prescrizione, anche se dovesse essere annullata la confisca rimane una condanna di una provvisionale in primo grado che lascerebbe aperta la questione del risarcimento nei confronti del Comune di Giovinazzo, costituitosi parte civile a danno degli imputati, nonostante il sottoscritto abbia sempre contestato l'ammissibilità della costituzione di parte civile dell'Ente. Infine, approfitto di questo spazio, per comunicare che intendo chiedere a tutti gli avvocati, fermo restando le individualità nella loro scelta difensiva, un incontro per confrontarci sulle scelte da adottare».
Mario Mongelli: «Com'è noto agli addetti ai lavori, il 12 aprile prossimo si apre dinanzi alla II sezione penale della Corte di Appello di Bari il processo di appello relativo alla maglia così detta D1.1 a Giovinazzo, per la quale vi è stata, pur con qualche assoluzione, la sentenza di condanna per lottizzazione abusiva, legittimamente impugnata dagli imputati, per ragioni di merito e procedurali. I tempi usualmente non brevi del processo penale, essi stessi motivo di denegata giustizia, vexata quaestio per la quale da anni l'Italia è regolarmente condannata in sede europea, sono purtroppo una costante giudiziaria; peraltro, l'allungamento dei termini di prescrizione del reato, appena ideato dal governo Gentiloni in articulo mortis, lungi dal garantire una giustizia in tempi certi e più brevi degli attuali, consente un ulteriore ed ingiustificato slittamento dei processi, con un aumento incidente anche di diversi anni. Ma tant'è. Il processo di cui parlo, sebbene apparentemente debba riguardare soltanto i diretti interessati (alcuni miei assistiti sono stati assolti, per ragioni tecniche che sarebbe troppo lungo spiegare, ma i lotti in comproprietà con altri condannati sono a tutt'oggi sotto sequestro), in realtà, dovrebbe interessare l'intera popolazione giovinazzese, atteso che, se l'intera zona del territorio deputata allo sviluppo artigianale ed all'accrescimento dello sviluppo economico ed occupazionale, è ferma da anni, è giocoforza intenderne la ricaduta negativa sulla nostra cittadina. L'udienza del 12 non sarà, manco a dirlo, risolutiva, dacché, se il reato è prescritto oramai da anni, resta insoluto ed irrisolto il problema della confisca degli immobili sotto sequestro quale pena accessoria. Pare sia orientamento della Corte territoriale, nell'ipotesi di confisca in presenza di declaratoria di prescrizione per il reato di lottizzazione abusiva, di attendere che sulla questione si pronunci la Grande Camera della Corte EDU. Se ciò significa attendere ulteriormente, è anche vero che, in caso di esito positivo di quella pronuncia e di recepimento della stessa presso la Giustizia italiana, che si evitino nuovi gradi di giudizio e costi per i singoli e per la collettività. In ogni caso, staremo a vedere, dovendo tuttavia comprendere una volta per tutte che è il caso di rimanere sordi dinanzi al canto di certe sirene che se qualcosa di immaginifico e lunare hanno detto nel corso di questi anni, lo hanno fatto, evidentemente, solo pro domo sua».
Tiziano Tedeschi: «La vicenda giudiziaria è cristallizzata al momento della sentenza della condanna di primo grado, nel senso che, prescrizione a parte, pende la spada di Damocle della confisca. Il reato, nella sua formazione primigenia, risulta prescritto, rimane però il problema insormontabile della confisca dei lotti oggetto di sequestro. L'incertezza su detto tema (si aspetta sentenza dal 2015 che dovrebbe chiarire e porre fine a dubbi di sorta), impone una indispensabile cautela nella strategia difensiva da adottare. Ovvero, in questo caso, rinunciare o non rinunciare - è un diritto sacrosanto del condannato - alla prescrizione? È un quesito abbastanza complicato in quanto la Corte d'Appello di Bari deve comunque valutare nel merito la vicenda, essendovi una costituzione di parte civile del Comune di Giovinazzo. Costituzione alla quale ritengo, allo stato, non si possa rinunciare per le intuibili conseguenze che ne deriverebbero in base all'esito del giudizio a carico degli amministratori, ragion per cui, senza una certezza rispetto agli sviluppi sul tema della confisca, non è dunque augurabile una pronuncia da parte dei giudici del secondo grado. Sarebbe giusto, invece, un salomonico rinvio in attesa della auspicabile sentenza che si attende ormai da tre anni. Comunque vada non è a breve che calerà il sipario, come alcuni soggetti non bene informati hanno presagito, su questa triste vicenda giudiziaria che ha coinvolto e coinvolgerà a vario titolo la nostra comunità. A tal fine non si dimentichi l'aspetto risarcitorio a favore di soggetti che, ignari, hanno subito un ingente danno economico».