Lorenzo Murolo, un molfettese sul tetto d'Africa
Il racconto della sua esperienza iniziata il 10 novembre
mercoledì 22 novembre 2023
18.10
Da Molfetta al Kilimangiaro: Lorenzo Murolo ha voluto raccontare la propria esperienza vissuta in Africa, più precisamente in Tanzania.
"Ho partecipato a una spedizione, in solitaria con guide locali, per la scalata al Monte Kilimangiaro, nonché il tetto d'Africa e quindi la vetta più alta di tutto il continente africano. Il monte Kilimangiaro, con i suoi 5895m, rientra nella categoria dei 6000 e si presenta nella classifica delle "7 summits" (ovvero le sette vette più alte per ogni continente) oltre ad essere la montagna SINGOLA più alta del mondo (che non appartiene a nessuna catena montuosa)".
"La mia esperienza è iniziata giorno 10\11\23 partendo per la Tanzania, dopo un breve incontro di conoscenza con il team che mi avrebbe poi accompagnato su, partiamo per il Kilimangiaro. Il trekking ha avuto una durata di 6 giorni percorrendo la via MACHAME, la via più selvaggia e una delle due vie più impegnative per la salita in vetta, attraversando foreste pluviali, praterie alpine, paesaggio lunare, incontrando varie difficoltà come pioggia, vento, dormendo in tenda nei vari campi base e nell'ultimo tratto, fatto in notturna, per il raggiungimento della vetta, abbiamo trovato neve e ghiaccio con temperature a -15 gradi".
"Un trekking non semplice, condividendo tutto ciò che fosse utile per sopravvivere con gente del posto, nonostante la "diversità" dei popoli in termini di stile di vita, risorse a disposizione, attrezzature varie e soprattutto modo di vivere e affrontare le giornate più tristi con un sorriso stampato in viso. Un trekking costruttivo, sia a livello sportivo che a livello umano. Il mio messaggio va soprattutto ai giovani ragazzi e alle nuove generazioni, che dovrebbero anche concentrarsi su loro stessi, su questo genere di sfide, investire tempo e denaro in qualcosa di gratificante, non solo un paio di scarpe alla moda, ma anche qualcosa che potesse essere utile come lezione di vita, per se stessi e anche per affrontare quelle che sono le fasi della vita, nei rapporti con la gente, che sia per studio o per lavoro o nella quotidianità. Cercando i propri punti deboli e combattendoli".
"Con questa esperienza ho superato il mio limite a livello sportivo, data l'importanza e le difficoltà incontrate durante il percorso, lavorando sul mio autocontrollo e nella capacità di risoluzione dei problemi, avendo pochissime risorse a disposizione, apprezzando e condividendo momenti indimenticabili con quelle persone che noi reputiamo "DIVERSE", ma che mi hanno fatto sentire vivo e a casa, in un luogo in cui nulla potesse essere considerata tale.
"Il mio scopo con questo racconto è solo quello di far risaltare la bellezza di mettersi alla prova e avere coraggio per spingersi oltre i propri limiti (sempre responsabilmente) senza rimanere chiusi in quella mentalità che, purtroppo, ancora oggi regna nel nostro Paese".
"Ho partecipato a una spedizione, in solitaria con guide locali, per la scalata al Monte Kilimangiaro, nonché il tetto d'Africa e quindi la vetta più alta di tutto il continente africano. Il monte Kilimangiaro, con i suoi 5895m, rientra nella categoria dei 6000 e si presenta nella classifica delle "7 summits" (ovvero le sette vette più alte per ogni continente) oltre ad essere la montagna SINGOLA più alta del mondo (che non appartiene a nessuna catena montuosa)".
"La mia esperienza è iniziata giorno 10\11\23 partendo per la Tanzania, dopo un breve incontro di conoscenza con il team che mi avrebbe poi accompagnato su, partiamo per il Kilimangiaro. Il trekking ha avuto una durata di 6 giorni percorrendo la via MACHAME, la via più selvaggia e una delle due vie più impegnative per la salita in vetta, attraversando foreste pluviali, praterie alpine, paesaggio lunare, incontrando varie difficoltà come pioggia, vento, dormendo in tenda nei vari campi base e nell'ultimo tratto, fatto in notturna, per il raggiungimento della vetta, abbiamo trovato neve e ghiaccio con temperature a -15 gradi".
"Un trekking non semplice, condividendo tutto ciò che fosse utile per sopravvivere con gente del posto, nonostante la "diversità" dei popoli in termini di stile di vita, risorse a disposizione, attrezzature varie e soprattutto modo di vivere e affrontare le giornate più tristi con un sorriso stampato in viso. Un trekking costruttivo, sia a livello sportivo che a livello umano. Il mio messaggio va soprattutto ai giovani ragazzi e alle nuove generazioni, che dovrebbero anche concentrarsi su loro stessi, su questo genere di sfide, investire tempo e denaro in qualcosa di gratificante, non solo un paio di scarpe alla moda, ma anche qualcosa che potesse essere utile come lezione di vita, per se stessi e anche per affrontare quelle che sono le fasi della vita, nei rapporti con la gente, che sia per studio o per lavoro o nella quotidianità. Cercando i propri punti deboli e combattendoli".
"Con questa esperienza ho superato il mio limite a livello sportivo, data l'importanza e le difficoltà incontrate durante il percorso, lavorando sul mio autocontrollo e nella capacità di risoluzione dei problemi, avendo pochissime risorse a disposizione, apprezzando e condividendo momenti indimenticabili con quelle persone che noi reputiamo "DIVERSE", ma che mi hanno fatto sentire vivo e a casa, in un luogo in cui nulla potesse essere considerata tale.
"Il mio scopo con questo racconto è solo quello di far risaltare la bellezza di mettersi alla prova e avere coraggio per spingersi oltre i propri limiti (sempre responsabilmente) senza rimanere chiusi in quella mentalità che, purtroppo, ancora oggi regna nel nostro Paese".