Liberatorio: «A Bari stop alla vendita su strada degli ambulanti, a Molfetta no»

D'Ingeo lancia un appello agli amministratori di Molfetta, prendendo ad esempio i provvedimenti adottati a Bari

lunedì 23 marzo 2020 20.23
Il Liberatorio Politico, tramite il suo coordinatore Matteo d'Ingeo, lancia un appello al Comune di Molfetta per bloccare le vendite ambulanti su strada. «A Bari l'assessora allo Sviluppo Economico ai mercati ha detto stop alla vendita ambulante di frutta e verdura, a Molfetta no».

«Da ieri (venerdì, ndr) le bancarelle, oppure le autovetture e i motocarri piazzati agli angoli delle strade e che offrono alla clientela prodotti di cui non si conosce la provenienza rischiano fino a 5mila euro di multa oltre al sequestro del mezzo e della merce», così il movimento cittadino in una nota pubblica.

«Spiega l'assessora allo Sviluppo economico Carla Palone: "Siamo costretti a sospendere anche queste attività ambulanti che possono diventare luoghi di aggregazione in contrasto con le regole imposte dall'emergenza Coronavirus. Impossibile, per chi lavora per la strada, assicurare il rispetto della distanza di sicurezza. Una situazione che contrasta con le prescrizioni in atto sulla circolazione dei cittadini".

Soprattutto non sono assicurate le più semplici norme igienico sanitarie. A Bari la decisione è stata presa nel corso della riunione del Centro Operativo Comunale (Coc); è stata disposta la sospensione, con effetto immediato, delle attività itineranti del commercio al dettaglio sulle aree pubbliche, comprese quelle del demanio marittimo».

Secondo il Liberatorio Politico, dunque, il provvedimento adottato a Bari deve essere recapitato anche dagli amministratori molfettesi. «A Molfetta - prosegue - l'assessore Ancona, il sindaco Minervini e il comandante della Polizia Locale Di Capua, non hanno ancora emesso alcun provvedimento per contrastare queste attività che potrebbero non rispettare le regole date. Oggi lo chiediamo ancora di più perché potrebbero essere veicolo di diffusione del Coronavirus.

Pertanto si chiede alle tutte le autorità istituzionali e militari di verificare se gli esercizi commerciali rispettano le più elementari norme di igiene e mantenimento della merce, se rispettano le norme della tracciabilità del prodotto, se le autorizzazioni rilasciate siano in contrasto con i regolamenti comunali e il codice della strada.

E soprattutto - conclude la nota del Liberatorio Politico - se rispettano le due sentenze di Cassazione, la n. 6108/14 del 10 febbraio 2014 e la n. 25826/2016, in materia di esposizione di merce commestibile, se occupano regolarmente il suolo pubblico».