Il quartiere saluta don Gino Samarelli: «Un grazie sentito e affettuoso»
Cambio nella parrocchia della Madonna della Rosa dopo decenni
martedì 18 settembre 2018
Chi conosce don Gino Samarelli sa bene quanto egli sia da sempre un prete di frontiera e un prete illuminato.
Per anni simbolo di un quartiere, quello a ridosso di Via Berlinguer, Via Ungaretti e lo storico nucleo della Madonna della Rosa che grazie a lui ha spesso avuto voce e storie da raccontare fin dai tempi delle messe celebrate in un garage per arrivare alla costruzione della nuova chiesa dove non mancano attività e iniziative ad animare l'intera zona.
Sabato 15 settembre proprio lì don Gino Samarelli ha salutato il quartiere: per volontà di Monsignor Domenico Cornacchia sarà il punto di riferimento spirituale del Duomo mentre il suo posto è stato preso da don Beppe de Ruvo.
E in occasione della Santa Messa, presieduta anche dal Vescovo, il quartiere Madonna della Rosa ha scritto una lettera che vi proponiamo integralmente.
"A nome della comunità parrocchiale della Madonna della Rosa, da me indegnamente rappresentata, sono a porgervi, in questo giorno di grazia feconda, che ci ha visti riuniti intorno all' Altare del Signore, il più sentito ringraziamento per la Vostra presenza e partecipazione a questo singolare momento della nostra comunità.
Innanzitutto mi permetta, Eccellenza reverendissima, di rivolgerLe un doppio ringraziamento: il primo, per la sua presenza, in una comunità sempre festante per l'incontro con il proprio Pastore; il secondo, per essersi fatto intermediario, attraverso il suo discernimento, del dono che la Provvidenza ha voluti riservarci, inviandoci una nuova guida nella persona del nostro nuovo Parroco don Beppe, che da questa sera raccoglie il testimone dal nostro amato don Gino, e si accinge a iniziare un tratto di percorso a capo della nostra comunità.
Una serata dunque caratterizzata da due momenti significativi: Il saluto e la partenza. Le partenze hanno sempre quell'alone di mestizia, che però non può essere il sentimento prevalente per un cattolico, il quale sa che laddove il Signore opera, sovrabbonda sempre la Sua Grazia.
Questa sera in cui la comunità parrocchiale saluta la partenza di don Gino, chiamato a svolgere il suo ministero presso un'altra comunità parrocchiale, al quale va tutto il nostro sentito e affettuoso ringraziamento.
Un saluto che inevitabilmente racchiude i ricordi legati a quel pezzo di strada percorsa insieme che si conclude, in questo edificio bello, grande, comodo e luminoso. Don Gino ci ha sempre invitato a non considerarlo, solo un luogo di pietra, ma nei nostri cuori, un luogo "Altro", il luogo dell'incontro con il Signore, quasi un anticipo, una prefigurazione, di ciò che ci aspetta dopo la nostra vita terrena.
Ma questa è la storia dei nostri giorni, e anche se non è mai opportuno girarsi indietro a guardare, come le Sacre Scritture insegnano, non possiamo impedire ai nostri pensieri di viaggiare nel passato per ricordarci in che modo siamo giunti fin qui.
Infatti non possiamo dimenticare, e forse non sarebbe neanche giusto farlo, ad esempio, l'ultima Messa all'aperto, nel piazzale antistante questo edificio celebrata dal nostro compianto e amato Vescovo Mons. Luigi Martella, durante la quale amministrò il sacramento della Confermazione, a tanti ragazzi, alcuni dei quali qui presenti, come tante volte aveva già fatto in diverse zone del quartiere con i conseguenti disagi, in quanto gli spazi del vecchio edificio parrocchiale non erano sufficienti a contenere tutti.
Vecchio edificio che è stato vera e propria fucina di iniziative e di attività volte, tra le altre cose, anche a contribuire alla realizzazione del complesso che ci ospita questa sera.
Questo rappresenta solo uno dei tanti flashback indelebilmente custoditi nello scrigno dei nostri ricordi; sarebbe lungo e forse inutile elencarli tutti.
Inoltre ci sono le testimonianze di chi ha vissuto i primi momenti di questa comunità, che ha avuto a disposizione, come edificio, solo la chiesetta che si trova in via Madonna della Rosa, e la volontà di chi, con autentico spirito di servizio, ha ospitato in casa propria i bambini che dovevano compiere il loro cammino di catechesi in preparazione ai sacramenti.
Pur non volgendo lo sguardo indietro, chi ha visto don Gino in tuta, con il pennello e secchio, a imbiancare le pareti del vecchio edificio parrocchiale, nel tentativo di dare una prima risposta alle esigenze contingenti, non potrà dimenticare nulla di quanto accaduto.
Ma, appunto, tutte le nostre azioni vanno svolte con quello spirito di servizio, nell'opera di evangelizzazione che Nostro Signore Gesù Cristo Capo della Chiesa di cui siamo suo Corpo Mistico ci ha chiesto di compiere. Nulla è di nostra proprietà, e laddove il Signore attraverso i suoi Ministri ci chiama ad operare, con spirito filiale di umiltà rispondiamo il nostro: "Eccomi".
Eccellenza, Lei che qui in mezzo a noi è diretto successore degli Apostoli, conoscerà meglio di tutti lo sgomento e lo smarrimento che li colpì , quando fu loro sottratto Nostro Signore; eppure erano stati a diretto contatto con Lui. Durante l'episodio della Trasfigurazione ebbero la Grazia persino di prefigurare il rapimento che tutti avremo alla vista del suo Corpo Glorioso. Ma tutto questo non bastò ad evitare loro, quel senso di smarrimento.
Eccellenza, si figuri noi ora, imprigionati nella nostra miseria umana, da quali sentimenti possiamo essere stati pervasi, quando la notizia dell'imminente partenza di don Gino è giunta improvvisa alle nostre orecchie.
E se tutto ciò può aver suscitato qualche manifestazione, diciamo così, di affetto eccessivo, confidiamo nella sua benevola comprensione di Pastore, che ha cura delle anime a lui affidate. Lei potrà sempre fare affidamento costante sulla nostra costante e incessante preghiera.
Ancora Grazie, Don Gino...
Ma il mio compito stasera è quello di dare il benvenuto alla nostro nuovo Parroco, per cui mi scuso per essermi dilungato, ma vincere le tentazioni è difficile.
Pertanto il saluto di questa comunità va a Lei don Beppe... Anzi se permette, senza nessuna irriverenza verso il suo Ministero Sacerdotale, chiederei il permesso di darle del Tu, se me lo accorda...
Questo potrà servire a sentirci ancora prima in confidenza, quella dovuta ad un Fratello più grande in Cristo.
Appena metabolizzata la notizia della nomina, subito si è accesa in noi la curiosità di conoscere chi fosse stato designato a guidare questa comunità. E Proprio come avviene per una gestazione, ancora prima di conoscere i connotati fisici, il cuore si era già aperto a quell'amore fraterno e filiale allo stesso tempo.
Permettici di rivolgerTi il nostro più sentito ringraziamento per aver accettato di metterti a capo di questa comunità parrocchiale di cattolici, che riconoscono in Cristo, l'unica Vera Via di Salvezza, e che in Lui si riconoscono fratelli, figli di un unico Padre.
A Te che sei stato chiamato a condurre questa comunità che, pur esistendo da oltre quarant'anni è anagraficamente giovane, (non c'è quasi domenica che non si amministri il sacramento del Battesimo), collocata in un quartiere ancora in espansione e che piano piano sta coagulandosi attorno alla nostra realtà parrocchiale, come saluto augurale, vorrei semplicemente consegnare un messaggio preso in prestito da San Massimiliano Maria Kolbe che recita così:
..."la nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dare lode a Dio nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita. La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento col suo sangue. Ne deriva che l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime.(...). L'obbedienza,ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà."(S. Massimiliano M. Kolbe, Dalle Lettere, Scritti, trad.italiana, vol. 1, Firenze 1975, pp. 44-46)
Questo è l'augurio che ti faccio, per questo nuovo cammino che compirai, affiancato dal prezioso don Luigi, con noi laici. Se sapremo mettere al centro non la figura del sacerdote e parroco, che quando cambia lascia un senso di sgomento, ma Gesù Cristo, attraverso il riconoscimento dovuto al primato della Sacra Liturgia, quale "fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa", la Grazia del Signore non ci mancherà, anzi sovrabbonderà sulla nostra comunità.
Per questo motivo abbiamo pensato di offrirti quale dono simbolico da parte nostra, questa stola
A questo punto la mia meditazione si è provvidenzialmente intersecata con una testimonianza proveniente dal luogo dell'attentato alle Twin Tower, di cui nei giorni scorsi abbiamo commemorato il triste anniversario, che a mio avviso vale più di ogni discorso, pertanto ve la propongo così come l'ho ricevuta:
11 settembre del 2001, quando gli aerei dirottati dai terroristi islamici si schiantarono contro il World Trade Center; subito il cappellano dei pompieri Mychal Judge accorse sul posto insieme alla squadra.
Anche altri preti andarono sul posto, ma Mychal fu l'unico ad entrare nell'edificio, dove confessò e diede assoluzioni, pregò e prestò assistenza fino alla morte. Quando venne ordinata l'evacuazione dell'edificio, il sacerdote si rifiutò di abbandonare i centinaia di pompieri là dentro. Si dice che Judge sia morto mentre dava l'estrema unzione ad un vigile del fuoco di cui era padre spirituale, ... morì alle 9:59, quando la Torre Sud collassò.... Egli è la prima vittima registrata degli attentati, poiché il suo fu il primo cadavere ad essere stato recuperato.''
Ecco... sicuramente quel Sacerdote in quei momenti indossava la stola, come sempre si fa quando si amministrano i Sacramenti, e se pur fisicamente in maniera non visibile, certamente cingeva ai fianchi anche quel grembiule, di cui ci ha tante volte parlato il nostro amato don Tonino, offrendo se stesso al servizio della Carità. C'era tanta gente li intorno, ma solo lui, con i veri "segni del potere" che possedeva in quanto Sacer-dote,- colui che ha in dote il Sacro - poteva svolgere quel compito a cui tutta la Chiesa è chiamata, in via esclusiva, attraverso i suoi Ministri.
Riprendo, come augurio per il cammino che ci aspetta, le parole dell'allora Card. Ratzinger, sperando di poterle fare nostre, pronunciate in un'omelia per la festività dei santi Pietro e Paolo, che dice: "Noi abbiamo – e questa è la grandezza della missione sacerdotale – qualcosa in più da dare. Abbiamo da dare ciò che l'uomo non cerca, ciò che per molti versi non conosce, e tuttavia è ciò di cui egli ha profondamente bisogno. Abbiamo da dare il nome di Gesù Cristo".
Benvenuto tra noi don Beppe, questa comunità festante ti accoglie a braccia aperte, ti preghiamo di accettare questo dono, che Dio ti Benedica, e ogni volta che invocherai la benedizione su di noi, mettici un'intenzione particolare, tutta la comunità ne gioverà".
Per anni simbolo di un quartiere, quello a ridosso di Via Berlinguer, Via Ungaretti e lo storico nucleo della Madonna della Rosa che grazie a lui ha spesso avuto voce e storie da raccontare fin dai tempi delle messe celebrate in un garage per arrivare alla costruzione della nuova chiesa dove non mancano attività e iniziative ad animare l'intera zona.
Sabato 15 settembre proprio lì don Gino Samarelli ha salutato il quartiere: per volontà di Monsignor Domenico Cornacchia sarà il punto di riferimento spirituale del Duomo mentre il suo posto è stato preso da don Beppe de Ruvo.
E in occasione della Santa Messa, presieduta anche dal Vescovo, il quartiere Madonna della Rosa ha scritto una lettera che vi proponiamo integralmente.
"A nome della comunità parrocchiale della Madonna della Rosa, da me indegnamente rappresentata, sono a porgervi, in questo giorno di grazia feconda, che ci ha visti riuniti intorno all' Altare del Signore, il più sentito ringraziamento per la Vostra presenza e partecipazione a questo singolare momento della nostra comunità.
Innanzitutto mi permetta, Eccellenza reverendissima, di rivolgerLe un doppio ringraziamento: il primo, per la sua presenza, in una comunità sempre festante per l'incontro con il proprio Pastore; il secondo, per essersi fatto intermediario, attraverso il suo discernimento, del dono che la Provvidenza ha voluti riservarci, inviandoci una nuova guida nella persona del nostro nuovo Parroco don Beppe, che da questa sera raccoglie il testimone dal nostro amato don Gino, e si accinge a iniziare un tratto di percorso a capo della nostra comunità.
Una serata dunque caratterizzata da due momenti significativi: Il saluto e la partenza. Le partenze hanno sempre quell'alone di mestizia, che però non può essere il sentimento prevalente per un cattolico, il quale sa che laddove il Signore opera, sovrabbonda sempre la Sua Grazia.
Questa sera in cui la comunità parrocchiale saluta la partenza di don Gino, chiamato a svolgere il suo ministero presso un'altra comunità parrocchiale, al quale va tutto il nostro sentito e affettuoso ringraziamento.
Un saluto che inevitabilmente racchiude i ricordi legati a quel pezzo di strada percorsa insieme che si conclude, in questo edificio bello, grande, comodo e luminoso. Don Gino ci ha sempre invitato a non considerarlo, solo un luogo di pietra, ma nei nostri cuori, un luogo "Altro", il luogo dell'incontro con il Signore, quasi un anticipo, una prefigurazione, di ciò che ci aspetta dopo la nostra vita terrena.
Ma questa è la storia dei nostri giorni, e anche se non è mai opportuno girarsi indietro a guardare, come le Sacre Scritture insegnano, non possiamo impedire ai nostri pensieri di viaggiare nel passato per ricordarci in che modo siamo giunti fin qui.
Infatti non possiamo dimenticare, e forse non sarebbe neanche giusto farlo, ad esempio, l'ultima Messa all'aperto, nel piazzale antistante questo edificio celebrata dal nostro compianto e amato Vescovo Mons. Luigi Martella, durante la quale amministrò il sacramento della Confermazione, a tanti ragazzi, alcuni dei quali qui presenti, come tante volte aveva già fatto in diverse zone del quartiere con i conseguenti disagi, in quanto gli spazi del vecchio edificio parrocchiale non erano sufficienti a contenere tutti.
Vecchio edificio che è stato vera e propria fucina di iniziative e di attività volte, tra le altre cose, anche a contribuire alla realizzazione del complesso che ci ospita questa sera.
Questo rappresenta solo uno dei tanti flashback indelebilmente custoditi nello scrigno dei nostri ricordi; sarebbe lungo e forse inutile elencarli tutti.
Inoltre ci sono le testimonianze di chi ha vissuto i primi momenti di questa comunità, che ha avuto a disposizione, come edificio, solo la chiesetta che si trova in via Madonna della Rosa, e la volontà di chi, con autentico spirito di servizio, ha ospitato in casa propria i bambini che dovevano compiere il loro cammino di catechesi in preparazione ai sacramenti.
Pur non volgendo lo sguardo indietro, chi ha visto don Gino in tuta, con il pennello e secchio, a imbiancare le pareti del vecchio edificio parrocchiale, nel tentativo di dare una prima risposta alle esigenze contingenti, non potrà dimenticare nulla di quanto accaduto.
Ma, appunto, tutte le nostre azioni vanno svolte con quello spirito di servizio, nell'opera di evangelizzazione che Nostro Signore Gesù Cristo Capo della Chiesa di cui siamo suo Corpo Mistico ci ha chiesto di compiere. Nulla è di nostra proprietà, e laddove il Signore attraverso i suoi Ministri ci chiama ad operare, con spirito filiale di umiltà rispondiamo il nostro: "Eccomi".
Eccellenza, Lei che qui in mezzo a noi è diretto successore degli Apostoli, conoscerà meglio di tutti lo sgomento e lo smarrimento che li colpì , quando fu loro sottratto Nostro Signore; eppure erano stati a diretto contatto con Lui. Durante l'episodio della Trasfigurazione ebbero la Grazia persino di prefigurare il rapimento che tutti avremo alla vista del suo Corpo Glorioso. Ma tutto questo non bastò ad evitare loro, quel senso di smarrimento.
Eccellenza, si figuri noi ora, imprigionati nella nostra miseria umana, da quali sentimenti possiamo essere stati pervasi, quando la notizia dell'imminente partenza di don Gino è giunta improvvisa alle nostre orecchie.
E se tutto ciò può aver suscitato qualche manifestazione, diciamo così, di affetto eccessivo, confidiamo nella sua benevola comprensione di Pastore, che ha cura delle anime a lui affidate. Lei potrà sempre fare affidamento costante sulla nostra costante e incessante preghiera.
Ancora Grazie, Don Gino...
Ma il mio compito stasera è quello di dare il benvenuto alla nostro nuovo Parroco, per cui mi scuso per essermi dilungato, ma vincere le tentazioni è difficile.
Pertanto il saluto di questa comunità va a Lei don Beppe... Anzi se permette, senza nessuna irriverenza verso il suo Ministero Sacerdotale, chiederei il permesso di darle del Tu, se me lo accorda...
Questo potrà servire a sentirci ancora prima in confidenza, quella dovuta ad un Fratello più grande in Cristo.
Appena metabolizzata la notizia della nomina, subito si è accesa in noi la curiosità di conoscere chi fosse stato designato a guidare questa comunità. E Proprio come avviene per una gestazione, ancora prima di conoscere i connotati fisici, il cuore si era già aperto a quell'amore fraterno e filiale allo stesso tempo.
Permettici di rivolgerTi il nostro più sentito ringraziamento per aver accettato di metterti a capo di questa comunità parrocchiale di cattolici, che riconoscono in Cristo, l'unica Vera Via di Salvezza, e che in Lui si riconoscono fratelli, figli di un unico Padre.
A Te che sei stato chiamato a condurre questa comunità che, pur esistendo da oltre quarant'anni è anagraficamente giovane, (non c'è quasi domenica che non si amministri il sacramento del Battesimo), collocata in un quartiere ancora in espansione e che piano piano sta coagulandosi attorno alla nostra realtà parrocchiale, come saluto augurale, vorrei semplicemente consegnare un messaggio preso in prestito da San Massimiliano Maria Kolbe che recita così:
..."la nostra prima e principale preoccupazione deve essere quella di dare lode a Dio nella misura delle nostre deboli forze, consapevoli di non poterlo glorificare quanto egli merita. La gloria di Dio risplende soprattutto nella salvezza delle anime che Cristo ha redento col suo sangue. Ne deriva che l'impegno primario della nostra missione apostolica sarà quello di procurare la salvezza e la santificazione del maggior numero di anime.(...). L'obbedienza,ed essa sola, è quella che ci manifesta con certezza la divina volontà."(S. Massimiliano M. Kolbe, Dalle Lettere, Scritti, trad.italiana, vol. 1, Firenze 1975, pp. 44-46)
Questo è l'augurio che ti faccio, per questo nuovo cammino che compirai, affiancato dal prezioso don Luigi, con noi laici. Se sapremo mettere al centro non la figura del sacerdote e parroco, che quando cambia lascia un senso di sgomento, ma Gesù Cristo, attraverso il riconoscimento dovuto al primato della Sacra Liturgia, quale "fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa", la Grazia del Signore non ci mancherà, anzi sovrabbonderà sulla nostra comunità.
Per questo motivo abbiamo pensato di offrirti quale dono simbolico da parte nostra, questa stola
A questo punto la mia meditazione si è provvidenzialmente intersecata con una testimonianza proveniente dal luogo dell'attentato alle Twin Tower, di cui nei giorni scorsi abbiamo commemorato il triste anniversario, che a mio avviso vale più di ogni discorso, pertanto ve la propongo così come l'ho ricevuta:
11 settembre del 2001, quando gli aerei dirottati dai terroristi islamici si schiantarono contro il World Trade Center; subito il cappellano dei pompieri Mychal Judge accorse sul posto insieme alla squadra.
Anche altri preti andarono sul posto, ma Mychal fu l'unico ad entrare nell'edificio, dove confessò e diede assoluzioni, pregò e prestò assistenza fino alla morte. Quando venne ordinata l'evacuazione dell'edificio, il sacerdote si rifiutò di abbandonare i centinaia di pompieri là dentro. Si dice che Judge sia morto mentre dava l'estrema unzione ad un vigile del fuoco di cui era padre spirituale, ... morì alle 9:59, quando la Torre Sud collassò.... Egli è la prima vittima registrata degli attentati, poiché il suo fu il primo cadavere ad essere stato recuperato.''
Ecco... sicuramente quel Sacerdote in quei momenti indossava la stola, come sempre si fa quando si amministrano i Sacramenti, e se pur fisicamente in maniera non visibile, certamente cingeva ai fianchi anche quel grembiule, di cui ci ha tante volte parlato il nostro amato don Tonino, offrendo se stesso al servizio della Carità. C'era tanta gente li intorno, ma solo lui, con i veri "segni del potere" che possedeva in quanto Sacer-dote,- colui che ha in dote il Sacro - poteva svolgere quel compito a cui tutta la Chiesa è chiamata, in via esclusiva, attraverso i suoi Ministri.
Riprendo, come augurio per il cammino che ci aspetta, le parole dell'allora Card. Ratzinger, sperando di poterle fare nostre, pronunciate in un'omelia per la festività dei santi Pietro e Paolo, che dice: "Noi abbiamo – e questa è la grandezza della missione sacerdotale – qualcosa in più da dare. Abbiamo da dare ciò che l'uomo non cerca, ciò che per molti versi non conosce, e tuttavia è ciò di cui egli ha profondamente bisogno. Abbiamo da dare il nome di Gesù Cristo".
Benvenuto tra noi don Beppe, questa comunità festante ti accoglie a braccia aperte, ti preghiamo di accettare questo dono, che Dio ti Benedica, e ogni volta che invocherai la benedizione su di noi, mettici un'intenzione particolare, tutta la comunità ne gioverà".