Leonardo Siragusa rassegna le dimissioni dal CdA della Molfetta Multiservizi
La spiegazione: «Il Sindaco mi ha accusato di essere interessato solo alla poltrona»
sabato 17 febbraio 2024
0.58
Leonardo Siragusa si dimette dal CdA della Molfetta Multiservizi, come da lui stesso dichiarato in una nota stampa:
"Al Sindaco, che mi aveva accusato pubblicamente di essere interessato solo alla poltrona, quella di mia moglie in Consiglio Comunale, ho già risposto con un precedente comunicato, con il quale ho respinto sdegnosamente l'insinuazione ed ho annunciato che avrei lasciato la poltrona, quella mia nel CdA della Molfetta Multiservizi".
"All'annuncio sono seguiti i fatti. Ho formalizzato le mie dimissioni e con le dimissioni ho anche esposto i motivi dell'atto. Nella mia lettera di dimissioni ho denunciato la situazione di paralisi in cui il CdA della Multiservizi si è venuto a trovare a causa dei disaccordi con l'amministrazione comunale sulla politica industriale della società partecipata. In particolare, ho evidenziato che, sebbene fosse stata raggiunta una intesa tra il Sindaco ed il CdA della Multiservizi, secondo cui gli affidamenti del Comune sarebbero stati confermati, salvo alcune modifiche, consentendo la elaborazione di un nuovo piano industriale per un valore di euro 2.555.514, oltre IVA, gli impegni sono stati disattesi dal Comune, che con delibera n. 160 del 29 agosto 2023 ha deciso "di dare atto che il corrispettivo complessivo per l'anno 2024 è di € 2.500.000,00 IVA inclusa (e non iva esclusa). Un vero "colpo basso", perché con la mera sostituzione della parola "inclusa" (iva inclusa) a quella "esclusa" sono stati decurtati in un colpo solo ben 500.000,00 euro, a sorpresa e senza alcun preavviso o confronto con gli organi della Multiservizi, comportamento che, nella mia lettera di dimissioni, definisco scorretto, in quanto l'Ente avrebbe dovuto informare prima la governance circa la propria volontà di deliberare un affidamento di importo inferiore a quanto indicato nel Piano Industriale che la Molfetta Multiservizi aveva rivisitato seguendo proprio le indicazioni ricevute dal Socio unico".
"Accettare pedissequamente quanto deciso dall'Ente avrebbe significato pregiudicare con assoluta certezza la continuità aziendale, perché ne sarebbe derivata in modo certo ed automatico una rilevante perdita gestionale rispetto al piano industriale presentato dalla Molfetta Multiservizi. Perplessità, queste, che sono state condivise anche dal Collegio Sindacale, che, nella descritta situazione, ha invitato il cda a procedere ad una ulteriore rivisitazione del piano industriale, che però, alla luce delle decisioni dell'Ente comunale, sembra condurre ad un solo risultato: la riduzione del personale impiegato, con conseguente ridimensionamento del servizio offerto dalla Multiservizi. Il tutto in contrasto con le stesse linee di indirizzo precedentemente fornite dall'Ente Comunale".
"Sta di fatto che il Comune di Molfetta, a tutt'oggi, non ha fornito alla Multiservizi risposte sostanziali su come superare l'impasse determinatosi e, a tutt'oggi, nella completa confusione degli affidamenti, si è ancora nella impossibilità di considerare e valutare la continuità aziendale della partecipata. Ma alle base delle mie dimissioni ci sono anche alcuni provvedimenti, assunti dalla Presidenza del CdA, che riguardano il personale. Mi riferisco, tra l'altro, ad un provvedimento, mai deliberato dal Consiglio di amministrazione, con cui la Presidente ha disposto di propria esclusiva iniziativa la proroga di due mesi della utilizzazione di un lavoratore presso uno dei servizi affidati alla società, affermando di averlo fatto "su indicazione verbale ricevuta dal socio unico" (come dalla stessa espressamente dichiarato a verbale). Si tratta di un modus operandi inaccettabile, perché il Presidente non può compiere atti sulla base di indicazioni verbali del socio unico ed in contrasto con quanto deliberato dal CdA, mettendo così in difficoltà gli altri consiglieri".
"Dopo il suindicato episodio, ho chiesto, unitamente ad altro componente del CdA, di poter ottenere diretta cognizione di ogni comunicazione in entrata ed uscita al protocollo aziendale e ciò al fine di poter esercitare un effettivo controllo sulla gestione. Ma la mia richiesta è stata incredibilmente osteggiata proprio dal Sindaco, il quale, in una sua nota del 12 gennaio 2024 indirizzata alla Multiservizi, ha affermato che gli amministratori della società non hanno il diritto di accedere in modo generalizzato a tutti gli atti e i documenti della società. Ed, invece, ritengo che incombe sugli amministratori di una società come la Multiservizi un vero e proprio dovere di informazione, poiché la consapevole adozione di scelte imprenditoriali implica su ognuno degli amministratori il possesso e l'elaborazione delle nozioni, dei dati e degli elementi di fatto necessari ed utili a disporre di una conoscenza ed a compiere una valutazione adeguata delle varie alternative. Incombe, quindi, sugli amministratori il dovere di "agire in modo informato", da cui discende il "potere" (e non semplice diritto) degli amministratori di ricercare, ricevere e domandare i dati e gli elementi necessari all'adeguata conoscenza della gestione sociale e delle operazioni da intraprendere. E, dunque, va condannato il tentativo del Sindaco di comprimere tale potere e, così, di condizionare l'attività degli stessi amministratori, privandoli della possibilità di esercitare compiutamente le loro funzioni gestorie e/o di controllo".
"Nella visione del Sindaco, gli amministratori della società partecipata sono soltanto dei meri esecutori di decisioni, privi di ogni autonomia e potere decisionale. Nella sua nota del 12 gennaio 2024, infatti, Egli invita gli amministratori della Multiservizi a rispettare la loro "posizione di vera e propria subordinazione gerarchica" rispetto all'Ente comunale e rimarca che "il Consiglio di amministrazione della Società in house, a differenza delle ordinarie società, non deve avere rilevanti poteri gestionali e l'ente pubblico deve poter esercitare maggiori poteri rispetto a quelli che il diritto societario riconosce alla maggioranza sociale", così pretendendo una obbedienza a tal punto remissiva e cieca da sconfinare in vera e propria sottomissione".
"La "fiducia" del Sindaco, se mi è stata conferita, deriva, o dovrebbe derivare, dal fatto che Egli ha individuato nella mia persona la capacità di poter svolgere il ruolo di consigliere con competenza e nel rispetto della legge. E il rapporto di fiducia non comporta una "subordinazione" inflessibile, quasi di tipo militare, ma comporta anzitutto il "fidarsi dell'altro" e della altrui autonomia decisionale. Per queste ragioni, mi sono dimesso dalla carica di componente del CdA della Molfetta Multiservizi, dimostrando coi fatti al Sindaco che non sono interessato a nessuna poltrona, né a quella mia, né a quella di mia moglie nel Consiglio Comunale".
"Al Sindaco, che mi aveva accusato pubblicamente di essere interessato solo alla poltrona, quella di mia moglie in Consiglio Comunale, ho già risposto con un precedente comunicato, con il quale ho respinto sdegnosamente l'insinuazione ed ho annunciato che avrei lasciato la poltrona, quella mia nel CdA della Molfetta Multiservizi".
"All'annuncio sono seguiti i fatti. Ho formalizzato le mie dimissioni e con le dimissioni ho anche esposto i motivi dell'atto. Nella mia lettera di dimissioni ho denunciato la situazione di paralisi in cui il CdA della Multiservizi si è venuto a trovare a causa dei disaccordi con l'amministrazione comunale sulla politica industriale della società partecipata. In particolare, ho evidenziato che, sebbene fosse stata raggiunta una intesa tra il Sindaco ed il CdA della Multiservizi, secondo cui gli affidamenti del Comune sarebbero stati confermati, salvo alcune modifiche, consentendo la elaborazione di un nuovo piano industriale per un valore di euro 2.555.514, oltre IVA, gli impegni sono stati disattesi dal Comune, che con delibera n. 160 del 29 agosto 2023 ha deciso "di dare atto che il corrispettivo complessivo per l'anno 2024 è di € 2.500.000,00 IVA inclusa (e non iva esclusa). Un vero "colpo basso", perché con la mera sostituzione della parola "inclusa" (iva inclusa) a quella "esclusa" sono stati decurtati in un colpo solo ben 500.000,00 euro, a sorpresa e senza alcun preavviso o confronto con gli organi della Multiservizi, comportamento che, nella mia lettera di dimissioni, definisco scorretto, in quanto l'Ente avrebbe dovuto informare prima la governance circa la propria volontà di deliberare un affidamento di importo inferiore a quanto indicato nel Piano Industriale che la Molfetta Multiservizi aveva rivisitato seguendo proprio le indicazioni ricevute dal Socio unico".
"Accettare pedissequamente quanto deciso dall'Ente avrebbe significato pregiudicare con assoluta certezza la continuità aziendale, perché ne sarebbe derivata in modo certo ed automatico una rilevante perdita gestionale rispetto al piano industriale presentato dalla Molfetta Multiservizi. Perplessità, queste, che sono state condivise anche dal Collegio Sindacale, che, nella descritta situazione, ha invitato il cda a procedere ad una ulteriore rivisitazione del piano industriale, che però, alla luce delle decisioni dell'Ente comunale, sembra condurre ad un solo risultato: la riduzione del personale impiegato, con conseguente ridimensionamento del servizio offerto dalla Multiservizi. Il tutto in contrasto con le stesse linee di indirizzo precedentemente fornite dall'Ente Comunale".
"Sta di fatto che il Comune di Molfetta, a tutt'oggi, non ha fornito alla Multiservizi risposte sostanziali su come superare l'impasse determinatosi e, a tutt'oggi, nella completa confusione degli affidamenti, si è ancora nella impossibilità di considerare e valutare la continuità aziendale della partecipata. Ma alle base delle mie dimissioni ci sono anche alcuni provvedimenti, assunti dalla Presidenza del CdA, che riguardano il personale. Mi riferisco, tra l'altro, ad un provvedimento, mai deliberato dal Consiglio di amministrazione, con cui la Presidente ha disposto di propria esclusiva iniziativa la proroga di due mesi della utilizzazione di un lavoratore presso uno dei servizi affidati alla società, affermando di averlo fatto "su indicazione verbale ricevuta dal socio unico" (come dalla stessa espressamente dichiarato a verbale). Si tratta di un modus operandi inaccettabile, perché il Presidente non può compiere atti sulla base di indicazioni verbali del socio unico ed in contrasto con quanto deliberato dal CdA, mettendo così in difficoltà gli altri consiglieri".
"Dopo il suindicato episodio, ho chiesto, unitamente ad altro componente del CdA, di poter ottenere diretta cognizione di ogni comunicazione in entrata ed uscita al protocollo aziendale e ciò al fine di poter esercitare un effettivo controllo sulla gestione. Ma la mia richiesta è stata incredibilmente osteggiata proprio dal Sindaco, il quale, in una sua nota del 12 gennaio 2024 indirizzata alla Multiservizi, ha affermato che gli amministratori della società non hanno il diritto di accedere in modo generalizzato a tutti gli atti e i documenti della società. Ed, invece, ritengo che incombe sugli amministratori di una società come la Multiservizi un vero e proprio dovere di informazione, poiché la consapevole adozione di scelte imprenditoriali implica su ognuno degli amministratori il possesso e l'elaborazione delle nozioni, dei dati e degli elementi di fatto necessari ed utili a disporre di una conoscenza ed a compiere una valutazione adeguata delle varie alternative. Incombe, quindi, sugli amministratori il dovere di "agire in modo informato", da cui discende il "potere" (e non semplice diritto) degli amministratori di ricercare, ricevere e domandare i dati e gli elementi necessari all'adeguata conoscenza della gestione sociale e delle operazioni da intraprendere. E, dunque, va condannato il tentativo del Sindaco di comprimere tale potere e, così, di condizionare l'attività degli stessi amministratori, privandoli della possibilità di esercitare compiutamente le loro funzioni gestorie e/o di controllo".
"Nella visione del Sindaco, gli amministratori della società partecipata sono soltanto dei meri esecutori di decisioni, privi di ogni autonomia e potere decisionale. Nella sua nota del 12 gennaio 2024, infatti, Egli invita gli amministratori della Multiservizi a rispettare la loro "posizione di vera e propria subordinazione gerarchica" rispetto all'Ente comunale e rimarca che "il Consiglio di amministrazione della Società in house, a differenza delle ordinarie società, non deve avere rilevanti poteri gestionali e l'ente pubblico deve poter esercitare maggiori poteri rispetto a quelli che il diritto societario riconosce alla maggioranza sociale", così pretendendo una obbedienza a tal punto remissiva e cieca da sconfinare in vera e propria sottomissione".
"La "fiducia" del Sindaco, se mi è stata conferita, deriva, o dovrebbe derivare, dal fatto che Egli ha individuato nella mia persona la capacità di poter svolgere il ruolo di consigliere con competenza e nel rispetto della legge. E il rapporto di fiducia non comporta una "subordinazione" inflessibile, quasi di tipo militare, ma comporta anzitutto il "fidarsi dell'altro" e della altrui autonomia decisionale. Per queste ragioni, mi sono dimesso dalla carica di componente del CdA della Molfetta Multiservizi, dimostrando coi fatti al Sindaco che non sono interessato a nessuna poltrona, né a quella mia, né a quella di mia moglie nel Consiglio Comunale".