Legambiente Molfetta interviene sulla zona ASI
Il circolo locale commenta l'imminente partenza dei lavori per la salvaguardia idrica
martedì 16 novembre 2021
12.04
Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota firmata dal presidente del circolo Legambiente di Molfetta "Giovanna Grillo" Marco Di Stefano.
""La zona Asi di Molfetta vedrà a breve i lavori per interventi di salvaguardia idraulica per 13 milioni e 361mila euro, altri 13 per la zona Pip, mentre i lavori del nuovo porto commerciale procedono spediti da cronoprogramma. È necessaria l'espansione e l'assegnazione dei suoli da parte dell'Asi perché Molfetta rappresenta l'avamposto naturale, logistico e strategico dello sviluppo industriale del Barese".
Queste dichiarazioni, contenute nel comunicato dell'amministrazione Minervini, pubblicato venerdì 5 novembre (https://www.comune.molfetta.ba.it/vivere-il-comune/attivita/notizie/item/minervini-risponde-a-pate-e-molfetta-l-avamposto-naturale-e-strategico-per-l-espansione-della-zona-asi), spiegano perfettamente la percezione che le nostre classi dirigenti hanno delle criticità ambientali del territorio.
Il progetto di mitigazione del rischio idraulico (costo € 26.000.000) di cui si parla nel comunicato istituzionale non cancellerà le complessità della nostra Zona Industriale, realizzata in parte su aree che oggi sarebbero sottoposte a vincolo dall'Autorità di Bacino.
Il presidente del Consorzio ASI di Bari, Paolo Pate, ha espresso un punto di vista sulla nostra Zona Artigianale che parte dalle pianificazioni esistenti, le quali né permettono ulteriori ampliamenti dell'area industriale né autorizzano la realizzazione di opere al servizio dell'attuale piattaforma produttiva industriale in aree ad alto rischio idrogeologico (come il Terminal Ferroviario).
La stessa visione del Porto come anello di congiunzione tra la Zona Industriale e le infrastrutture stradali e ferroviarie senza un'adeguata valutazione paesaggistica e ambientale (come prescritto dal Piano Paesaggistico Regionale quando parla delle APPEA, ovvero delle Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate) non si sposa con la fragilità del territorio e con l'enorme ricchezza, in termini di biodiversità, rappresentata dalle lame.
Invece di immaginare un percorso che sposi una prospettiva ambientale, l'area citata nel comunicato istituzionale vede la sovrapposizione di interventi tra loro differenti e in contraddizione.
Troviamo scelte coraggiose, ma bisognose di ulteriori approfondimenti come la rigenerazione del tratto costiero tra Torre Calderina e Cala S. Giacomo, finanziata dalla Regione (€ 1.300.000) e la riqualificazione della Torre stessa, anch'essa finanziata da un piano Interreg (€ 572.000) che si sommano a progetti estremamente impattanti e costosi per la collettività, ovvero: la condotta sottomarina dell'Acquedotto Pugliese che scaricherà a mare i reflui non depurati dei Comuni di Molfetta, Bisceglie, Ruvo, Terlizzi e Corato sempre nella zona della Torre (€ 13.000.000); l'ampliamento dell'area PIP (cosiddetto PIP4) ad est della Zona Industriale in territori ad altissimo rischio idrogeologico e tutelati dal PPTR (Piano Paesaggistico Regionale); il Comparto 24; il progetto di mitigazione del rischio idraulico della Regione Puglia, precedentemente menzionato, con i due canali che sfoceranno rispettivamente a Cala San Giacomo e a breve distanza dal Lido Nettuno; il Terminal Ferroviario a servizio del Porto e della Zona Industriale (€ 70.000.000); il parcheggio a servizio della futura area riqualificata di Torre Calderina con la realizzazione di 82 depositi adibiti a mezzi agricoli e per la pesca.
E' chiaro che l'intera visione d'insieme dell'area vada rivista, dando priorità a un punto di vista ambientale, paesaggistico, naturalistico e storico, oggi assente. Questa prospettiva andrà recuperata con conoscenze e competenze differenti sia umanistiche che tecniche all'interno di un percorso partecipativo in cui possano confrontarsi i vari portatori d'interessi partendo dalla pubblicazione e discussione di tutti i progetti che insistono sull'area a ovest di Molfetta.
Mai come ora appare necessaria la riattivazione del forum istituzionale di Agenda 21, di cui il presidente per statuto è il Sindaco, per riavviare una discussione pubblica sull'area ovest di Molfetta da troppo tempo assente.
Invece di paventare una fantomatica divergenza d' interessi tra il Consorzio ASI di Bari e il Comune di Molfetta o di cavalcare la "solita" contrapposizione tra ambiente e lavoro, immaginando uno sviluppo infrastrutturale sregolato e irrispettoso dei luoghi, si dovrebbero utilizzare le parole del Presidente Pate per definire un'altra visione del territorio.
Non serve sbandierare l'abbattimento della produzione di CO2 , grazie al Terminal Ferroviario, se il prezzo da pagare è la cancellazione del territorio costiero a ovest di Molfetta. Non è questa la strada per utilizzare le risorse del PNRR.
Riapriamo il dibattito, riapriamolo subito prima di dare il colpo di grazia a quel poco che resta del nostro territorio!
""La zona Asi di Molfetta vedrà a breve i lavori per interventi di salvaguardia idraulica per 13 milioni e 361mila euro, altri 13 per la zona Pip, mentre i lavori del nuovo porto commerciale procedono spediti da cronoprogramma. È necessaria l'espansione e l'assegnazione dei suoli da parte dell'Asi perché Molfetta rappresenta l'avamposto naturale, logistico e strategico dello sviluppo industriale del Barese".
Queste dichiarazioni, contenute nel comunicato dell'amministrazione Minervini, pubblicato venerdì 5 novembre (https://www.comune.molfetta.ba.it/vivere-il-comune/attivita/notizie/item/minervini-risponde-a-pate-e-molfetta-l-avamposto-naturale-e-strategico-per-l-espansione-della-zona-asi), spiegano perfettamente la percezione che le nostre classi dirigenti hanno delle criticità ambientali del territorio.
Il progetto di mitigazione del rischio idraulico (costo € 26.000.000) di cui si parla nel comunicato istituzionale non cancellerà le complessità della nostra Zona Industriale, realizzata in parte su aree che oggi sarebbero sottoposte a vincolo dall'Autorità di Bacino.
Il presidente del Consorzio ASI di Bari, Paolo Pate, ha espresso un punto di vista sulla nostra Zona Artigianale che parte dalle pianificazioni esistenti, le quali né permettono ulteriori ampliamenti dell'area industriale né autorizzano la realizzazione di opere al servizio dell'attuale piattaforma produttiva industriale in aree ad alto rischio idrogeologico (come il Terminal Ferroviario).
La stessa visione del Porto come anello di congiunzione tra la Zona Industriale e le infrastrutture stradali e ferroviarie senza un'adeguata valutazione paesaggistica e ambientale (come prescritto dal Piano Paesaggistico Regionale quando parla delle APPEA, ovvero delle Aree Produttive Paesaggisticamente ed Ecologicamente Attrezzate) non si sposa con la fragilità del territorio e con l'enorme ricchezza, in termini di biodiversità, rappresentata dalle lame.
Invece di immaginare un percorso che sposi una prospettiva ambientale, l'area citata nel comunicato istituzionale vede la sovrapposizione di interventi tra loro differenti e in contraddizione.
Troviamo scelte coraggiose, ma bisognose di ulteriori approfondimenti come la rigenerazione del tratto costiero tra Torre Calderina e Cala S. Giacomo, finanziata dalla Regione (€ 1.300.000) e la riqualificazione della Torre stessa, anch'essa finanziata da un piano Interreg (€ 572.000) che si sommano a progetti estremamente impattanti e costosi per la collettività, ovvero: la condotta sottomarina dell'Acquedotto Pugliese che scaricherà a mare i reflui non depurati dei Comuni di Molfetta, Bisceglie, Ruvo, Terlizzi e Corato sempre nella zona della Torre (€ 13.000.000); l'ampliamento dell'area PIP (cosiddetto PIP4) ad est della Zona Industriale in territori ad altissimo rischio idrogeologico e tutelati dal PPTR (Piano Paesaggistico Regionale); il Comparto 24; il progetto di mitigazione del rischio idraulico della Regione Puglia, precedentemente menzionato, con i due canali che sfoceranno rispettivamente a Cala San Giacomo e a breve distanza dal Lido Nettuno; il Terminal Ferroviario a servizio del Porto e della Zona Industriale (€ 70.000.000); il parcheggio a servizio della futura area riqualificata di Torre Calderina con la realizzazione di 82 depositi adibiti a mezzi agricoli e per la pesca.
E' chiaro che l'intera visione d'insieme dell'area vada rivista, dando priorità a un punto di vista ambientale, paesaggistico, naturalistico e storico, oggi assente. Questa prospettiva andrà recuperata con conoscenze e competenze differenti sia umanistiche che tecniche all'interno di un percorso partecipativo in cui possano confrontarsi i vari portatori d'interessi partendo dalla pubblicazione e discussione di tutti i progetti che insistono sull'area a ovest di Molfetta.
Mai come ora appare necessaria la riattivazione del forum istituzionale di Agenda 21, di cui il presidente per statuto è il Sindaco, per riavviare una discussione pubblica sull'area ovest di Molfetta da troppo tempo assente.
Invece di paventare una fantomatica divergenza d' interessi tra il Consorzio ASI di Bari e il Comune di Molfetta o di cavalcare la "solita" contrapposizione tra ambiente e lavoro, immaginando uno sviluppo infrastrutturale sregolato e irrispettoso dei luoghi, si dovrebbero utilizzare le parole del Presidente Pate per definire un'altra visione del territorio.
Non serve sbandierare l'abbattimento della produzione di CO2 , grazie al Terminal Ferroviario, se il prezzo da pagare è la cancellazione del territorio costiero a ovest di Molfetta. Non è questa la strada per utilizzare le risorse del PNRR.
Riapriamo il dibattito, riapriamolo subito prima di dare il colpo di grazia a quel poco che resta del nostro territorio!