Legambiente contro la ruota panoramica a Molfetta: «Toglie identità al porto»
La nota: «I cosiddetti "non luoghi" fanno cadere la bellezza della tradizione»
domenica 27 aprile 2025
La città cambia, si trasforma, ma non sempre in meglio, almeno secondo il Circolo Legambiente di Molfetta. Attraverso una nota, la sezione locale dell'associazione ambientalista ha invitato cittadini e amministratori a riflettere sul valore autentico dei luoghi urbani. L'obiettivo? Difendere l'identità collettiva da ciò che viene definito "non luogo".
«I luoghi quotidiani sono paesaggi emozionali», scrive Legambiente. «Un mercato all'ingrosso del pesce, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi sapori racconta le storie degli uomini. Il centro storico di una città è il suo cuore: ogni pietra custodisce memorie». Il contrasto con le logiche moderne è netto: «Il sistema economico moderno produce non luoghi: aeroporti, centri commerciali, parcheggi, fast food. Essi non sono centri simbolici di una comunità ma strutture concepite per essere attraversate al solo scopo produttivo».
A Molfetta, il "salotto buono" rappresenta ancora oggi un esempio prezioso di luogo simbolico e vissuto: «Molfetta ha il suo salotto buono, che va da Via Dante alla banchina San Domenico, in cui il porto e le sue attività si intrecciano al Duomo, simbolo del potere religioso e ai palazzi nobiliari (Palazzo Dogana, Casa Poli)». Ed è proprio qui che secondo Legambiente si rischia di commettere un grave errore: sovrapporre elementi estranei, vuoti di senso, che minano l'essenza stessa del luogo. «Inserire in questo luogo emozionale oggetti tipici dei non luoghi – giostra, ruota panoramica, prato finto con area giochi – significa non aver capito il messaggio che il luogo emana e snaturarne il significato simbolico».
Con queste parole forti e chiare, Legambiente invita a non trasformare un'area densa di storia in una vetrina artificiale. Un monito che va oltre la singola iniziativa o progetto urbano, e tocca la questione più ampia dell'identità: quella di una città che vuole crescere senza dimenticare chi è. «Ogni luogo autentico racconta la storia di chi lo vive. Sostituirlo con strutture effimere significa rompere quel legame invisibile che unisce spazio e comunità, memoria e futuro».
Un appello, quindi, alla responsabilità e al buon senso, affinché lo sviluppo urbano non cancelli la memoria ma la custodisca, e affinché ogni pietra, ogni suono e ogni odore continui a parlare ai cittadini di ieri, di oggi e di domani.
«I luoghi quotidiani sono paesaggi emozionali», scrive Legambiente. «Un mercato all'ingrosso del pesce, con i suoi colori, i suoi suoni, i suoi sapori racconta le storie degli uomini. Il centro storico di una città è il suo cuore: ogni pietra custodisce memorie». Il contrasto con le logiche moderne è netto: «Il sistema economico moderno produce non luoghi: aeroporti, centri commerciali, parcheggi, fast food. Essi non sono centri simbolici di una comunità ma strutture concepite per essere attraversate al solo scopo produttivo».
A Molfetta, il "salotto buono" rappresenta ancora oggi un esempio prezioso di luogo simbolico e vissuto: «Molfetta ha il suo salotto buono, che va da Via Dante alla banchina San Domenico, in cui il porto e le sue attività si intrecciano al Duomo, simbolo del potere religioso e ai palazzi nobiliari (Palazzo Dogana, Casa Poli)». Ed è proprio qui che secondo Legambiente si rischia di commettere un grave errore: sovrapporre elementi estranei, vuoti di senso, che minano l'essenza stessa del luogo. «Inserire in questo luogo emozionale oggetti tipici dei non luoghi – giostra, ruota panoramica, prato finto con area giochi – significa non aver capito il messaggio che il luogo emana e snaturarne il significato simbolico».
Con queste parole forti e chiare, Legambiente invita a non trasformare un'area densa di storia in una vetrina artificiale. Un monito che va oltre la singola iniziativa o progetto urbano, e tocca la questione più ampia dell'identità: quella di una città che vuole crescere senza dimenticare chi è. «Ogni luogo autentico racconta la storia di chi lo vive. Sostituirlo con strutture effimere significa rompere quel legame invisibile che unisce spazio e comunità, memoria e futuro».
Un appello, quindi, alla responsabilità e al buon senso, affinché lo sviluppo urbano non cancelli la memoria ma la custodisca, e affinché ogni pietra, ogni suono e ogni odore continui a parlare ai cittadini di ieri, di oggi e di domani.