Le sei domande di Guglielmo Minervini a Paola Natalicchio
Porto, commissariamento, urbanistica: la lettera del Consigliere regionale al sindaco
lunedì 16 maggio 2016
21.10
E' con una lunga lettera che Guglielmo Minervini si rivolge a Paola Natalicchio a poche ore dalla fine dei venti giorni (scadono il 20 maggio) entro cui il sindaco dovrà comunicare la definitiva decisione a proposito delle dimissioni, notificate il 30 aprile. Tra il consigliere regionale e il primo cittadino c'è un rapporto umano, prima ancora che politico, di lunga data: nel '94 c'era anche una giovanissima Natalicchio tra i ragazzi che sostennero la prima candidatura di Minervini. Che, del resto, non ha mai nascosto di puntare forte sulla giornalista come volto nuovo della sinistra. Non a caso entrambi sono attualmente nel Comitato promotore per la Puglia di Sinistra Italiana.
Quindi non sorprende l'intervento dell'ex primo cittadino che pone l'attenzione su una serie di questioni che resterebbero in sospeso che la fine dell'amministrazione Natalicchio.
Il primo argomento è il porto, per il quale "non si rischia di far insabbiare ogni prospettiva nel pessimismo e nel fatalismo?", chiede.
Tocca poi all'urbanistica.
"Se ritornano i lanzichenecchi del mattone, che fine fa la prospettiva del prima piano urbanistico in cui invece dei palazzi si curano il territorio e la città?"
Terzo punto è la raccolta porta a porta, "forse il cambiamento strutturale più rilevante con cui la città si sta misurando", afferma ancora il capogruppo di Noi a sinistra per la Puglia.
Infine, un pensiero alla politica nel senso più stretto del termine.
Prima di tutto il commissariamento che "rappresenta una lesione all'immagine e all'onore di Molfetta ma anche un danno ai processi amministrativi che si interrompono mentre importanti passaggi accadranno: penso al nuovo ciclo di fondi europei che richiedono un'amministrazione non ordinaria ma nella pienezza della sua funzione per intercettare, con tempestività ed efficacia, la enorme mole di risorse disponibili".
Dunque, uno sguardo allo "scioglimento traumatico del mandato" che "rafforza l'idea di una città divisa, litigiosa, in una condizione permanente di rissa, incapace di condividere il senso di un destino comune" per cui "il compito della politica non può limitarsi a ratificare i conflitti. La politica è chiamata, con l'arte della mediazione (che non è trattativa né compromesso) a risolverli e governarli. Per questo il racconto della crisi come contrapposizione tra buoni e cattivi non convince".
"Infine, e sono un grappolo di domande. Che fine fa la nostra comunità politica, quella comunità del cambiamento, la Molfetta sana e civica, onesta e perbene? Il suo disorientamento, il senso di frustrazione diffuso di queste ore, rischiano di essere una ferita che durerà a lungo. Nuovamente succube del ritorno dei faccendieri, che almeno quelli sanno governare insieme fine all'ultimo giorno? I buoni ma incapaci che perdono la partita con i disonesti capaci? E dare la partita persa a tavolino, pur avendo i numeri per giocarsela in campo e fino in fondo, tra tante innegabili difficoltà, non ha il sapore di una rinuncia preventiva rispetto al patto con la città? Spingere il PD locale verso scenari di Partito della Nazione, pur essendo attraversato da una tensione politica profonda (e lo dico io che da quel partito ho subito un indegno linciaggio) non è un errore gratuito che compromette ogni prospettiva politica futura?"
Chissà se arriveranno mai le risposte.
Quindi non sorprende l'intervento dell'ex primo cittadino che pone l'attenzione su una serie di questioni che resterebbero in sospeso che la fine dell'amministrazione Natalicchio.
Il primo argomento è il porto, per il quale "non si rischia di far insabbiare ogni prospettiva nel pessimismo e nel fatalismo?", chiede.
Tocca poi all'urbanistica.
"Se ritornano i lanzichenecchi del mattone, che fine fa la prospettiva del prima piano urbanistico in cui invece dei palazzi si curano il territorio e la città?"
Terzo punto è la raccolta porta a porta, "forse il cambiamento strutturale più rilevante con cui la città si sta misurando", afferma ancora il capogruppo di Noi a sinistra per la Puglia.
Infine, un pensiero alla politica nel senso più stretto del termine.
Prima di tutto il commissariamento che "rappresenta una lesione all'immagine e all'onore di Molfetta ma anche un danno ai processi amministrativi che si interrompono mentre importanti passaggi accadranno: penso al nuovo ciclo di fondi europei che richiedono un'amministrazione non ordinaria ma nella pienezza della sua funzione per intercettare, con tempestività ed efficacia, la enorme mole di risorse disponibili".
Dunque, uno sguardo allo "scioglimento traumatico del mandato" che "rafforza l'idea di una città divisa, litigiosa, in una condizione permanente di rissa, incapace di condividere il senso di un destino comune" per cui "il compito della politica non può limitarsi a ratificare i conflitti. La politica è chiamata, con l'arte della mediazione (che non è trattativa né compromesso) a risolverli e governarli. Per questo il racconto della crisi come contrapposizione tra buoni e cattivi non convince".
"Infine, e sono un grappolo di domande. Che fine fa la nostra comunità politica, quella comunità del cambiamento, la Molfetta sana e civica, onesta e perbene? Il suo disorientamento, il senso di frustrazione diffuso di queste ore, rischiano di essere una ferita che durerà a lungo. Nuovamente succube del ritorno dei faccendieri, che almeno quelli sanno governare insieme fine all'ultimo giorno? I buoni ma incapaci che perdono la partita con i disonesti capaci? E dare la partita persa a tavolino, pur avendo i numeri per giocarsela in campo e fino in fondo, tra tante innegabili difficoltà, non ha il sapore di una rinuncia preventiva rispetto al patto con la città? Spingere il PD locale verso scenari di Partito della Nazione, pur essendo attraversato da una tensione politica profonda (e lo dico io che da quel partito ho subito un indegno linciaggio) non è un errore gratuito che compromette ogni prospettiva politica futura?"
Chissà se arriveranno mai le risposte.