"Serviva l’autorizzazione preventiva del Senato"
Ecco le motivazioni per le quali la Giunta ha detto no alle intercettazioni di Azzollini
mercoledì 8 ottobre 2014
13.50
"Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto (…) ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza". È questo l'articolo 68 della Costituzione che, secondo i componenti della Giunta per le immunità parlamentari del Senato, sarebbe stato violato nella vicenda del Porto che investe l'ex sindaco Antonio Azzollini. Ed è su per questa motivazione che la Giunta ha votato a maggioranza contro l'utilizzo delle intercettazioni.
Quella norma costituzionale non rappresenta un privilegio, sottolinea il senatore Pagliari (PD) «bensì lo strumento per evitare interferenze nell'esercizio della funzione parlamentare.»
Le intercettazioni a carico del senatore Azzollini prima di essere effettuate dovevano dunque essere autorizzate dal Senato. Per il senatore D'Ascola dell'NCD «pur trattandosi di un ascolto indiretto, cioè fatto sull'utenza telefonica dell'allora dirigente ai Lavori Pubblici Vincenzo Balducci (progettista del Porto), per gli uffici inquirenti era «perfettamente prevedibile che il committente dell'opera in questione, cioè il senatore Azzollini, intrattenesse rapporti e colloqui abituali e ripetuti con il soggetto incaricato di realizzare l'opera stessa. Dunque, le intercettazioni telefoniche che indirettamente hanno coinvolto il senatore Azzollini necessitavano della preventiva autorizzazione da parte della Camera di appartenenza.»
Diverso il punto di vista del relatore Casson (PD) il quale ha precisato che «tali intercettazioni hanno ad oggetto utenze telefoniche che riguardano il responsabile unico del procedimento che è stato fin dall'inizio indagato per il reato previsto dall'articolo 416 del codice penale» per cui le intercettazioni che coinvolgono il senatore Azzollini sarebbero da considerare del tutto causali. Casson ha quindi insistito per concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni riguardanti il senatore Azzollini.
Nel suo intervento, Pagliari del PD mette in chiaro che la Giunta non era chiamata a giudicare i fatti comunque «sconcertanti» riguardanti l'indagine sul Porto di Molfetta, quanto a chiarire l'utilizzabilità delle intercettazioni «al fine di evitare che l'iscrizione nel registro degli indagati possa essere considerata in qualche modo reticente per eludere il dettato dell'articolo 68 della Costituzione, così ravvisando gli estremi di un fumus persecutionis a carico del parlamentare in questione.»
Alla fine è passata la linea di difesa del senatore Azzollini e la Giunta ha respinto a maggioranza la richiesta avanzata dalla Procura di Trani.
Quella norma costituzionale non rappresenta un privilegio, sottolinea il senatore Pagliari (PD) «bensì lo strumento per evitare interferenze nell'esercizio della funzione parlamentare.»
Le intercettazioni a carico del senatore Azzollini prima di essere effettuate dovevano dunque essere autorizzate dal Senato. Per il senatore D'Ascola dell'NCD «pur trattandosi di un ascolto indiretto, cioè fatto sull'utenza telefonica dell'allora dirigente ai Lavori Pubblici Vincenzo Balducci (progettista del Porto), per gli uffici inquirenti era «perfettamente prevedibile che il committente dell'opera in questione, cioè il senatore Azzollini, intrattenesse rapporti e colloqui abituali e ripetuti con il soggetto incaricato di realizzare l'opera stessa. Dunque, le intercettazioni telefoniche che indirettamente hanno coinvolto il senatore Azzollini necessitavano della preventiva autorizzazione da parte della Camera di appartenenza.»
Diverso il punto di vista del relatore Casson (PD) il quale ha precisato che «tali intercettazioni hanno ad oggetto utenze telefoniche che riguardano il responsabile unico del procedimento che è stato fin dall'inizio indagato per il reato previsto dall'articolo 416 del codice penale» per cui le intercettazioni che coinvolgono il senatore Azzollini sarebbero da considerare del tutto causali. Casson ha quindi insistito per concedere l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni riguardanti il senatore Azzollini.
Nel suo intervento, Pagliari del PD mette in chiaro che la Giunta non era chiamata a giudicare i fatti comunque «sconcertanti» riguardanti l'indagine sul Porto di Molfetta, quanto a chiarire l'utilizzabilità delle intercettazioni «al fine di evitare che l'iscrizione nel registro degli indagati possa essere considerata in qualche modo reticente per eludere il dettato dell'articolo 68 della Costituzione, così ravvisando gli estremi di un fumus persecutionis a carico del parlamentare in questione.»
Alla fine è passata la linea di difesa del senatore Azzollini e la Giunta ha respinto a maggioranza la richiesta avanzata dalla Procura di Trani.