Laureati: migliora la condizione occupazionale
Ma cresce la disoccupazione di 4 punti percentuale nel 2013
giovedì 1 maggio 2014
7.47
Con il trascorrere del tempo la condizione occupazionale dei neolaureati tende a migliorare. È uno, forse l'unico, dei dati positivi emersi dal XVI Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati (riferito all'anno 2013), che quest'anno ha coinvolto quasi 450 mila laureati post-riforma di tutti i 64 atenei aderenti al Consorzio.
Infatti, secondo i dati raccolti, a cinque anni dal conseguimento del titolo, la disoccupazione si attesta su valori inferiori al 10% (8% per i laureati di primo livello, 8,5 per i magistrali e 5 per quelli a ciclo unico), a prescindere dal tipo di laurea, nonostante l'area della disoccupazione sia in aumento (+2 punti per i triennali, +3 punti per i magistrali), tranne per i laureati a ciclo unico (meno 0,5 punti).
Confortante anche i risultati dell'occupazione a 5 anni: 89% per i laureati triennali, 87% per i laureati magistrali e 90% per i magistrali a ciclo unico. Cresce anche la stabilità del lavoro nel lungo periodo: a cinque anni quasi 80 occupati su 100 tra triennali e magistrali a ciclo unico, oltre 70 tra i magistrali biennali.
Purtroppo, i dati più specifici riferiti al tasso di disoccupazione nel 2013 non sono confortanti: la percentuale aumenta rispetto al 2012 di quasi 4 punti (dal 23% al 26,5%) fra i laureati triennali che non risultano iscritti ad un altro corso di laurea, mentre tra i laureati magistrali passa dal 21% al 23% (il tasso di disoccupazione cresce dal 21% al 25% anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza).
Di contro, crolla ancora l'occupazione di ben 4 punti percentuale per i laureati magistrali (66% rispetto al 70% del 2012), addirittura di 9 punti per quelli a ciclo unico (57% nel 2013). I laureati a ciclo unico risultano penalizzati da questo tipo di confronto perché figurano frequentemente impegnati in attività formative non retribuite.
La stabilità del lavoro segue nel 2013 la parabola discendente dell'occupazione: rispetto all'indagine 2008, la stabilità lavorativa é scesa di 10 punti tra i triennali, 5 punti tra i magistrali e solo di 3 punti tra i colleghi a ciclo unico. Secondo AlmaLaurea, questo crollo è stato determinato dalla "estinzione" dei contratti a tempo indeterminato e dalla diffusione delle attività di tipo autonomo, in particolare imprenditoriale.
Peraltro, negli ultimi cinque anni sono aumentati i lavori non regolamentati da alcun contratto di lavoro (più 5 punti per ogni tipo di corso di laurea). Il lavoro nero nel 2013 riguarda l'8% dei laureati di primo livello, il 9% per i magistrali e il 13% per quelli a ciclo unico.
In calo anche le retribuzioni, considerato che ad un anno dalla laurea si attestano intorno ai 1.000 euro netti mensili: 1.003 euro per il primo livello, 1.038 euro per i magistrali, 970 euro per i magistrali a ciclo unico. Rispetto all'ultimo quinquennio (2008-2013) le retribuzioni reali sono diminuite del 20% circa per tutte e tre le lauree.
Con il passare del tempo dal conseguimento del titolo, la forchetta Nord-Sud per il differenziale occupazionale tende a ridimensionarsi, nonostante il divario sia ancora superiore al 10% (il 12%): ad un anno dalla laurea, sono più elevati i guadagni mensili netti dei laureati che lavorano al Nord (1.070 euro) rispetto ai loro colleghi del Mezzogiorno (860 euro).
Infatti, secondo i dati raccolti, a cinque anni dal conseguimento del titolo, la disoccupazione si attesta su valori inferiori al 10% (8% per i laureati di primo livello, 8,5 per i magistrali e 5 per quelli a ciclo unico), a prescindere dal tipo di laurea, nonostante l'area della disoccupazione sia in aumento (+2 punti per i triennali, +3 punti per i magistrali), tranne per i laureati a ciclo unico (meno 0,5 punti).
Confortante anche i risultati dell'occupazione a 5 anni: 89% per i laureati triennali, 87% per i laureati magistrali e 90% per i magistrali a ciclo unico. Cresce anche la stabilità del lavoro nel lungo periodo: a cinque anni quasi 80 occupati su 100 tra triennali e magistrali a ciclo unico, oltre 70 tra i magistrali biennali.
Purtroppo, i dati più specifici riferiti al tasso di disoccupazione nel 2013 non sono confortanti: la percentuale aumenta rispetto al 2012 di quasi 4 punti (dal 23% al 26,5%) fra i laureati triennali che non risultano iscritti ad un altro corso di laurea, mentre tra i laureati magistrali passa dal 21% al 23% (il tasso di disoccupazione cresce dal 21% al 25% anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza).
Di contro, crolla ancora l'occupazione di ben 4 punti percentuale per i laureati magistrali (66% rispetto al 70% del 2012), addirittura di 9 punti per quelli a ciclo unico (57% nel 2013). I laureati a ciclo unico risultano penalizzati da questo tipo di confronto perché figurano frequentemente impegnati in attività formative non retribuite.
La stabilità del lavoro segue nel 2013 la parabola discendente dell'occupazione: rispetto all'indagine 2008, la stabilità lavorativa é scesa di 10 punti tra i triennali, 5 punti tra i magistrali e solo di 3 punti tra i colleghi a ciclo unico. Secondo AlmaLaurea, questo crollo è stato determinato dalla "estinzione" dei contratti a tempo indeterminato e dalla diffusione delle attività di tipo autonomo, in particolare imprenditoriale.
Peraltro, negli ultimi cinque anni sono aumentati i lavori non regolamentati da alcun contratto di lavoro (più 5 punti per ogni tipo di corso di laurea). Il lavoro nero nel 2013 riguarda l'8% dei laureati di primo livello, il 9% per i magistrali e il 13% per quelli a ciclo unico.
In calo anche le retribuzioni, considerato che ad un anno dalla laurea si attestano intorno ai 1.000 euro netti mensili: 1.003 euro per il primo livello, 1.038 euro per i magistrali, 970 euro per i magistrali a ciclo unico. Rispetto all'ultimo quinquennio (2008-2013) le retribuzioni reali sono diminuite del 20% circa per tutte e tre le lauree.
Con il passare del tempo dal conseguimento del titolo, la forchetta Nord-Sud per il differenziale occupazionale tende a ridimensionarsi, nonostante il divario sia ancora superiore al 10% (il 12%): ad un anno dalla laurea, sono più elevati i guadagni mensili netti dei laureati che lavorano al Nord (1.070 euro) rispetto ai loro colleghi del Mezzogiorno (860 euro).