Ladro di rame. Condannato e rimesso in libertà

Il processo per direttissima al Tribunale di Trani. L'arresto nella zona industriale dove il 43enne era entrato in azione

venerdì 11 novembre 2016 0.46
Scoperto, inseguito e infine catturato dalla Guardia di Finanza della Tenenza di Molfetta. Il 26 ottobre il processo per direttissima, la condanna e il rilascio in libertà.

È questa la parabola di questa vicenda che inizia nella notte tra il 25 e il 26 ottobre scorso quando nella zona industriale di Molfetta, abitazioni e aziende, compreso un distributore di carburante, furono interessate da un blackout elettrico a causa - come si è scoperto successivamente - del furto di rame da alcuni tralicci.

Le Fiamme Gialle trovarono alcuni cavi tranciati, appurando che era rubata un'intera linea di conduzione. Durante il controllo fu notata la presenza sospetta di una Fiat Multipla, con tre persone a bordo due delle quali, alla vista dei militari, fuggirono a piedi nei campi circostanti. Il conducente della vettura, dopo essersi disfatto del carico che aveva a bordo, tentò di scappare ma fu raggiunto e bloccato dai finanzieri nei pressi dell'accesso alla strada provinciale Molfetta-Bisceglie.

Giuseppe Delvecchio, di 43 anni, nato a Bitonto e residente a Giovinazzo, fu arrestato e, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, posto agli arresti domiciliari con l'accusa di furto aggravato. La refurtiva recuperata, pari a circa 2 quintali di rame, insieme con l'auto e con tutto il materiale da scasso rinvenuto nella vettura, furono sottoposti a sequestro penale.

L'uomo, che ha immediatamente ammesso la propria responsabilità in ordine al furto, è stato poi processato per direttissima dal Tribunale di Trani per il solo reato di furto (e non di ricettazione, nda) e condannato dal giudice Laura Cantore ma, «stante lo stato di sostanziale incensuratezza» al 43enne è stata concessa la sospensione condizionale della pena ed è stato subito rimesso in libertà al termine del processo.

«Il gesto - ha spiegato il penalista Mario Mongelli, difensore dell'imputato - è stato compiuto perché l'uomo, che sin da subito ha ammesso le proprie responsabilità, si trova in una situazione di estrema difficoltà economica».