Ladri di pappagalli: un business sempre più fiorente
Si arrampicano sugli alberi e rubano i piccoli. Al mercato nero ognuno ha un valore di 80 euro
martedì 12 maggio 2020
Si sono arrampicati su alcuni alberi per rubare dai nidi i piccoli di pappagallo. Ci sono anche a Molfetta colonie di parrocchetti monaco, la sola specie ad essere stabilmente nidificante in Italia, su cui - negli ultimi tempi - è cresciuto l'interesse della criminalità per il business della vendita al mercato nero.
«Il furto è stato messo a segno l'8 maggio scorso - racconta Pasquale Salvemini del WWF -. Due ladri arrampicatori, di certo degli specialisti che hanno agito su commissione con un terzo complice che faceva da palo, sono saliti su alcuni abeti presenti nel giardino della scuola dell'infanzia Gianni Rodari di via Togliatti allo scopo di prelevare abusivamente nidiacei di parrocchetti monaco», ovvero i piccoli di pappagallo dopo la schiusa delle uova.
Per impossessarsene i malfattori hanno recuperato non solo i piccoli dai nidi, ma anche le uova, la cui schiusa normalmente avviene fra la fine aprile e l'inizio di giugno. «Questi furti - dice ancora - danneggiano l'aspetto naturale perché colpiscono i riproduttori in fase di cova, lasciando i piccoli morire da soli. E purtroppo l'episodio di Molfetta non rappresenta un caso isolato: in passato si sono verificati casi simili anche a Bari, Bisceglie e Bitonto».
Sul furto, commesso con premeditazione, sono in corso serrate indagini da parte dei Carabinieri Cites di Bari, deputati a contrastare il traffico di specie protette in Italia. «Il traffico illegale di questi animali - va avanti Salvemini - si affianca a quello dei cardellini. In quest'ultimo caso, piuttosto che l'arrampicata, si predilige la colla per la cattura dei topi oppure le reti. Alla fine, però, soni decine gli uccelli che purtroppo non riescono a sopravvivere».
«Una volta catturati - spiega ancora - i piccoli vengono alimentati allo stecco per poi, dopo 4 mesi, essere venduti ad 80 euro cadauno. Per i cardellini, invece, il costo si aggira mediamente attorno ai 25 euro cadauno». Per questi volatili il centro del mercato nero è il grande parcheggio dello stadio San Nicola di Bari. Ma non solo: in alcuni casi il business si sposta anche presso negozianti di animali compiacenti senza alcuno scrupolo.
«È bene ricordare - conclude Salvemini - che sono previste sanzioni, amministrative e penali, per tutti coloro i quali non sono in possesso della documentazione Cites, che, ancor oggi, rappresenta uno dei più importanti strumenti normativi sul commercio delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione.
«Il furto è stato messo a segno l'8 maggio scorso - racconta Pasquale Salvemini del WWF -. Due ladri arrampicatori, di certo degli specialisti che hanno agito su commissione con un terzo complice che faceva da palo, sono saliti su alcuni abeti presenti nel giardino della scuola dell'infanzia Gianni Rodari di via Togliatti allo scopo di prelevare abusivamente nidiacei di parrocchetti monaco», ovvero i piccoli di pappagallo dopo la schiusa delle uova.
Per impossessarsene i malfattori hanno recuperato non solo i piccoli dai nidi, ma anche le uova, la cui schiusa normalmente avviene fra la fine aprile e l'inizio di giugno. «Questi furti - dice ancora - danneggiano l'aspetto naturale perché colpiscono i riproduttori in fase di cova, lasciando i piccoli morire da soli. E purtroppo l'episodio di Molfetta non rappresenta un caso isolato: in passato si sono verificati casi simili anche a Bari, Bisceglie e Bitonto».
Sul furto, commesso con premeditazione, sono in corso serrate indagini da parte dei Carabinieri Cites di Bari, deputati a contrastare il traffico di specie protette in Italia. «Il traffico illegale di questi animali - va avanti Salvemini - si affianca a quello dei cardellini. In quest'ultimo caso, piuttosto che l'arrampicata, si predilige la colla per la cattura dei topi oppure le reti. Alla fine, però, soni decine gli uccelli che purtroppo non riescono a sopravvivere».
«Una volta catturati - spiega ancora - i piccoli vengono alimentati allo stecco per poi, dopo 4 mesi, essere venduti ad 80 euro cadauno. Per i cardellini, invece, il costo si aggira mediamente attorno ai 25 euro cadauno». Per questi volatili il centro del mercato nero è il grande parcheggio dello stadio San Nicola di Bari. Ma non solo: in alcuni casi il business si sposta anche presso negozianti di animali compiacenti senza alcuno scrupolo.
«È bene ricordare - conclude Salvemini - che sono previste sanzioni, amministrative e penali, per tutti coloro i quali non sono in possesso della documentazione Cites, che, ancor oggi, rappresenta uno dei più importanti strumenti normativi sul commercio delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione.