LAC: ennesimo esposto in Procura

Nel mirino finisce il depuratore

venerdì 18 settembre 2015 11.49
La LAC Puglia dopo alcuni mesi torna, ancora una volta, in Procura a Trani. Nei giorni scorsi, infatti, ha presentato un ulteriore esposto per denunciare il "solito" sbocco del depuratore di Molfetta che sfocia nell'oasi di protezione di Torre Calderina.
Durante la costante attività di controllo da parte dei volontari della LAC Puglia nei giorni scorsi è stata notata nuovamente la presenza di forte concentrazione di schiuma e fanghi allo sbocco in mare del depuratore di Molfetta. Una chiazza scura e schiuma in mare che si estendevano per diverse centinaia di metri sia a valle sia a monte dello sbocco. Oltre alla schiuma, si avvertiva un terribile odore che in più occasioni ha creato non pochi problemi alle vie respiratorie dei presenti in zona.

Allertate immediatamente la locale Capitaneria di Porto nonché il CFS (Corpo Forestale dello Stato) di Ruvo di Puglia che si occupa della vicenda.
Proprio in questi giorni si registra su quel tratto di costa un importante flusso migratorio con la conseguente sosta di uccelli come aironi, cicogne, falchi di palude, fenicotteri, sterne per rifocillarsi e per riposarsi dopo estenuanti rotte migratorie. Si sottolinea, inoltre, come proprio quell'area sia utilizzata spesso dal fratino come area di alimentazione.

«È sconcertante – afferma Pasquale Salvemini, delegato regionale della LAC - che proprio in quella zona ci siano diversi pescatori che, incuranti del problema, continuano a posizionare reti da pesca a soli pochi metri dallo sbocco e che gran parte di quel pesce venga venduto nei pressi del mercato ittico comunale su bancarelle abusive. Anche questa situazione è stata documentata da filmati video effettuati dai volontari dell'associazione ambientalista».

«Molfetta – aggiunge Salvemini – non ha bisogno di una condotta sottomarina per cancellare d'un botto la "vergogna" ma di un efficiente impianto di depurazione. Quella fiumana d'acqua "opportunamente depurata" potrebbe essere usata in maniera più utile in agricoltura, evitando l'ennesimo spreco di denaro pubblico».