La stazione, viaggio nella terra di nessuno. Ma è davvero così?

Le aggressioni ad un 14enne e ad un 18enne e la presenza di una baby gang riaccendono le polemiche. Le indagini proseguono

mercoledì 27 gennaio 2021 10.14
A cura di Nicola Miccione
L'aggressione ad un 14enne epilettico e a un 18enne, l'allarme della mamma di quest'ultimo diffuso attraverso i mass media, la presenza di una baby gang. Che sta succedendo attorno alla stazione ferroviaria di Molfetta? Gli ultimi casi hanno portato all'attenzione una situazione di degrado. Ma è davvero così?

Il mese di gennaio ha portato con sé una recrudescenza di casi di microcriminalità (un 14enne affetto da epilessia colpito violentemente da un uomo dinanzi ad un Open Shop ed un 18enne - ma su quest'episodio i Carabinieri non confermano - terrorizzato da una baby gang composta da diversi elementi di età compresa tra gli 8 e i 10 anni) che hanno lasciato il segno fra i residenti della zona. E soprattutto fra coloro i quali - e sono tanti - utilizzano il treno per spostarsi.

Non bastassero questi episodi, la stazione ferroviaria in questione è finita sotto i riflettori per il ritrovamento del corpo di un uomo di 58 anni, ormai privo di vita, a giugno 2020, e per altre aggressioni avvenute negli anni passati. Agli occhi di chiunque, quindi, la porta di accesso a Molfetta per chi arriva in treno, arricchita da una nuova velostazione, un'area dove poter parcheggiare le bici, sarebbe una zona disagiata, in mano a baby delinquenti e degrado. Ma è proprio così?

Davvero quello attorno alla stazione ferroviaria è un territorio a rischio, i cui abitanti si sono rassegnati a sottomettersi al degrado e alla criminalità? Nel corso di alcune sere abbiamo passeggiato all'interno ed all'esterno dello scalo. Al di là del via vai di viaggiatori (non tanti per la verità, anche a causa delle recenti e più stringenti restrizioni adottate dal governo, nda) noti immediatamente la presenza di chi chiede (un uomo di mezza età) «1 euro, anche 50 centesimi».


Fra piazza Moro e i due binari (in particolar modo il primo, nda) ci sono vari personaggi, probabilmente già apparsi negli album segnaletici delle forze dell'ordine. Discutono tra loro. Vanno avanti e indietro. Della baby gang, però, quella che ha aggredito un 18enne nel sottopasso ferroviario, nessuna traccia. «Evidentemente il freddo ed i controlli - riferiscono fonti inquirenti - sono serviti ad allontanare questi malintenzionati», che sfuggono all'attenzione delle loro famiglie.

In giro, inoltre, si notano soprattutto auto di pattuglia della Sezione Radiomobile della Compagnia di Molfetta e della Polizia Locale e intanto, attraverso i filmati di sorveglianza prossimi al sottopassaggio ferroviario, procedono le indagini a caccia degli autori degli episodi, probabilmente ragazzini, non potendo escludersi qualche sorpresa. Insomma, si nota la volontà di mettere fine a questo periodo oscuro e sembra qui intravedersi la mano del capitano Francesco Iodice.

Fare squadra. È questa la parola d'ordine se si vuole strappare dal degrado la stazione ferroviaria di Molfetta e, più in generale, la zona circostante e il sottopasso che collega il centro città con i quartieri di nuova espansione. Le forze dell'ordine mantengono un'attenzione costante, in questo momento è molto importante la prevenzione. È nell'interesse di tutti. La stazione è la porta di Molfetta. Una zona gestita da Rete Ferroviaria Italiana, ma con vasto passaggio pubblico.

Il controllo è stato costante negli ultimi giorni, nessuno è rimasto chiuso in auto. Gli occhi dei cittadini sono preziosissimi, alla pari di quelli delle telecamere di videosorveglianza. Al di là di questo, però, «c'è tutta una questione sociale - le parole della mamma del 18enne aggredito - che andrebbe approfondita».