La musica per omaggiare Francesca Carabellese. Ieri sera concerto a Molfetta
Momenti di grande commozione nel ricordo della violinista scomparsa il 18 marzo
giovedì 25 aprile 2024
13.18
"Si vis amari, ama", se vuoi essere amato, ama: una massima dell'autore latino Seneca. Ci sono stati giorni in cui questa frase era solo uno stato di WhatsApp, una di quelle piccole sequele di parole che scorrono nelle rubriche quando si cerca un contatto: in questo caso, il biglietto da visita di una donna che aveva dedicato tutta la vita alla musica del suo violino.
E ci sono poi giorni, in cui quella stessa frase è diventata un monito, un testamento spirituale, una sorta di eredità simbolica alla cui potenza dedicare una serata intera. Una serata di musica, commozione, ricordo, destinata a non restare isolata. Il solco, amarissimo, tra questi giorni è segnato da una dipartita crudele, dolorosa, incomprensibile come può essere quella della violinista molfettese Francesca Carabellese, Primo Violino di Spalla dell'Orchestra Filarmonica Pugliese, scomparsa prematuramente per un tumore il 18 marzo 2024, all'età di 51 anni.
L'ondata di commozione che ha travolto la città, nonché il mondo della musica dove la violinista aveva brillato per molti anni, ha continuato a mulinare inesausta tra coloro che avevano conosciuto Francesca, al punto da considerare doveroso un omaggio nei suoi confronti: è questo il senso del concerto "Si vis amari, ama" che l'Orchestra Filarmonica Pugliese ha tenuto mercoledì 24 aprile nel Parco della Musica Sant'Achille alla presenza di una folta platea di persone, richiamate dal comune ricordo della musicista scomparsa, come se fossero state ammaliate dalla musica di un flauto magico. L'Orchestra è stata accompagnata anche dalle voci del coro "I figli di Don Salvatore" e da quella del soprano Antonella Giovine.
Prima del concerto, è stata scoperta la targa commemorativa in memoria di Francesca Carabellese, a cui è stata dedicata la sala utilizzata per le prove dell'Orchestra Filarmonica Pugliese nel complesso di Sant'Achille.
"Abbiamo cercato di fare qualcosa del nostro dolore", sono state le parole commosse del presidente dell'Orchestra Filarmonica Pugliese, Laura Grazia Bienna. Parole che hanno aperto il concerto, durante il quale sono state raccolte donazioni a favore dell'Associazione LILT; l'intento della serata, quel trasformare il dolore in qualcosa di meno straziante, è stato evidente nel colpo d'occhio di fiocchetti e abiti nelle nuance del rosa, colore della prevenzione e cura dei tumori nelle donne.
Il repertorio portato in scena è un affresco di aneddoti, ricordi, note, il cui filo comune è la stessa Francesca Carabellese, la cui presenza aleggia per tutto il concerto, discreta, modesta, ma impossibile da ignorare come era stata in vita. A presentare i brani, le voci dei musicisti dell'orchestra, del Direttore Stabile Giovanni Minafra, del Direttore Artistico Giacomo Piepoli, spesso velate di lacrime e frenata commozione per una perdita ancora freschissima. Solo il 17 febbraio infatti, un mese prima della morte, la violinista si era esibita nella stessa sala con l'Orchestra, quella che considerava la sua famiglia adottiva: la stessa che sceglie di renderle onore con un bouquet di brani e arie che Francesca ha eseguito e amato perdutamente nella sua breve esistenza.
La serata si apre con l'Intermezzo di Cavalleria Rusticana, il brano di apertura del Concerto Sol dell'Alba, evento preferito di Francesca Carabellese; prosegue tra le note sacre dell'Ave verum corpus di Mozart, in ricordo simbolico del concerto tenuto a Salisburgo quando la violinista era già ammalata, ma aveva voluto disperatamente esserci; continua con la struggente preghiera laica dell'Hallelujah di Leonard Cohen, scelta da Francesca stessa per il Concerto del Sol dell'Alba con l'intento di far cantare tutti i presenti. Il magone è quasi inevitabile con l'aria "Vissi d'arte" tratta dalla Tosca di Puccini, i cui versi sembrano richiamare la parabola della vita di Francesca che, ricordata per il suo carattere mite e disponibile, non aveva davvero "fatto male ad anima viva".
Sul finale, con un solo afflato di note e voci, viene eseguito il brano composto dal M° Minafra intitolato "A Francy", con testo di Laura Bienna che ha utilizzato molte delle frasi che la stessa Francesca amava ripetere nelle sue conversazioni: il canto angosciato degli strumenti, anche loro quasi impazziti per il dolore, e la litania stravolta del coro, che invoca l'amica scomparsa, si spezza in note più allegre, andanti, cariche della speranza che il violino di Francesca non si sia stato messo a tacere dalla morte, ma che invece abbia solo trovato palchi celesti più grandi e immensi in cui risuonare.
"Nella fantasia" di Ennio Morricone chiude la serata, evocando quella straordinaria capacità dell'essere umano di immaginare e sognare oltre ogni scenario luttuoso e triste: una capacità da sempre magnificata e amplificata dalla musica, capace di trascinare la mente in vortici eterni di bellezza e meraviglia, incapaci di scolorire con il tempo. E in essi, in quella stessa bellezza e meraviglia tessute dal potere della musica, si può essere certi che Francesca Carabellese resterà immutata e intoccabile, non piegata dalla morte o dalla sofferenza.
Immortale come la musica che amava.
E ci sono poi giorni, in cui quella stessa frase è diventata un monito, un testamento spirituale, una sorta di eredità simbolica alla cui potenza dedicare una serata intera. Una serata di musica, commozione, ricordo, destinata a non restare isolata. Il solco, amarissimo, tra questi giorni è segnato da una dipartita crudele, dolorosa, incomprensibile come può essere quella della violinista molfettese Francesca Carabellese, Primo Violino di Spalla dell'Orchestra Filarmonica Pugliese, scomparsa prematuramente per un tumore il 18 marzo 2024, all'età di 51 anni.
L'ondata di commozione che ha travolto la città, nonché il mondo della musica dove la violinista aveva brillato per molti anni, ha continuato a mulinare inesausta tra coloro che avevano conosciuto Francesca, al punto da considerare doveroso un omaggio nei suoi confronti: è questo il senso del concerto "Si vis amari, ama" che l'Orchestra Filarmonica Pugliese ha tenuto mercoledì 24 aprile nel Parco della Musica Sant'Achille alla presenza di una folta platea di persone, richiamate dal comune ricordo della musicista scomparsa, come se fossero state ammaliate dalla musica di un flauto magico. L'Orchestra è stata accompagnata anche dalle voci del coro "I figli di Don Salvatore" e da quella del soprano Antonella Giovine.
Prima del concerto, è stata scoperta la targa commemorativa in memoria di Francesca Carabellese, a cui è stata dedicata la sala utilizzata per le prove dell'Orchestra Filarmonica Pugliese nel complesso di Sant'Achille.
"Abbiamo cercato di fare qualcosa del nostro dolore", sono state le parole commosse del presidente dell'Orchestra Filarmonica Pugliese, Laura Grazia Bienna. Parole che hanno aperto il concerto, durante il quale sono state raccolte donazioni a favore dell'Associazione LILT; l'intento della serata, quel trasformare il dolore in qualcosa di meno straziante, è stato evidente nel colpo d'occhio di fiocchetti e abiti nelle nuance del rosa, colore della prevenzione e cura dei tumori nelle donne.
Il repertorio portato in scena è un affresco di aneddoti, ricordi, note, il cui filo comune è la stessa Francesca Carabellese, la cui presenza aleggia per tutto il concerto, discreta, modesta, ma impossibile da ignorare come era stata in vita. A presentare i brani, le voci dei musicisti dell'orchestra, del Direttore Stabile Giovanni Minafra, del Direttore Artistico Giacomo Piepoli, spesso velate di lacrime e frenata commozione per una perdita ancora freschissima. Solo il 17 febbraio infatti, un mese prima della morte, la violinista si era esibita nella stessa sala con l'Orchestra, quella che considerava la sua famiglia adottiva: la stessa che sceglie di renderle onore con un bouquet di brani e arie che Francesca ha eseguito e amato perdutamente nella sua breve esistenza.
La serata si apre con l'Intermezzo di Cavalleria Rusticana, il brano di apertura del Concerto Sol dell'Alba, evento preferito di Francesca Carabellese; prosegue tra le note sacre dell'Ave verum corpus di Mozart, in ricordo simbolico del concerto tenuto a Salisburgo quando la violinista era già ammalata, ma aveva voluto disperatamente esserci; continua con la struggente preghiera laica dell'Hallelujah di Leonard Cohen, scelta da Francesca stessa per il Concerto del Sol dell'Alba con l'intento di far cantare tutti i presenti. Il magone è quasi inevitabile con l'aria "Vissi d'arte" tratta dalla Tosca di Puccini, i cui versi sembrano richiamare la parabola della vita di Francesca che, ricordata per il suo carattere mite e disponibile, non aveva davvero "fatto male ad anima viva".
Sul finale, con un solo afflato di note e voci, viene eseguito il brano composto dal M° Minafra intitolato "A Francy", con testo di Laura Bienna che ha utilizzato molte delle frasi che la stessa Francesca amava ripetere nelle sue conversazioni: il canto angosciato degli strumenti, anche loro quasi impazziti per il dolore, e la litania stravolta del coro, che invoca l'amica scomparsa, si spezza in note più allegre, andanti, cariche della speranza che il violino di Francesca non si sia stato messo a tacere dalla morte, ma che invece abbia solo trovato palchi celesti più grandi e immensi in cui risuonare.
"Nella fantasia" di Ennio Morricone chiude la serata, evocando quella straordinaria capacità dell'essere umano di immaginare e sognare oltre ogni scenario luttuoso e triste: una capacità da sempre magnificata e amplificata dalla musica, capace di trascinare la mente in vortici eterni di bellezza e meraviglia, incapaci di scolorire con il tempo. E in essi, in quella stessa bellezza e meraviglia tessute dal potere della musica, si può essere certi che Francesca Carabellese resterà immutata e intoccabile, non piegata dalla morte o dalla sofferenza.
Immortale come la musica che amava.