La memoria del viaggio nel racconto degli studenti a Trieste
Concluso il percorso dei 40 ragazzi di tutti gli istituti scolastici della città promosso e finanziato dal Comune di Molfetta
giovedì 19 marzo 2015
7.10
«Non si dimentica ciò che si vede». Lo ha scritto uno studente sul libro dei visitatori del Magazzino 18, l'ultima tappa del Viaggio della Memoria a Trieste che l'amministrazione comunale ha organizzato e finanziato per la rete delle scuole superiori della città. Tre giorni intensi, dal 15 al 17 marzo, per i 40 ragazzi di tutti gli istituti, accompagnati dai docenti e dagli assessori Betta Mongelli e Giovanni Abbattista.
«Abbiamo portato in viaggio per il secondo anno gli studenti per vivere un percorso di conoscenza diretta dei luoghi della nostra storia contemporanea e fare memoria. Ricordare e ripudiare ancora la vergogna della Shoah e dei massacri di ebrei e prigionieri politici che si perpetrarono nella Risiera di San Sabba a Trieste, ma anche entrare nelle trincee del fronte del Carso della Grande Guerra e nel Magazzino 18 nel porto di Trieste dove sono ammassate le masserizie dei profughi del grande esodo giuliano istriano dalmata». Spiega il sindaco Paola Natalicchio.
I ragazzi sono stati protagonisti anche della sperimentazione di un racconto social in tempo reale del viaggio. Con l'hashtag #lamemoriadelviaggio ciascuno dal suo profilo facebook, istagram o twitter ha fotografato e condiviso il proprio punto di vista anche con i compagni di classe rimasti a casa. Le foto e i post sono stati aggregati e pubblicati sul sito internet del Comune di Molfetta (http://www.comune.molfetta.ba.it/newssititematici/la-memoria-del-viaggio/).
«I ragazzi sono stati straordinari – aggiunge l'assessore alla cultura Betta Mongelli – si sono accostati con grande interesse e attenzione all'orrore e all'insensatezza della guerra, di ogni guerra. Il clima è stato buono e gli studenti si sono amalgamati in un unico gruppo che ha percorso instancabile per ore, anche sotto la pioggia, le trincee del Carso fino al sacrario di Redipuglia, lì dove oggi sono sepolti tanti ragazzi come loro, che insensatamente, un secolo fa, hanno perso la vita su tutti i fronti di quell'inutile bagno di sangue che fu la Grande Guerra. La cultura della nonviolenza si apprende anche così. Il senso di Ungaretti, impegnato su quel fronte, quello della sua poetica si impara anche così, fermandosi sotto un ceppo per recitarne alcuni versi. Sono stati temi già affrontati proprio con gli studenti nella giornata di studi 'Conoscere la grande guerra per ripudiare tutte le guerre' ma essere lì è stato diverso ed entusiasmante».
Infine il Magazzino 18 nel porto di Trieste che raccoglie 1600 metri cubi di masserizie, mobili e oggetti di vita quotidiana lasciati o mai ritirati dalle famiglie internate nei campi profughi o costretti ad abbandonare le proprie case dopo l'occupazione delle truppe jugoslave del generale Tito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
«Con Paolo Delbello, direttore dell'IRCI (Istituto Regionale per la Cultura Istriana) - conclude l'assessore - abbiamo toccato con mano un altro pezzo della storia del nostro Paese e ascoltato la sua testimonianza di figlio di una famiglia di profughi che ha trovato la forza per ricominciare, duramente, ma ricominciare. Un racconto che ci ha riportato alla tragedia degli Esodi, di ogni esodo che impone a un popolo di strappare le radici. Ieri l'esodo Giuliano istriano dalmata, oggi gli esodi degli ultimi della terra, che approdano in Italia con un carico di speranze a cui troppo spesso non riusciamo a dare risposte».
Oltre al racconto virtuale che ha accompagnato il viaggio, gli studenti che hanno partecipato saranno presto chiamati a raccontare questa esperienza in un incontro pubblico con gli studenti che non hanno partecipato perché la memoria del viaggio non resti un fatto individuale ma un patrimonio collettivo per la città.
«Abbiamo portato in viaggio per il secondo anno gli studenti per vivere un percorso di conoscenza diretta dei luoghi della nostra storia contemporanea e fare memoria. Ricordare e ripudiare ancora la vergogna della Shoah e dei massacri di ebrei e prigionieri politici che si perpetrarono nella Risiera di San Sabba a Trieste, ma anche entrare nelle trincee del fronte del Carso della Grande Guerra e nel Magazzino 18 nel porto di Trieste dove sono ammassate le masserizie dei profughi del grande esodo giuliano istriano dalmata». Spiega il sindaco Paola Natalicchio.
I ragazzi sono stati protagonisti anche della sperimentazione di un racconto social in tempo reale del viaggio. Con l'hashtag #lamemoriadelviaggio ciascuno dal suo profilo facebook, istagram o twitter ha fotografato e condiviso il proprio punto di vista anche con i compagni di classe rimasti a casa. Le foto e i post sono stati aggregati e pubblicati sul sito internet del Comune di Molfetta (http://www.comune.molfetta.ba.it/newssititematici/la-memoria-del-viaggio/).
«I ragazzi sono stati straordinari – aggiunge l'assessore alla cultura Betta Mongelli – si sono accostati con grande interesse e attenzione all'orrore e all'insensatezza della guerra, di ogni guerra. Il clima è stato buono e gli studenti si sono amalgamati in un unico gruppo che ha percorso instancabile per ore, anche sotto la pioggia, le trincee del Carso fino al sacrario di Redipuglia, lì dove oggi sono sepolti tanti ragazzi come loro, che insensatamente, un secolo fa, hanno perso la vita su tutti i fronti di quell'inutile bagno di sangue che fu la Grande Guerra. La cultura della nonviolenza si apprende anche così. Il senso di Ungaretti, impegnato su quel fronte, quello della sua poetica si impara anche così, fermandosi sotto un ceppo per recitarne alcuni versi. Sono stati temi già affrontati proprio con gli studenti nella giornata di studi 'Conoscere la grande guerra per ripudiare tutte le guerre' ma essere lì è stato diverso ed entusiasmante».
Infine il Magazzino 18 nel porto di Trieste che raccoglie 1600 metri cubi di masserizie, mobili e oggetti di vita quotidiana lasciati o mai ritirati dalle famiglie internate nei campi profughi o costretti ad abbandonare le proprie case dopo l'occupazione delle truppe jugoslave del generale Tito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
«Con Paolo Delbello, direttore dell'IRCI (Istituto Regionale per la Cultura Istriana) - conclude l'assessore - abbiamo toccato con mano un altro pezzo della storia del nostro Paese e ascoltato la sua testimonianza di figlio di una famiglia di profughi che ha trovato la forza per ricominciare, duramente, ma ricominciare. Un racconto che ci ha riportato alla tragedia degli Esodi, di ogni esodo che impone a un popolo di strappare le radici. Ieri l'esodo Giuliano istriano dalmata, oggi gli esodi degli ultimi della terra, che approdano in Italia con un carico di speranze a cui troppo spesso non riusciamo a dare risposte».
Oltre al racconto virtuale che ha accompagnato il viaggio, gli studenti che hanno partecipato saranno presto chiamati a raccontare questa esperienza in un incontro pubblico con gli studenti che non hanno partecipato perché la memoria del viaggio non resti un fatto individuale ma un patrimonio collettivo per la città.