La marineria incontra il vice presidente della Commissione pesca del Parlamento europeo
Sanzioni, "problema" tonni, burocrazia e iprite al centro della discussione
sabato 9 gennaio 2016
E' una marineria sempre più stanca e scoraggiata quella molfettese ma mai doma, appassionata al proprio lavoro e ancora vogliosa di continuare una tradizione, per quasi tutti di famiglia. "Altrimenti, demoliamo", è il coro, quasi commosso, che si erge dalla platea riunita nella sede dell'associazione armatori da pesca nel mercato ittico all'ingrosso.
Con tanta dignità, immenso orgoglio e voglia di farsi ascoltare, una folta rappresentanza di armatori e associazioni legate al mondo della pesca ha incontrato il vicepresidente alla commissione europea per la pesca, Renata Briano e l'europarlamentare Elena Gentile, all'ascolto della gente di mare di Puglia dal Gargano fino a Monopoli.
La tanta burocrazia: sedici punti, sedici azioni per le quali occorrono ventiquattr'ore e "nel frattempo dobbiamo dormire, mangiare, lavorare, tenere gli occhi aperti", spiega un armatore. Sedici passaggi che, anziché agevolare, mettono i bastoni tra le ruote. Senza tralasciare, per esempio, la fornitura di una cassetta per il pronto soccorso, da rinnovare a più di 500 euro ogni anno, con strumenti sul cui uso nessuno informa e istruisce l'equipaggio.
Ci sono poi i tonni, in aumento, che mangiano il pesce e che accidentalmente finiscono nelle reti di chi non ha la licenza per pescarli perché la licenza, in tutta Italia, spetta a sole dodici imbarcazioni del Mar Tirreno.
"Se peschiamo un tonno, ma arriviamo a prenderne anche quaranta, cinquanta durante la stessa battuta, siamo obbligati a gettarlo in mare perché non possiamo pescarlo, perchè rischiamo multe salatissime, decurtazioni nei punti della patente e della licenza. Allora succede che il tonno, morto, non fa più crescere altro pesce, succede che nel frattempo abbiamo danni ingenti alla reti che spezzano. Oltre il danno la beffa. Piuttosto mi si dica che non posso pescarlo e se lo pesco devo darlo agli anziani nelle case di riposo, ai bambini negli orfanotrofi. Lo faremo volentieri", racconta l'armatore di una lampara.
Altro passaggio riguarda da vicino il porto di Molfetta che, denunciano tutti i presenti, non è più sicuro: la costruzione del nuovo porto ha cambiato il flusso del moto ondoso, attraccare alla banchina è pericoloso "e l'ingresso dall'imboccatura un rebus", precisa un altro dei partecipanti.
Infine, spazio all'iprite che ha causato anche morti.
"Al largo della nostra costa c'è il relitto di una imbarcazione con dei gas di cui nessuno sa nulla. I nostri pescatori rischiano ogni giorno per la sopravvivenza. A causa dell'iprite, poi, ci sono marinai che non possono più vedere il sole, uscire, molti sono morti", è il grido d'allarme.
I due politici hanno promesso di fare subito qualcosa per la pesca "perchè si capisca definitivamente che è un settore fondamentale".
All'incontro ha preso parte anche il sindaco Paola Natalicchio e l'assessore comunale alle pesca Tommaso Spadavecchia.
Con tanta dignità, immenso orgoglio e voglia di farsi ascoltare, una folta rappresentanza di armatori e associazioni legate al mondo della pesca ha incontrato il vicepresidente alla commissione europea per la pesca, Renata Briano e l'europarlamentare Elena Gentile, all'ascolto della gente di mare di Puglia dal Gargano fino a Monopoli.
La tanta burocrazia: sedici punti, sedici azioni per le quali occorrono ventiquattr'ore e "nel frattempo dobbiamo dormire, mangiare, lavorare, tenere gli occhi aperti", spiega un armatore. Sedici passaggi che, anziché agevolare, mettono i bastoni tra le ruote. Senza tralasciare, per esempio, la fornitura di una cassetta per il pronto soccorso, da rinnovare a più di 500 euro ogni anno, con strumenti sul cui uso nessuno informa e istruisce l'equipaggio.
Ci sono poi i tonni, in aumento, che mangiano il pesce e che accidentalmente finiscono nelle reti di chi non ha la licenza per pescarli perché la licenza, in tutta Italia, spetta a sole dodici imbarcazioni del Mar Tirreno.
"Se peschiamo un tonno, ma arriviamo a prenderne anche quaranta, cinquanta durante la stessa battuta, siamo obbligati a gettarlo in mare perché non possiamo pescarlo, perchè rischiamo multe salatissime, decurtazioni nei punti della patente e della licenza. Allora succede che il tonno, morto, non fa più crescere altro pesce, succede che nel frattempo abbiamo danni ingenti alla reti che spezzano. Oltre il danno la beffa. Piuttosto mi si dica che non posso pescarlo e se lo pesco devo darlo agli anziani nelle case di riposo, ai bambini negli orfanotrofi. Lo faremo volentieri", racconta l'armatore di una lampara.
Altro passaggio riguarda da vicino il porto di Molfetta che, denunciano tutti i presenti, non è più sicuro: la costruzione del nuovo porto ha cambiato il flusso del moto ondoso, attraccare alla banchina è pericoloso "e l'ingresso dall'imboccatura un rebus", precisa un altro dei partecipanti.
Infine, spazio all'iprite che ha causato anche morti.
"Al largo della nostra costa c'è il relitto di una imbarcazione con dei gas di cui nessuno sa nulla. I nostri pescatori rischiano ogni giorno per la sopravvivenza. A causa dell'iprite, poi, ci sono marinai che non possono più vedere il sole, uscire, molti sono morti", è il grido d'allarme.
I due politici hanno promesso di fare subito qualcosa per la pesca "perchè si capisca definitivamente che è un settore fondamentale".
All'incontro ha preso parte anche il sindaco Paola Natalicchio e l'assessore comunale alle pesca Tommaso Spadavecchia.