La marijuana cresce nelle case. Boom di piante in orti e balconi

I semi acquistabili su internet, più facili da far germogliare. Ma la legge lo vieta

sabato 25 agosto 2018
Ormai anche le sale delle caserme dei Carabinieri e dei commissariati di Polizia sono diventate delle serre. I sequestri di piante di marijuana sono aumentati. Sono sui balconi, sui terrazzi, ma anche in orti e giardini, coltivate da consumatori-piccoli spacciatori che spesso non sanno di rischiare il carcere.

Secondo il giornalista Luca Natile «il nuovo business del malaffare si chiama cannabis indica, canapa indiana - si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno -. Si estende la superficie di coltura della marijuana che passa dalle piccole piantagioni in serra, sui terrazzi, nei giardini condominiali o anche negli scantinati, create da neofiti del piccolo spaccio fatto in casa alle coltivazioni intensive gestite dalla criminalità, che ha fiutato l'affare».

Dal mese di maggio ad oggi sono state individuate e smantellate nell'area metropolitana barese (a Terlizzi, gestita da un molfettese, ndr) alcune piccole serre di cannabis (una pianta dalle cui infiorescenze essiccate è possibile ottenere la marijuana, ndr). «La coltivazione della droga leggera - sempre secondo Natile - sta lentamente prendendo piede, confortata dai numeri: un giovane su cinque (età compresa tra i 15 ed i 20 anni) oggi si sollazza con la marijuana».

La nuova canapa italiana tira, dunque​, grazie anche alla facilità di accesso ai semi e ai materiali, reperibili senza troppe difficoltà su internet. In fondo bastano quattro elementi (semi, acquistabili attraverso il web, acqua, terra e luce, ndr) ed un piccolo investimento iniziale destinato a produrre frutti remunerativi. «L'erba coltivata in casa - spiega Natile - raggiunge una percentuale di principio attivo, il Thc, che non supera il 4%».

Sul mercato al dettaglio, un grammo di marijuana viene venduto tra gli 8 e i 10 euro. Una pianta, ben «pasciuta», riesce a crescere fino a 3 metri e può produrre 3 etti di infiorescenza, fruttando 3mila euro. Ma dietro questo traffico - destinato a tossicodipendenti, disoccupati, ma anche ex carcerati e minorenni con poca pecunia nelle tasche - fioccano le denunce per coltivazione di sostanze stupefacenti.

Alla fine dell'iter giudiziario, una volta seccate per accertare il quantitativo di sostanza stupefacente presente, da ritrovare nel principio attivo delle cime, le piantine vengono distrutte e bruciate. Ma, come ricordano le forze dell'ordine, il fenomeno è destinato a proseguire. Senza una segnalazione è infatti impossibile intervenire e smascherare le coltivazioni "fai da te", potenzialmente nascoste sotto gli occhi di tutti.

«Dopo anni di massicce campagne antimarijuana a colpi di spot, - conclude Natile - i dati della relazione del Dipartimento Antidroga che guardano al fenomeno a Bari come nel resto d'Italia non sono confortanti. C'è un aumento del 2% che vale doppio in tempo di crisi».