La decadenza del commercio a Molfetta, tra chiusure eccellenti e temporary store
Continua inesorabile la lunga agonia del commercio locale
martedì 30 ottobre 2018
Continua inesorabile la lunga agonia del commercio locale, quello che aveva come punto di riferimento Corso Umberto, per anni definito il "salotto" buono della città.
Sembra non trovare fine e soprattutto soluzioni la crisi vissuta dai commercianti molfettesi, costretti (da ciò che appare sempre più evidente) a chiudere i propri esercizi commerciali, alcuni dei quali storici non solo per i molfettesi, ma anche per forestieri, abituati anche a fare chilometri per comperare un capo di abbigliamento da quel negozio specifico. A nulla sono serviti i tentativi delle amministrazioni comunali ( che in questi anni si sono succedute) di porre rimedio ad una situazione difficile e complessa.
Mettere mano all'arredo urbano o organizzare eventi e manifestazioni non sono stati effettivamente sufficienti per frenare un'emorragia quasi inarrestabile. A distanza di oltre un decennio dall'apertura del primo centro commerciale a Molfetta, sono in molti i commercianti che continuano a vedere nella grande distribuzione il solo ed unico motivo di insuccesso e fallimento. Ed è probabilmente proprio questo uno dei problemi: continuare a considerare i centri commerciali uno spauracchio o addirittura un mostro da eliminare ad ogni costo ha avuto gli effetti contrari.
Molfetta non è stata la solita ad essere accerchiata dalla grande distribuzione, in quanto questo fenomeno (se ancora così vogliamo definirlo) ha riguardato anche altre città, da non ricercare chissà a quale distanza dalla nostra. Bisceglie, Corato, Trani, Bitonto: potremmo dilungarci ancora di più nell'elenco di paesi così vicini a Molfetta da essere irrimediabilmente vicini anche ai centri commerciali presenti sul nostro territorio. Eppure in queste città la decadenza del commercio locale non è così evidente. L'offerta commerciale che queste attività riescono ancora oggi ad esibire è di gran lunga più interessante rispetto a quella dei negozi di Corso Umberto, i quali per fronteggiare la crisi non hanno pensato più di tanto ad abbassare i prezzi.
Eccezion fatta per un primissimo periodo, i prezzi esibiti dagli esercizi commerciali del nostro centro città non sono affatto competitivi. L'offerta dei comuni limitrofi, oltre ad essere talvolta economicamente adeguata, non si scontra con quella della grande distribuzione poiché diversa e in molti casi qualitativamente superiore. La chiusura di quei negozi simbolo di un commercio fiorente oggi rappresenta un colpo d'occhio quasi inaccettabile. Un effetto domino dalle conseguenza disastrose. Pensiamo ad esempio a Trani o addirittura a Bari: grazie alla sopravvivenza di negozi capaci di proporre le grandi firme (i cui incassi, seppur ridimensionati rispetto al passato, rimangono consistenti) è possibile far rimanere in piedi esercizi commerciali dall'offerta più economica. Non c'è una zona specifica di Corso Umberto risparmiata da tale moria, come non c'è un particolare genere commerciale indenne da quella che continuiamo a chiamare "epidemia". Possiamo continuare ad attribuire le cause di questa decadenza a quella crisi economica oggi storicamente superata? E' possibile che le capacità commerciali dei nuovi imprenditori locali siano decisamente sopravvalutate? Sono tante le domande che ci verrebbero in mente, ma altrettanto poche le soluzioni.
Senza nulla togliere ai propositi imprenditoriali di qualcuno, aprire dei "temporary store" (ironia della sorte, più adatti proprio ai centri commerciali) non è la soluzione al problema, ma fa assumere un carattere decisamente transitorio al commercio, non fidelizzando il cliente e al tempo stesso non grantendo lungimiranza e stabilità.
Può invece l'abitudine, sempre più diffusa, di fare shopping on line aver dato il colpo di grazie al commercio locale? La risposta, a dire degli stessi commercianti, è affermativa. Contrastare la distribuzione on-line e porre freno alla consuetudine, soprattutto delle nuove generazioni, di acquistare tutto, in qualsiasi momento ed in qualunque luogo soltanto con un click appare davvero complicato, ma non impossibile. Fondamentalmente la questione non è così differente da quella dei centri commerciali: combattere un fenomeno come questo e pensare di eliminarlo è da folli; imparare a conviverci puntando sulla competitività, l'esperienza, la qualità e magari anche la fidelizzazione del cliente sarebbe sicuramente diverso.
Parallelamente sono tante le iniziative in fase di elaborazione da parte del nuovo Distretto Urbano del Commercio, con sede in Piazza Municipio. Pensato proprio per l'approfondimento di tematiche relative al commercio locale e per restituirne forza e vitalità, presto questo nuovo strumento potrebbe indire corsi specifici, indirizzati a commercianti e piccoli imprenditori, allo scopo di aprire scenari differenti in un settore seppur in crisi, ma ancor ricco di potenzialità.
Sembra non trovare fine e soprattutto soluzioni la crisi vissuta dai commercianti molfettesi, costretti (da ciò che appare sempre più evidente) a chiudere i propri esercizi commerciali, alcuni dei quali storici non solo per i molfettesi, ma anche per forestieri, abituati anche a fare chilometri per comperare un capo di abbigliamento da quel negozio specifico. A nulla sono serviti i tentativi delle amministrazioni comunali ( che in questi anni si sono succedute) di porre rimedio ad una situazione difficile e complessa.
Mettere mano all'arredo urbano o organizzare eventi e manifestazioni non sono stati effettivamente sufficienti per frenare un'emorragia quasi inarrestabile. A distanza di oltre un decennio dall'apertura del primo centro commerciale a Molfetta, sono in molti i commercianti che continuano a vedere nella grande distribuzione il solo ed unico motivo di insuccesso e fallimento. Ed è probabilmente proprio questo uno dei problemi: continuare a considerare i centri commerciali uno spauracchio o addirittura un mostro da eliminare ad ogni costo ha avuto gli effetti contrari.
Molfetta non è stata la solita ad essere accerchiata dalla grande distribuzione, in quanto questo fenomeno (se ancora così vogliamo definirlo) ha riguardato anche altre città, da non ricercare chissà a quale distanza dalla nostra. Bisceglie, Corato, Trani, Bitonto: potremmo dilungarci ancora di più nell'elenco di paesi così vicini a Molfetta da essere irrimediabilmente vicini anche ai centri commerciali presenti sul nostro territorio. Eppure in queste città la decadenza del commercio locale non è così evidente. L'offerta commerciale che queste attività riescono ancora oggi ad esibire è di gran lunga più interessante rispetto a quella dei negozi di Corso Umberto, i quali per fronteggiare la crisi non hanno pensato più di tanto ad abbassare i prezzi.
Eccezion fatta per un primissimo periodo, i prezzi esibiti dagli esercizi commerciali del nostro centro città non sono affatto competitivi. L'offerta dei comuni limitrofi, oltre ad essere talvolta economicamente adeguata, non si scontra con quella della grande distribuzione poiché diversa e in molti casi qualitativamente superiore. La chiusura di quei negozi simbolo di un commercio fiorente oggi rappresenta un colpo d'occhio quasi inaccettabile. Un effetto domino dalle conseguenza disastrose. Pensiamo ad esempio a Trani o addirittura a Bari: grazie alla sopravvivenza di negozi capaci di proporre le grandi firme (i cui incassi, seppur ridimensionati rispetto al passato, rimangono consistenti) è possibile far rimanere in piedi esercizi commerciali dall'offerta più economica. Non c'è una zona specifica di Corso Umberto risparmiata da tale moria, come non c'è un particolare genere commerciale indenne da quella che continuiamo a chiamare "epidemia". Possiamo continuare ad attribuire le cause di questa decadenza a quella crisi economica oggi storicamente superata? E' possibile che le capacità commerciali dei nuovi imprenditori locali siano decisamente sopravvalutate? Sono tante le domande che ci verrebbero in mente, ma altrettanto poche le soluzioni.
Senza nulla togliere ai propositi imprenditoriali di qualcuno, aprire dei "temporary store" (ironia della sorte, più adatti proprio ai centri commerciali) non è la soluzione al problema, ma fa assumere un carattere decisamente transitorio al commercio, non fidelizzando il cliente e al tempo stesso non grantendo lungimiranza e stabilità.
Può invece l'abitudine, sempre più diffusa, di fare shopping on line aver dato il colpo di grazie al commercio locale? La risposta, a dire degli stessi commercianti, è affermativa. Contrastare la distribuzione on-line e porre freno alla consuetudine, soprattutto delle nuove generazioni, di acquistare tutto, in qualsiasi momento ed in qualunque luogo soltanto con un click appare davvero complicato, ma non impossibile. Fondamentalmente la questione non è così differente da quella dei centri commerciali: combattere un fenomeno come questo e pensare di eliminarlo è da folli; imparare a conviverci puntando sulla competitività, l'esperienza, la qualità e magari anche la fidelizzazione del cliente sarebbe sicuramente diverso.
Parallelamente sono tante le iniziative in fase di elaborazione da parte del nuovo Distretto Urbano del Commercio, con sede in Piazza Municipio. Pensato proprio per l'approfondimento di tematiche relative al commercio locale e per restituirne forza e vitalità, presto questo nuovo strumento potrebbe indire corsi specifici, indirizzati a commercianti e piccoli imprenditori, allo scopo di aprire scenari differenti in un settore seppur in crisi, ma ancor ricco di potenzialità.