“La coscienza e il potere”: presentato il libro di Nicola Magrone, nel ricordo di Don Tonino Bello
L'opera riprende un reale dialogo avvenuto nel marzo del 1992
giovedì 14 marzo 2019
15.00
"In memoria di Don Tonino Bello", questo il titolo dato alla serata di ieri presso l'Auditorium San Domenico di Molfetta. Fortemente voluta dal Centro Culturale Auditorium, presieduto dal prof. Damiano D'Elia, e dall'Associazione Nazionale Educatori Benemeriti (ANEB) di Molfetta, presieduta dal prof. Michele Laudadio, la manifestazione ha visto la presenza di importanti relatori come il prof. Gianni Antonio Palumbo e il dott. Nicola Magrone, magistrato, sindaco di Modugno, nonché autore del libro, edito da La Meridiana "La coscienza e il potere".
A quasi un anno dalla visita a Molfetta di Papa Francesco e in prossimità del 26° anniversario dalla morte Don Tonino Bello, l'iniziativa di ieri sera ha avuto principalmente lo scopo di riflettere sui poteri forti e su quanto possono influenzare ed agire sulla coscienza di molti. Il volume, presentato ottimamente dal prof. Palumbo, nasce proprio come un dialogo tra lo stesso sindaco di Modugno, il compianto Guglielmo Minervini, Clara Zagaria e don Tonino. Punto di partenza la produzione di Ignazio Silone, scrittore abbruzzese caro al magistrato. L'opera riprende un dialogo, realmente avvenuto nel marzo 1992, un anno prima della morte del vescovo di Molfetta. Don Tonino e il magistrato Magrone (tra l'altro ospite della serata di ieri) si confrontano sul rapporto tra il potere e la "struttura", sul rigore a cui la coscienza non può sottrarsi, e si confrontano a partire da alcune sollecitazioni dello scrittore abruzzese.
È a partire dai nodi della riflessione di Silone che, incalzato dalle domande dei suoi interlocutori, don Tonino Bello giunge ad affrontare argomenti di stringente attualità per l'epoca; nodi centrali verso cui il cristiano (e in particolare il politico cristiano) non può arretrare: il ruolo e il servizio, la libertà e l'obbedienza, il dogma e la fede, la conservazione e il cambiamento, la verità e la carità. In sintesi, la coscienza e il potere. I l teologo don Tonino non si sottrae al confronto. Conosce il Magistero della Chiesa ma non è avulso dalla realtà. La tensione costante tra coscienza e potere era presente continuamente nella riflessione e nell'impegno missionario del Servo di Dio e nella sua contingenza quotidiana di uomo. Sapeva bene che la coscienza è «il Tribunale dove c'è una legge dall'esterno che viene a fare sintesi con la mia libertà». E che il credente si trova nella posizione di ascolto dell'altro (il Vescovo, la Chiesa, il compagno di partito, altri ancora) per giungere ad un equilibrio. Egli stesso afferma che «perché un'idea possa camminare deve entrare nella struttura. Però a un certo momento deve anche trascendere la struttura e uscirne, altrimenti si assolutizza la struttura».
A quasi un anno dalla visita a Molfetta di Papa Francesco e in prossimità del 26° anniversario dalla morte Don Tonino Bello, l'iniziativa di ieri sera ha avuto principalmente lo scopo di riflettere sui poteri forti e su quanto possono influenzare ed agire sulla coscienza di molti. Il volume, presentato ottimamente dal prof. Palumbo, nasce proprio come un dialogo tra lo stesso sindaco di Modugno, il compianto Guglielmo Minervini, Clara Zagaria e don Tonino. Punto di partenza la produzione di Ignazio Silone, scrittore abbruzzese caro al magistrato. L'opera riprende un dialogo, realmente avvenuto nel marzo 1992, un anno prima della morte del vescovo di Molfetta. Don Tonino e il magistrato Magrone (tra l'altro ospite della serata di ieri) si confrontano sul rapporto tra il potere e la "struttura", sul rigore a cui la coscienza non può sottrarsi, e si confrontano a partire da alcune sollecitazioni dello scrittore abruzzese.
È a partire dai nodi della riflessione di Silone che, incalzato dalle domande dei suoi interlocutori, don Tonino Bello giunge ad affrontare argomenti di stringente attualità per l'epoca; nodi centrali verso cui il cristiano (e in particolare il politico cristiano) non può arretrare: il ruolo e il servizio, la libertà e l'obbedienza, il dogma e la fede, la conservazione e il cambiamento, la verità e la carità. In sintesi, la coscienza e il potere. I l teologo don Tonino non si sottrae al confronto. Conosce il Magistero della Chiesa ma non è avulso dalla realtà. La tensione costante tra coscienza e potere era presente continuamente nella riflessione e nell'impegno missionario del Servo di Dio e nella sua contingenza quotidiana di uomo. Sapeva bene che la coscienza è «il Tribunale dove c'è una legge dall'esterno che viene a fare sintesi con la mia libertà». E che il credente si trova nella posizione di ascolto dell'altro (il Vescovo, la Chiesa, il compagno di partito, altri ancora) per giungere ad un equilibrio. Egli stesso afferma che «perché un'idea possa camminare deve entrare nella struttura. Però a un certo momento deve anche trascendere la struttura e uscirne, altrimenti si assolutizza la struttura».