La “cicoria puntarella molfettese” verso l’Igp

Ieri la presentazione dell'iter per il riconoscimento

sabato 7 dicembre 2019 10.29
A cura di Rosanna Buzzerio
Cichorium intybus L è il suo nome scientifico, ma noi tutti la conosciamo come "cicoria puntarella molfettese", che si appresta a diventare la "principessa" del nostro territorio, o meglio un tratto distintivo della terra di Bari, perché da maggio scorso è partito il processo per il riconoscimento dell'Indicazione geografica protetta (Igp).

Si chiama "cicoria puntarella molfettese", ma tale coltivazione coinvolge anche i Comuni di Bari, Modugno, Bitonto, Terlizzi, Ruvo di Puglia, Giovinazzo e Bisceglie.

Obiettivo di questo processo, la valorizzazione e la promozione di questo caratteristico prodotto agroalimentare, che non è solo finalizzato alla conoscenza fuori da confini italiani, ma il riconoscimento Igp diventerà il volano per altre iniziative di pubblicizzazione del territorio, con importanti ricadute sul tessuto sociale ed economico.

Il percorso per diventare Igp è stato spiegato nel corso di un convegno, tenutosi ieri presso l'auditorium della Madonna della Rosa, che ha visto la partecipazione di autorevoli ospiti che hanno motivato perché la "cicoria puntarella molfettese" è pronta per questo importante riconoscimento. A guidarci in questo percorso sono stati i professori Pietro Santamaria e Corrado Bernardo De Gennaro, del Dipartimento di scienze agroalimentari e territoriali dell'Università di Bari, la dottoressa Maria Gonella dell'Istituto di scienze e produzioni alimentari Cnr – Bari, dal dottor Marco Valerio Del Grosso, presidente Antesia, associazione nazionale tecnici specialisti in agricoltura con sede a Battipaglia, il dottor Michelangelo De Palma, dello studio tecnico Agripan Bari, il dottor Pietro Spagnoletti, responsabile area tecnologica Federazione regionale Coldiretti Puglia e il dottor Ignazio Cirillo.

A loro il compito di guidare i presenti nella storia, nella conoscenza di questa "principessa" dell'agroalimentare e il perché dovrebbe ottenere tale riconoscimento da parte dell'Unione Europea.

Da quanto detto dai relatori "cicoria molfettese" ha tutta le carte in regola per diventare Igp, è ricchissima di antiossidanti che non si disperdono in cottura e si differenzia dalle altre varietà per la concentrazione di polifenoli presenti simile a quello dell'olio extravergine d'oliva. Le sue qualità organolettiche e nutrizionali sono indiscusse, e il famoso detto "è amara la cicoria", usato spesso per definire in gergo popolare le situazioni complicate, è invece in questo caso il suo tratto caratteristico, quell'amarognolo che connota delle importanti proprietà benefiche per il nostro organismo, quindi per la nostra salute.

E' bene ricordare che già nel 2015 la "cicoria puntarella molfettese" è stata inserita nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali, con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Nel corso della serata i vari relatori hanno utilizzato una parola chiave perché il processo si porti a compimento: fare rete. Infatti, il consiglio che è stato dato agli imprenditori agricoli è quello di camminare tutti nella stessa direzione dandosi regole chiare e precise.

E' proprio il presidente dell'Associazione per la valorizzazione e la promozione della cicoria puntarella molfettese, Mauro Giuseppe De Ruvo, ad avvalorare quanto detto dagli illustri ospiti: «abbiamo deciso di consorziarci per migliorare le nostre produzioni. Ci viene chiesta sempre più qualità, per questo non ci serve più solo un prodotto che abbia un nome o un cognome: cicoria, ma che abbia anche una carta d'identità, ed è questo il motivo per cui ci siamo avviati in questo percorso».

Il percorso per cui la "cicoria puntarella molfettese" diventi Igp, non semplice, richiede diversi step, ma non è nemmeno impossibile, se le previsioni fatte nel corso della serata dovessero andare in porto fra 18 mesi la nostra cicoria sarà Igp.

Il primo passaggio è la redazione di un disciplinare, che abbia regole chiare e precise, segue il passaggio alla Regione Puglia e al Ministero, ottenuti questi nulla osta tutto passa nelle mani della Commissione Europea per il riconoscimento definitivo. I protagonisti di questo progetto avventura sono fiduciosi, conoscono il proprio prodotto e le sue qualità, sanno che verrà apprezzato anche fuori dai confini nazionali.

In apertura è proprio l'assessore Antonio Ancona a spiegare il ruolo dell'amministrazione: «abbiamo dato subito il nostro supporto a questo progetto perché crediamo fermamente nella valorizzazione del prodotto locale. Siamo anche certi che il lavorare insieme porti i suoi frutti, questa è per noi la strada maestra».

Al sindaco Tommaso Minervini è affidata la conclusione dei lavori che puntualizza: «da subito come amministrazione abbiamo voluto rivalutare i settori primari dell'economia di questa città: l'agricoltura e la marineria». E aggiunge: «questa è un'operazione che produce non solo i prodotti della terra ma anche cultura e civiltà, e anche la conservazione del territorio».

Presenti all'incontro anche il direttore responsabile Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, il delegato di Confagricoltura Bari- Bat, Gianluca Silvestri e il responsabile organizzativo provinciale Cia Bari- Bat, Giuseppe De Noia.

Dalle parole alla tavola, la "principessa" della serata è stata valorizzata dalle mani sapienti e creative dell'Associazione cuochi baresi, che hanno fatto vedere i diversi modi con cui la "cicoria puntarella molfettese" può essere impiegata, oltre il tradizionale favetta e cicoria. Hanno collaborato anche l'Amira e l'Istituto Alberghiero di Molfetta.