L’olio extravergine d’oliva Gran Pregio conquista le prestigiose cinque gocce della rivista Bibenda
Una storia di famiglia: l’azienda molfettese Caputo Maria e la sua scommessa per il futuro
giovedì 24 marzo 2022
13.15
La storia dell'Azienda Agricola Caputo Maria e del Frantoio Oleario Caputo Ignazio è una storia che fa spesso rima con la parola "scommessa".
La prima scommessa è quella di qualsiasi produttore di olio di oliva, una scommessa della terra con il cielo, il sole, la pioggia e il vento. L'annata sarà buona? Pioverà in quei giorni fatidici d'estate? Sarà così umido da far proliferare la mosca? O ci sarà una grandinata che nessuno si sarebbe mai aspettato?
Ogni anno si mette tutto sul piatto e la moneta è il verde argento degli ulivi. A volte andrà bene. A volte andrà male. Ma è una scommessa da sempre irrinunciabile per chi ama questo mestiere.
La seconda scommessa è quella di chi sceglie di produrre olio in modo pulito nel rispetto della terra e dei suoi ritmi, senza alcun genere di forzatura e di manipolazione.
Stavolta la scommessa diventa appagante sulla lunga distanza, ma difficile nella pazienza certosina di ogni passo richiesto. Sarebbe semplicissimo e molto più remunerativo non muoversi più attorno alla semplice trasformazione del frutto dell'ulivo, ma alla sofisticazione industriale, all'uso di additivi, alla miscela con oli esteri scadenti, arrivando alla svalutazione del prodotto se non addirittura alla contraffazione e alla frode.
Sarebbe semplicissimo, certo, ma contronatura per chi ama l'ulivo e i suoi doni. Ma le scommesse non sono solo quelle con la natura, o quelle di un modo di produzione. Le scommesse sono anche quelle degli uomini, delle loro famiglie e degli imprevisti che talvolta capitano a indirizzare i progetti di vita su strade differenti.
Ignazio e Rosaria Caputo, fino alla fine degli anni 90, avevano fatto del loro frantoio una seconda casa, un luogo in cui mescolare la vita coniugale alla stagione della raccolta e della macinatura delle olive; i loro racconti avevano sempre come cornice quel luogo di lavoro, impregnato dell'odore dell'olio fresco e della sansa, un luogo che all'occasione poteva trasformarsi anche in convitto per l'Arciconfraternita della Morte, di cui Ignazio era stato anche priore.
Alla morte improvvisa di Ignazio Caputo nel 1999, è suo genero Mauro Altomare a caricarsi sulle spalle il peso di una nuova scommessa: quella di non veder morire il lascito del suocero, ma di ereditarne mestiere e passione, sebbene fosse un ingegnere meccanico.
È Mauro a traghettare il frantoio nel terzo millennio, non solo proseguendo l'attività nello stesso solco della tradizione di famiglia, ma implementando nuove tecnologie e attivando una linea di produzione completamente biologica sia per il conto proprio che per quelli terzi.
Nasce l'Olio Gran Pregio nelle sue tre varietà di fruttato: leggero con la Peranzana, medio con la Cuvée e intenso con la ben nota Coratina. I risultati non tardano ad arrivare, coadiuvati da un prodotto genuino e carico di polifenoli: l'Olio Gran Pregio inizia a farsi conoscere nel nord Italia e all'estero, vincendo premi e concorsi dal Giappone fino agli Stati Uniti.
L'annus horribilis 2020, la pandemia di Covid 19 e la conseguente contrazione economica mondiale colpiscono anche il frantoio Caputo Ignazio: e non lo colpiscono solo da un mero punto di vista di profitto e guadagno. Lo colpiscono al cuore portandosi via Mauro Altomare, lasciandone, come era già successo per Ignazio Caputo, un'eredità sospesa, un vuoto grande come la perdita di un arto vitale e necessario, impossibile da sostituire.
Ma la storia del Frantoio Caputo è la storia di una famiglia che non smette mai di scommettere sulle proprie potenzialità, su quelle dell'olio che produce e sulle terre che ne sono la linfa vitale. Sono i figli di Mauro, Antonio e Ignazio, che riannodano con la loro madre Maria Caputo le fila di una storia che non può e non deve andare perduta.
A piccoli passi, partendo da carriere e titoli di studio ancora una volta diversi, Antonio e Ignazio Altomare entrano nel mondo che, fino a quel momento, era stato solo un fondale dei loro ricordi di infanzia e dei discorsi a tavola. Sono in parte inesperti, ancora con tanto da imparare, ma sono accomunati dallo stesso amore per l'ulivo che li unisce nel sangue al loro padre e al loro nonno. E di nuovo arriva il momento di tirare i dadi e mietere i risultati di una stagione passata a conciliare la campagna olearia con i ritmi di vita e anche con i preesistenti impieghi lavorativi.
Dopo l'Extragold Medal al BiolNovello 2021, l'Olio Gran Pregio viene inserito nella selezione Leone d'Oro che contiene i migliori oli extravergine del mondo. A seguire poi arriva la valutazione di due cuori della Rivista internazionale Merum e il riconoscimento delle due foglie rosse per la Coratina Gran Pregio da parte di Gambero Rosso.
Infine, dentro un'annata in cui la Fondazione Italiana Sommelier premia la Puglia come la regina dell'olio extravergine d'oliva di qualità, la Monocultivar Coratina Gran Pregio viene insignita del prestigioso riconoscimento delle «5 Gocce Bibenda 2022»: la cerimonia di premiazione si è tenuta a Borgo Egnazia sabato 19 marzo all'interno di una serata di galà che, tra gli altri, ha incoronato l'Azienda Agricola Caputo Maria e il Frantoio Caputo Ignazio come uno dei fiori all'occhiello della produzione olivicola molfettese.
I risultati, le medaglie, i premi sicuramente inorgogliscono e restituiscono la misura di un impegno mai misurato da parte di Antonio e Ignazio Altomare nella gestione del frantoio di famiglia. Spingono anche a guardare oltre, verso quello che c'è ancora da migliorare nella propria attività.
Ma parlano soprattutto di una storia che si rinsalda, rafforza. Una storia che oggi, al suo più recente capitolo, parla di nuovo di una scommessa. Una scommessa giovane, nuova, ma con dentro tutti i consigli, le storie e gli aneddoti di una famiglia cresciuta e ramificata, innesto dopo innesto, sulle fronde nodose degli alberi di ulivo.
La prima scommessa è quella di qualsiasi produttore di olio di oliva, una scommessa della terra con il cielo, il sole, la pioggia e il vento. L'annata sarà buona? Pioverà in quei giorni fatidici d'estate? Sarà così umido da far proliferare la mosca? O ci sarà una grandinata che nessuno si sarebbe mai aspettato?
Ogni anno si mette tutto sul piatto e la moneta è il verde argento degli ulivi. A volte andrà bene. A volte andrà male. Ma è una scommessa da sempre irrinunciabile per chi ama questo mestiere.
La seconda scommessa è quella di chi sceglie di produrre olio in modo pulito nel rispetto della terra e dei suoi ritmi, senza alcun genere di forzatura e di manipolazione.
Stavolta la scommessa diventa appagante sulla lunga distanza, ma difficile nella pazienza certosina di ogni passo richiesto. Sarebbe semplicissimo e molto più remunerativo non muoversi più attorno alla semplice trasformazione del frutto dell'ulivo, ma alla sofisticazione industriale, all'uso di additivi, alla miscela con oli esteri scadenti, arrivando alla svalutazione del prodotto se non addirittura alla contraffazione e alla frode.
Sarebbe semplicissimo, certo, ma contronatura per chi ama l'ulivo e i suoi doni. Ma le scommesse non sono solo quelle con la natura, o quelle di un modo di produzione. Le scommesse sono anche quelle degli uomini, delle loro famiglie e degli imprevisti che talvolta capitano a indirizzare i progetti di vita su strade differenti.
Ignazio e Rosaria Caputo, fino alla fine degli anni 90, avevano fatto del loro frantoio una seconda casa, un luogo in cui mescolare la vita coniugale alla stagione della raccolta e della macinatura delle olive; i loro racconti avevano sempre come cornice quel luogo di lavoro, impregnato dell'odore dell'olio fresco e della sansa, un luogo che all'occasione poteva trasformarsi anche in convitto per l'Arciconfraternita della Morte, di cui Ignazio era stato anche priore.
Alla morte improvvisa di Ignazio Caputo nel 1999, è suo genero Mauro Altomare a caricarsi sulle spalle il peso di una nuova scommessa: quella di non veder morire il lascito del suocero, ma di ereditarne mestiere e passione, sebbene fosse un ingegnere meccanico.
È Mauro a traghettare il frantoio nel terzo millennio, non solo proseguendo l'attività nello stesso solco della tradizione di famiglia, ma implementando nuove tecnologie e attivando una linea di produzione completamente biologica sia per il conto proprio che per quelli terzi.
Nasce l'Olio Gran Pregio nelle sue tre varietà di fruttato: leggero con la Peranzana, medio con la Cuvée e intenso con la ben nota Coratina. I risultati non tardano ad arrivare, coadiuvati da un prodotto genuino e carico di polifenoli: l'Olio Gran Pregio inizia a farsi conoscere nel nord Italia e all'estero, vincendo premi e concorsi dal Giappone fino agli Stati Uniti.
L'annus horribilis 2020, la pandemia di Covid 19 e la conseguente contrazione economica mondiale colpiscono anche il frantoio Caputo Ignazio: e non lo colpiscono solo da un mero punto di vista di profitto e guadagno. Lo colpiscono al cuore portandosi via Mauro Altomare, lasciandone, come era già successo per Ignazio Caputo, un'eredità sospesa, un vuoto grande come la perdita di un arto vitale e necessario, impossibile da sostituire.
Ma la storia del Frantoio Caputo è la storia di una famiglia che non smette mai di scommettere sulle proprie potenzialità, su quelle dell'olio che produce e sulle terre che ne sono la linfa vitale. Sono i figli di Mauro, Antonio e Ignazio, che riannodano con la loro madre Maria Caputo le fila di una storia che non può e non deve andare perduta.
A piccoli passi, partendo da carriere e titoli di studio ancora una volta diversi, Antonio e Ignazio Altomare entrano nel mondo che, fino a quel momento, era stato solo un fondale dei loro ricordi di infanzia e dei discorsi a tavola. Sono in parte inesperti, ancora con tanto da imparare, ma sono accomunati dallo stesso amore per l'ulivo che li unisce nel sangue al loro padre e al loro nonno. E di nuovo arriva il momento di tirare i dadi e mietere i risultati di una stagione passata a conciliare la campagna olearia con i ritmi di vita e anche con i preesistenti impieghi lavorativi.
Dopo l'Extragold Medal al BiolNovello 2021, l'Olio Gran Pregio viene inserito nella selezione Leone d'Oro che contiene i migliori oli extravergine del mondo. A seguire poi arriva la valutazione di due cuori della Rivista internazionale Merum e il riconoscimento delle due foglie rosse per la Coratina Gran Pregio da parte di Gambero Rosso.
Infine, dentro un'annata in cui la Fondazione Italiana Sommelier premia la Puglia come la regina dell'olio extravergine d'oliva di qualità, la Monocultivar Coratina Gran Pregio viene insignita del prestigioso riconoscimento delle «5 Gocce Bibenda 2022»: la cerimonia di premiazione si è tenuta a Borgo Egnazia sabato 19 marzo all'interno di una serata di galà che, tra gli altri, ha incoronato l'Azienda Agricola Caputo Maria e il Frantoio Caputo Ignazio come uno dei fiori all'occhiello della produzione olivicola molfettese.
I risultati, le medaglie, i premi sicuramente inorgogliscono e restituiscono la misura di un impegno mai misurato da parte di Antonio e Ignazio Altomare nella gestione del frantoio di famiglia. Spingono anche a guardare oltre, verso quello che c'è ancora da migliorare nella propria attività.
Ma parlano soprattutto di una storia che si rinsalda, rafforza. Una storia che oggi, al suo più recente capitolo, parla di nuovo di una scommessa. Una scommessa giovane, nuova, ma con dentro tutti i consigli, le storie e gli aneddoti di una famiglia cresciuta e ramificata, innesto dopo innesto, sulle fronde nodose degli alberi di ulivo.