L'appello di Maralfa: «È doveroso l'intervento di un Reparto Investigativo»
Secondo l'avvocato molfettese, già vice sindaco, «garantirebbe terzietà rispetto a quelli territoriali»
venerdì 2 ottobre 2020
Nessuna ricetta magica, nessuna proposta miracolistica. Per l'avvocato Bepi Maralfa contro i roghi che hanno distrutto quattro autovetture in altrettanti giorni si tratta di proseguire su una strada già percorsa in passato.
«Mi sembra doveroso - fa sapere il professionista molfettese - l'intervento di un Reparto Investigativo caratterizzato da terzietà rispetto a quelli territoriali. Ma la denuncia o la facciamo noi o la fa il sindaco Tommaso Minervini. Già in passato, per altri motivi, abbiamo avuto controlli anti-crimine da parte della Questura di Bari e ci sono gravissimi motivi per richiederli anche adesso».
Secondo Maralfa, già vice sindaco di Paola Natalicchio e assessore alla Sicurezza e alla Legalità, «bisogna fare pressione su questi individui (il riferimento è agli incendiari, nda), chiunque essi siano, per costringerli a commettere l'errore fatale. Ovvero continueranno a impiegare così tanta benzina da incendiare, come sta accadendo, anche le facciate degli stabili abitativi». Ed è quello che è avvenuto il 24 settembre scorso in via Zuppetta.
«Non ho a disposizione documenti o informazioni ufficiali, cioè dati obiettivi certi che mi consentano una ricostruzione completa dei fatti e delle causali, quindi vado a tentoni. La scienza - spiega - insegna che prima ancora di individuare l'ignoto autore di un reato, bisogna comprendere bene le dinamiche delle azioni delittuose, per stabilire i punti di congiunzione tra i vari eventi e per farlo bisogna avere un minimo di cognizione».
Sta di fatto che «Molfetta, con le centinaia e centinaia di auto incendiate - dice ancora Maralfa - è uno dei pochissimi comuni italiani (eccezion fatta per le grandi città) ad essere interessato da un fenomeno di tale ampiezza e questo è un fatto indubbiamente importante per partire».
«L'incendio - ricorda l'avvocato - è un reato gravemente punito dal legislatore, con pena della reclusione da 3 a 7 anni, sicché spingendomi oltre, devo ritenere che gli autori siano animati da grossi interessi economici ovvero, in alternativa, che le azioni abbiano un movente psichiatrico (narcisistico) cui si lega il cosiddetto effetto emulativo ("che bel gioco, mi piace, mi provoca piacere, divento importante, sono capace di uscire sui social")».
«Nel primo caso - continua Maralfa, fondatore di due movimenti civici e che ha studiato la criminologia, ovvero il crimine di per sé - bisognerebbe partire da una indagine statistica e subito verificare se i proprietari delle vetture incendiate sono clienti stabili di alcune concessionarie e autocarrozzerie, ovvero le loro vetture siano assicurate contro incendio e furto e presso quali compagnie».
«Nel secondo caso, quello del movente psichiatrico, invece, penso che gli autori agiscano secondo una ben precisa pianificazione e mappatura del territorio. Se così è - conclude - bisogna seguirne attentamente il percorso».
«Mi sembra doveroso - fa sapere il professionista molfettese - l'intervento di un Reparto Investigativo caratterizzato da terzietà rispetto a quelli territoriali. Ma la denuncia o la facciamo noi o la fa il sindaco Tommaso Minervini. Già in passato, per altri motivi, abbiamo avuto controlli anti-crimine da parte della Questura di Bari e ci sono gravissimi motivi per richiederli anche adesso».
Secondo Maralfa, già vice sindaco di Paola Natalicchio e assessore alla Sicurezza e alla Legalità, «bisogna fare pressione su questi individui (il riferimento è agli incendiari, nda), chiunque essi siano, per costringerli a commettere l'errore fatale. Ovvero continueranno a impiegare così tanta benzina da incendiare, come sta accadendo, anche le facciate degli stabili abitativi». Ed è quello che è avvenuto il 24 settembre scorso in via Zuppetta.
«Non ho a disposizione documenti o informazioni ufficiali, cioè dati obiettivi certi che mi consentano una ricostruzione completa dei fatti e delle causali, quindi vado a tentoni. La scienza - spiega - insegna che prima ancora di individuare l'ignoto autore di un reato, bisogna comprendere bene le dinamiche delle azioni delittuose, per stabilire i punti di congiunzione tra i vari eventi e per farlo bisogna avere un minimo di cognizione».
Sta di fatto che «Molfetta, con le centinaia e centinaia di auto incendiate - dice ancora Maralfa - è uno dei pochissimi comuni italiani (eccezion fatta per le grandi città) ad essere interessato da un fenomeno di tale ampiezza e questo è un fatto indubbiamente importante per partire».
«L'incendio - ricorda l'avvocato - è un reato gravemente punito dal legislatore, con pena della reclusione da 3 a 7 anni, sicché spingendomi oltre, devo ritenere che gli autori siano animati da grossi interessi economici ovvero, in alternativa, che le azioni abbiano un movente psichiatrico (narcisistico) cui si lega il cosiddetto effetto emulativo ("che bel gioco, mi piace, mi provoca piacere, divento importante, sono capace di uscire sui social")».
«Nel primo caso - continua Maralfa, fondatore di due movimenti civici e che ha studiato la criminologia, ovvero il crimine di per sé - bisognerebbe partire da una indagine statistica e subito verificare se i proprietari delle vetture incendiate sono clienti stabili di alcune concessionarie e autocarrozzerie, ovvero le loro vetture siano assicurate contro incendio e furto e presso quali compagnie».
«Nel secondo caso, quello del movente psichiatrico, invece, penso che gli autori agiscano secondo una ben precisa pianificazione e mappatura del territorio. Se così è - conclude - bisogna seguirne attentamente il percorso».