L'appello dei GD: «Chiediamo al sindaco di ritornare a sedersi sulla sedia di Palazzo di Città»

Giovani Democratici esprimono il proprio disappunto sulla situazione politica locale

domenica 19 luglio 2015 11.50
A cura di Andrea Teofrasto
«È dal primo giorno di campagna elettorale che come giovanile ci siamo messi pancia a terra ed abbiamo lavorato con tutte le nostre forze per far vincere questa amministrazione. Un'amministrazione che doveva essere il nuovo motore propulsivo della nostra Molfetta che per troppo tempo è stata il feudo di pochi». Così inizia il testo del comunicato reso noto dai Giovani Democratici e diffuso in queste ore; poche e significative righe che
lanciano un appello al sindaco di ritornare al suo posto.

La volontà espressa da parte dei GD è di trovare un punto di incontro che fermi le fortissime tensioni interne, che hanno prodotto un'emorragia all'interno del centrosinistra e la paralisi di tutta l'attività politica.

«Con onestà e lucidità - commentano - però attestiamo che: molti punti del programma elettorale non sono stati realizzati e il Partito Democratico non è sempre stato capace di essere protagonista in questa amministrazione su questioni di merito».

«Sicuramente la colpa della mancata attuazione di molti punti del programma - continuano i GD - non è attribuibile semplicemente al sindaco ma anche alla sua giunta, troppo lontana dai consiglieri e forse anche dalla città poiché arroccata su posizioni che alla lunga sono risultate incomprensibili. Dall'altra parte il Pd è risultato poco incisivo perché concentrato negli ultimi tempi solo su un riequilibrio della giunta».

Poi l'appello al sindaco e non solo: «Chiediamo al sindaco di ritornare a sedersi sulla sedia di Palazzo di Città perché ancora tanto deve essere realizzato, insieme al Pd.
Chiediamo un'assunzione di responsabilità non solo da parte del Sindaco ma anche da parte di tutti i dirigenti locali, provinciali, della città metropolitana e regionali del Pd perché Molfetta, esempio puro del centro-sinistra, non può essere lasciata sola. Non possiamo fermarci. La città ne ha bisogno».