L'Antimafia: «Troppe armi nelle discoteche, nessuno denuncia»
Per Giannella «l'abitudine delle giovani leve, ad andare armati in discoteca, è un’abitudine che si sta quasi normalizzando»
venerdì 17 gennaio 2025
21.25
Le serate nelle discoteche del territorio dell'area metropolitana di Bari e della sesta provincia pugliese spesso si trasformano «deliberatamente e stabilmente in luoghi di contesa» per i gruppi criminali avversi della zona, tanto che i giovani «si presentano e si affrontano per dimostrare a tutti chi comanda, chi è più forte».
È uno stralcio dell'ordinanza letta dal coordinatore dell'Antimafia barese, Francesco Giannella, durante la conferenza stampa per la custodia cautelare in carcere del 20enne Eugenio Palermiti e del 28enne Savino Parisi, accusati di detenzione e di porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa, e ritenuti collegati al delitto della 19enne Antonia Lopez, uccisa per errore il 22 settembre 2024 nella discoteca Bahia Beach di Molfetta durante una sparatoria.
I giovani, secondo quanto spiegato dal procuratore nel corso dell'incontro con i cronisti, si recano armati per «manifestare il loro potere, la loro appartenenza, la loro prepotenza e tutto questo viene amplificato dai social network», perché gli episodi - , tra questi una lite del 29 marzo scorso, tre giorni prima dell'omicidio di Raffaele Capriati - «si registrano, si fanno rimbalzare e tutti percepiscono il potere, la capacità intimidatoria e di incutere assoggettamento nella popolazione».
Infatti i ragazzi sfrutterebbero «la potenza evocativa delle immagini stesse e dei video quale palcoscenico o vetrina pubblica - si legge -, in ragione della presenza di numerosissimi avventori oltre che della capacità diffusiva delle notizie, delle testimonianze della serata assicurata dai social, allo scopo di affermare la propria appartenenza ai gruppi mafiosi di riferimento, oltre che al fine di rivedere la supremazia del proprio gruppo su quello avversario accrescendone quindi il potere».
In questo contesto, la detenzione delle varie armi, «talvolta anche grazie alla complicità degli addetti alla sicurezza, ostentate alla presenza degli avventori nelle occasioni di aggregazione sociale nei luoghi di espressione della società giovanile, quali sono le discoteche, la imposizione della presenza, della partecipazione stessa alle serate entrando senza pagare, costituisce proprio in sé l'espressione della rivendicazione della propria presenza mafiosa su tutto il territorio barese».
Questo è «funzionale a creare un clima di intimidazione, se non di terrore, nella collettività, anche per effetto della risonanza mediatica delle vicende, oltre che nei vari avventori». Di qui l'appello di Giannella a «sollecitare i gestori dei locali a servirsi di società affidabili, perché questi fenomeni stanno sfuggendo di mano».
È uno stralcio dell'ordinanza letta dal coordinatore dell'Antimafia barese, Francesco Giannella, durante la conferenza stampa per la custodia cautelare in carcere del 20enne Eugenio Palermiti e del 28enne Savino Parisi, accusati di detenzione e di porto di armi da fuoco, aggravati dal metodo e dalla agevolazione mafiosa, e ritenuti collegati al delitto della 19enne Antonia Lopez, uccisa per errore il 22 settembre 2024 nella discoteca Bahia Beach di Molfetta durante una sparatoria.
I giovani, secondo quanto spiegato dal procuratore nel corso dell'incontro con i cronisti, si recano armati per «manifestare il loro potere, la loro appartenenza, la loro prepotenza e tutto questo viene amplificato dai social network», perché gli episodi - , tra questi una lite del 29 marzo scorso, tre giorni prima dell'omicidio di Raffaele Capriati - «si registrano, si fanno rimbalzare e tutti percepiscono il potere, la capacità intimidatoria e di incutere assoggettamento nella popolazione».
Infatti i ragazzi sfrutterebbero «la potenza evocativa delle immagini stesse e dei video quale palcoscenico o vetrina pubblica - si legge -, in ragione della presenza di numerosissimi avventori oltre che della capacità diffusiva delle notizie, delle testimonianze della serata assicurata dai social, allo scopo di affermare la propria appartenenza ai gruppi mafiosi di riferimento, oltre che al fine di rivedere la supremazia del proprio gruppo su quello avversario accrescendone quindi il potere».
In questo contesto, la detenzione delle varie armi, «talvolta anche grazie alla complicità degli addetti alla sicurezza, ostentate alla presenza degli avventori nelle occasioni di aggregazione sociale nei luoghi di espressione della società giovanile, quali sono le discoteche, la imposizione della presenza, della partecipazione stessa alle serate entrando senza pagare, costituisce proprio in sé l'espressione della rivendicazione della propria presenza mafiosa su tutto il territorio barese».
Questo è «funzionale a creare un clima di intimidazione, se non di terrore, nella collettività, anche per effetto della risonanza mediatica delle vicende, oltre che nei vari avventori». Di qui l'appello di Giannella a «sollecitare i gestori dei locali a servirsi di società affidabili, perché questi fenomeni stanno sfuggendo di mano».