Nucleo Sub Molfetta: «Invasione di cubomeduse. Tre avvistate in Adriatico»
Gli esemplari sono piccoli, ma urticanti. Ecco cosa fare in caso di contatto
martedì 7 agosto 2018
Le vacanze dei molfettesi rischiano di essere rovinate dalle cubomeduse, una particolare categoria di meduse molto più urticanti di quelle che fino ad oggi siamo stati soliti conoscere.
A segnalare la presenza della "Chironex fleckeri", questo il nome scientifico, è stato il Nucleo Sub Molfetta nel corso di una escursione sottomarina, portata a termine per monitorare le specie bioindicatrici, capaci cioè di rivelare la salubrità dell'elemento acquatico. La particolarità della cubomedusa è la sua alta tossicità.
Una sua puntura, è infatti conosciuta anche come "vespa di mare", potrebbe causare forti dolori che per fortuna, per gli organismi osservati, scomparirebbero con il risciacquo in acqua calda della parte colpita. La specie è originaria dei mari australiani, dove si contano numerose sottospecie di tutte le dimensioni, una delle quali (comunque assente nei nostri mari) possiede un veleno letale anche per l'uomo.
«Non vogliamo creare allarmismo - specificano dall'associazione di Molfetta - ma si tratta di una delle più potenti meduse ormai ospite dei nostri mari, ben 3 esemplari visti tra Molfetta e Giovinazzo durante le nostre solite immersioni notturne. Sembra che in orari notturni vengano attirate dalla luce delle nostre torce. Vogliamo solo dare indicazioni a tutti i bagnanti per un eventuale contatto con la cubomedusa».
«Non strofinate bocca e occhi, - aggiungono dal Nucleo Sub - cercate di eliminare i tentacoli della medusa facendo scorrere acqua di mare e non usare assolutamente acqua dolce, non utilizzare acqua fredda o ghiaccio, non grattare la zona dove è presente l'irritazione, non usare impacchi con aceto o ammoniaca. Prima di adoperare pomate e creme è sempre bene chiedere il consiglio di un medico o uno specialista».
«Il rimedio migliore in caso di contatto con i tentacoli delle meduse - concludono - è risciacquare con acqua di mare (meglio con aggiunta di bicarbonato di sodio) e l'applicazione di gel astringente al cloruro d'alluminio».
A segnalare la presenza della "Chironex fleckeri", questo il nome scientifico, è stato il Nucleo Sub Molfetta nel corso di una escursione sottomarina, portata a termine per monitorare le specie bioindicatrici, capaci cioè di rivelare la salubrità dell'elemento acquatico. La particolarità della cubomedusa è la sua alta tossicità.
Una sua puntura, è infatti conosciuta anche come "vespa di mare", potrebbe causare forti dolori che per fortuna, per gli organismi osservati, scomparirebbero con il risciacquo in acqua calda della parte colpita. La specie è originaria dei mari australiani, dove si contano numerose sottospecie di tutte le dimensioni, una delle quali (comunque assente nei nostri mari) possiede un veleno letale anche per l'uomo.
«Non vogliamo creare allarmismo - specificano dall'associazione di Molfetta - ma si tratta di una delle più potenti meduse ormai ospite dei nostri mari, ben 3 esemplari visti tra Molfetta e Giovinazzo durante le nostre solite immersioni notturne. Sembra che in orari notturni vengano attirate dalla luce delle nostre torce. Vogliamo solo dare indicazioni a tutti i bagnanti per un eventuale contatto con la cubomedusa».
«Non strofinate bocca e occhi, - aggiungono dal Nucleo Sub - cercate di eliminare i tentacoli della medusa facendo scorrere acqua di mare e non usare assolutamente acqua dolce, non utilizzare acqua fredda o ghiaccio, non grattare la zona dove è presente l'irritazione, non usare impacchi con aceto o ammoniaca. Prima di adoperare pomate e creme è sempre bene chiedere il consiglio di un medico o uno specialista».
«Il rimedio migliore in caso di contatto con i tentacoli delle meduse - concludono - è risciacquare con acqua di mare (meglio con aggiunta di bicarbonato di sodio) e l'applicazione di gel astringente al cloruro d'alluminio».