Intervista a Gianni Porta, candidato sindaco di Rifondazione e Compagni di Strada
Il consigliere comunale uscente spiega le motivazioni della sua candidatura, senza chiudere a nuovi eventuali innesti
mercoledì 5 aprile 2017
Venerdì ha ufficializzato la sua candidatura, sostenuta dal suo partito, Rifondazione Comunista e da un gruppo politico chiamato "Compagni di strada", che lo sosterrà con una sua lista, e forse potrebbe incassare anche il sostegno di altre forze politiche, dopo il naufragio, ormai più che probabile, delle primarie del centrosinistra.
Gianni Porta quindi segna una candidatura figlia di un percorso tutto in salita ed in crescita di un partito che arranca faticosamente a livello nazionale, ma esiste e resiste ancora a Molfetta.
Alla luce della sua ufficializzazione, lo abbiamo perciò intervistato sulle sue idee e sul futuro del centrosinistra.
Perché avete deciso di uscire allo scoperto, nonostante ci fossero dei tavoli non ancora chiusi definitivamente?
La nostra presentazione pubblica di candidatura di venerdì 31 marzo, in una sala S. Domenico piena come non si vedeva da tempo, è avvenuta all'indomani della chiusura del tavolo politico con Linea Diritta, Sinistra italiana e Dep, ma soprattutto dopo 5 mesi di riunioni in cui il Pd è imploso. Un Pd su cui altre forze di centrosinistra avevano puntato per ricostruire la coalizione. Noi, invece, memori dell'esperienza amministrativa, delle fibrillazioni e delle instabilità di alcuni soggetti politici, non abbiamo creduto a questa ipotesi e sin dall'inizio abbiamo proposto un altro percorso.
Una coalizione caratterizzata da una candidatura di sinistra, lineare e credibile per impegno sul territorio, non a digiuno di esperienza amministrativa, in risposta al progetto civico di Tommaso Minervini. Una leadership plurale basata su forze politiche salde senza deleghe in bianco al sindaco, da vedersi come coordinatore e non leader assoluto. Una valorizzazione dei risultati positivi dell'amministrazione uscente e la verità sui nodi che non siamo riusciti a sciogliere.
Questa idea l'abbiamo presentata subito nel lontano dicembre 2016 ma a parte alcuni apprezzamenti superficiali non si è mai voluto lavorare realmente su di essa. Per fortuna qualcuno ha riconosciuto la linearità della nostra condotta, come Bepi Maralfa.
Ciò che è rimasto del quadrilatero vi chiede un passo indietro. E' fattibile?
Sinceramente in questi giorni non ho capito chi chiede a chi e che cosa chiede, anche le notizie della presa di distanza del Centro democratico da quel che rimane del centrosinistra confermano la nostra lettura. Non si capisce granché tra triangoli, quadrilateri, pentagoni. E' una geometria politica, un linguaggio oscuro che ammetto di non capire, rispetto a cui ci sentiamo marziani. Non capiamo assemblee e appelli in cui ognuno gioca la parte in commedia che più fa comodo al momento. Sentiamo parlare di primarie in assenza di un accordo politico e di fiducia tra le forze, ascoltiamo lezioni su regole, tecniche, commissioni di garanzia. È un'esercitazione intellettuale, mentre la realtà dei problemi e dei processi galoppa, mentre aumentano la confusione e lo sbandamento dei gruppi organizzati e dei cittadini, non solo di sinistra.
Quei tanti cittadini che in queste settimane abbiamo incontrato e che ci chiedono di essere in campo, che ci riconoscono quanto meno un po' di stabilità. Forse perché negli ultimi mesi siamo l'unica forza politica a sinistra che, oltre a partecipare pazientemente alle riunioni, ha parlato anche di problemi e indicato proposte, ad esempio dal futuro del nuovo porto commerciale al lavoro nel settore dei call center nella nostra città, e lo abbiamo fatto organizzato partecipati momenti pubblici di incontro con persone in carne e ossa e non semplicemente a mezzo stampa o su facebook.
La vostra proposta politica è ancora condivisibile con altre forze?
La nostra proposta con il passare dei mesi ha acquistato forza semplicemente perché non abbiamo perso contatto con la realtà, non abbiamo rimosso luci e ombre dell'esperienza amministrativa di governo. E abbiamo potuto farlo proprio perché non ci siamo rintanati a difendere e gestire le nostre posizioni istituzionali in consiglio comunale e nell'Asm. Abbiamo continuato a stare per strada, a organizzare momenti pubblici in piazza, a fare manifesti e organizzare i nostri volantinaggi, insomma, a dire la nostra autonomamente anche su alcuni aspetti dell'attività amministrativa, venendo criticati proprio da quanti negli ultimi mesi sono passati già dall'altra parte.
Ci candidiamo proprio perché crediamo che questa modalità di fare politica, ogni giorno, è quella che ci ha consentito di rimanere in piedi nonostante la prematura fine dell'amministrazione. E' questa modalità, questo stile, questo patrimonio che vogliamo mettere a disposizione e condividere con altri non solo per costruire una coalizione alle prossime amministrative, che vorrei ricordare sono alle porte, ma anche per ricostruire dopo vent'anni a Molfetta una nuova sinistra e un nuovo centrosinistra.
Su questo chiediamo ancora una volta unità, umiltà ma soprattutto reciprocità, riconoscimento di pari dignità, soprattutto a quanti in questi venti anni hanno già guidato con i loro gruppi politici le coalizioni alle amministrative.
Avete raccolto il sostegno di "Compagni di strada". Com'è nato questo impegno?
Compagni di strada è uno spazio politico autonomo da Rifondazione comunista, che va ben oltre il nostro insediamento storico come dimostrato nelle manifestazioni del 12 marzo e di venerdì scorso. E' partito con un appello sottoscritto un mese fa da più di 200 cittadini, con nomi e cognomi, che chiedevano di farci garanti di un patto rinnovato tra le migliori energie della sinistra, di essere guida di un centrosinistra lacerato e indebolito. Eppure anche questo appello, cui hanno aderito nuovi compagni di strada e non solo simpatizzanti storici, non è stato assolutamente preso in considerazione, anzi è stato snobbato da chi continua nella sua corsa autoreferenziale, disperdendo il patrimonio di intelligenze, competenze, professionalità che ci sono nel centrosinistra. Ebbene io voglio credere ancora nel coraggio di questo popolo di centrosinistra, di antichi e nuovi compagni di strada che nelle ultime settimane ci sono accanto. Credo fortemente a questi cittadini ed elettori e al loro coraggio che può andare ben oltre i paraocchi, i veti, i pregiudizi di chi non vuole riconoscere la realtà oggi della sinistra a Molfetta. In questa missione di rifondazione di una sinistra larga nella nostra città, credo che la realtà dei "Compagni di strada" abbia già conseguito i suoi primi risultati, consentendo a tanti di riprendere entusiasmo dopo la depressione seguita alla fine dell'esperienza amministrativa.
Gianni Porta quindi segna una candidatura figlia di un percorso tutto in salita ed in crescita di un partito che arranca faticosamente a livello nazionale, ma esiste e resiste ancora a Molfetta.
Alla luce della sua ufficializzazione, lo abbiamo perciò intervistato sulle sue idee e sul futuro del centrosinistra.
Perché avete deciso di uscire allo scoperto, nonostante ci fossero dei tavoli non ancora chiusi definitivamente?
La nostra presentazione pubblica di candidatura di venerdì 31 marzo, in una sala S. Domenico piena come non si vedeva da tempo, è avvenuta all'indomani della chiusura del tavolo politico con Linea Diritta, Sinistra italiana e Dep, ma soprattutto dopo 5 mesi di riunioni in cui il Pd è imploso. Un Pd su cui altre forze di centrosinistra avevano puntato per ricostruire la coalizione. Noi, invece, memori dell'esperienza amministrativa, delle fibrillazioni e delle instabilità di alcuni soggetti politici, non abbiamo creduto a questa ipotesi e sin dall'inizio abbiamo proposto un altro percorso.
Una coalizione caratterizzata da una candidatura di sinistra, lineare e credibile per impegno sul territorio, non a digiuno di esperienza amministrativa, in risposta al progetto civico di Tommaso Minervini. Una leadership plurale basata su forze politiche salde senza deleghe in bianco al sindaco, da vedersi come coordinatore e non leader assoluto. Una valorizzazione dei risultati positivi dell'amministrazione uscente e la verità sui nodi che non siamo riusciti a sciogliere.
Questa idea l'abbiamo presentata subito nel lontano dicembre 2016 ma a parte alcuni apprezzamenti superficiali non si è mai voluto lavorare realmente su di essa. Per fortuna qualcuno ha riconosciuto la linearità della nostra condotta, come Bepi Maralfa.
Ciò che è rimasto del quadrilatero vi chiede un passo indietro. E' fattibile?
Sinceramente in questi giorni non ho capito chi chiede a chi e che cosa chiede, anche le notizie della presa di distanza del Centro democratico da quel che rimane del centrosinistra confermano la nostra lettura. Non si capisce granché tra triangoli, quadrilateri, pentagoni. E' una geometria politica, un linguaggio oscuro che ammetto di non capire, rispetto a cui ci sentiamo marziani. Non capiamo assemblee e appelli in cui ognuno gioca la parte in commedia che più fa comodo al momento. Sentiamo parlare di primarie in assenza di un accordo politico e di fiducia tra le forze, ascoltiamo lezioni su regole, tecniche, commissioni di garanzia. È un'esercitazione intellettuale, mentre la realtà dei problemi e dei processi galoppa, mentre aumentano la confusione e lo sbandamento dei gruppi organizzati e dei cittadini, non solo di sinistra.
Quei tanti cittadini che in queste settimane abbiamo incontrato e che ci chiedono di essere in campo, che ci riconoscono quanto meno un po' di stabilità. Forse perché negli ultimi mesi siamo l'unica forza politica a sinistra che, oltre a partecipare pazientemente alle riunioni, ha parlato anche di problemi e indicato proposte, ad esempio dal futuro del nuovo porto commerciale al lavoro nel settore dei call center nella nostra città, e lo abbiamo fatto organizzato partecipati momenti pubblici di incontro con persone in carne e ossa e non semplicemente a mezzo stampa o su facebook.
La vostra proposta politica è ancora condivisibile con altre forze?
La nostra proposta con il passare dei mesi ha acquistato forza semplicemente perché non abbiamo perso contatto con la realtà, non abbiamo rimosso luci e ombre dell'esperienza amministrativa di governo. E abbiamo potuto farlo proprio perché non ci siamo rintanati a difendere e gestire le nostre posizioni istituzionali in consiglio comunale e nell'Asm. Abbiamo continuato a stare per strada, a organizzare momenti pubblici in piazza, a fare manifesti e organizzare i nostri volantinaggi, insomma, a dire la nostra autonomamente anche su alcuni aspetti dell'attività amministrativa, venendo criticati proprio da quanti negli ultimi mesi sono passati già dall'altra parte.
Ci candidiamo proprio perché crediamo che questa modalità di fare politica, ogni giorno, è quella che ci ha consentito di rimanere in piedi nonostante la prematura fine dell'amministrazione. E' questa modalità, questo stile, questo patrimonio che vogliamo mettere a disposizione e condividere con altri non solo per costruire una coalizione alle prossime amministrative, che vorrei ricordare sono alle porte, ma anche per ricostruire dopo vent'anni a Molfetta una nuova sinistra e un nuovo centrosinistra.
Su questo chiediamo ancora una volta unità, umiltà ma soprattutto reciprocità, riconoscimento di pari dignità, soprattutto a quanti in questi venti anni hanno già guidato con i loro gruppi politici le coalizioni alle amministrative.
Avete raccolto il sostegno di "Compagni di strada". Com'è nato questo impegno?
Compagni di strada è uno spazio politico autonomo da Rifondazione comunista, che va ben oltre il nostro insediamento storico come dimostrato nelle manifestazioni del 12 marzo e di venerdì scorso. E' partito con un appello sottoscritto un mese fa da più di 200 cittadini, con nomi e cognomi, che chiedevano di farci garanti di un patto rinnovato tra le migliori energie della sinistra, di essere guida di un centrosinistra lacerato e indebolito. Eppure anche questo appello, cui hanno aderito nuovi compagni di strada e non solo simpatizzanti storici, non è stato assolutamente preso in considerazione, anzi è stato snobbato da chi continua nella sua corsa autoreferenziale, disperdendo il patrimonio di intelligenze, competenze, professionalità che ci sono nel centrosinistra. Ebbene io voglio credere ancora nel coraggio di questo popolo di centrosinistra, di antichi e nuovi compagni di strada che nelle ultime settimane ci sono accanto. Credo fortemente a questi cittadini ed elettori e al loro coraggio che può andare ben oltre i paraocchi, i veti, i pregiudizi di chi non vuole riconoscere la realtà oggi della sinistra a Molfetta. In questa missione di rifondazione di una sinistra larga nella nostra città, credo che la realtà dei "Compagni di strada" abbia già conseguito i suoi primi risultati, consentendo a tanti di riprendere entusiasmo dopo la depressione seguita alla fine dell'esperienza amministrativa.