Incendi, il ritornello del Liberatorio: «E domani a chi toccherà?»
Il movimento di Matteo D'Ingeo chiede l'avvio di «indagini coordinate, pur contro ignoti»
venerdì 24 febbraio 2017
0.44
L'intero abitacolo di una Daewoo Matiz è stato distrutto dalle fiamme, alle ore 02.00, in vico V Crocifisso, a pochi metri da Piazza Paradiso.
«Premesso che non abbiamo mai accettato, e continueremo a non accettare, l'idea che gli incendi in città siano episodi incidentali e casuali, oppure dovuti a corto circuiti o autocombustione, - si legge in un comunicato stampa del Liberatorio Politico pubblicato sul proprio blog - ci chiediamo ancora se la Procura di Trani abbia mai aperto un fascicolo d'indagine unico.
Sarebbe auspicabile se, dopo otto anni di fuoco, fossero avviate indagini coordinate, pur contro ignoti, per accertare se si tratti di incendi dolosi provocati da piromani seriali, piromani d'occasione o di emulazione, atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se, a Molfetta e nelle città limitrofe, si sia di fronte ad operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse.
Non dobbiamo dimenticare che, oltre alle automobili ci sono stati anche incendi di esercizi commerciali e atti dinamitardi.
Se ci fossero delle indagini mirate si potrebbe anche ipotizzare un collegamento con i ritrovamenti di esplosivo nelle campagne molfettesi e nelle mani di noti malavitosi locali; il collegamento tra tutti gli esplosivi usati in questi anni; scoprire se i liquidi usati per gli incendi sono gli stessi; se le assicurazioni delle auto danneggiate sono le stesse e se negli ultimi anni sono aumentate le polizze assucurative contro gli incendi.
Se i proprietari degli esercizi incendiati e delle auto hanno ricevuto in passato altri "avvertimenti"; se nelle zone in cui avvengono gli incendi d'auto ci sono garage che hanno incrementato il numero di auto custodite; mettere in relazione gli atti dolosi con le minacce a pubblici ufficiali e o politici, oppure controllare l'avanzamento di certi appalti, concessioni edilizie e contributi dei servizi sociali.
Altra ipotesi potrebbe portare a collegare gli incendi di auto alle azioni sanzionatorie, e di controllo, operate dalle forze dell'ordine. Insomma le piste da seguire sarebbero tante. E domani - conclude il movimento di Matteo D'Ingeo - a chi toccherà?».
«Premesso che non abbiamo mai accettato, e continueremo a non accettare, l'idea che gli incendi in città siano episodi incidentali e casuali, oppure dovuti a corto circuiti o autocombustione, - si legge in un comunicato stampa del Liberatorio Politico pubblicato sul proprio blog - ci chiediamo ancora se la Procura di Trani abbia mai aperto un fascicolo d'indagine unico.
Sarebbe auspicabile se, dopo otto anni di fuoco, fossero avviate indagini coordinate, pur contro ignoti, per accertare se si tratti di incendi dolosi provocati da piromani seriali, piromani d'occasione o di emulazione, atti vandalici, ritorsioni o vendette personali; oppure se, a Molfetta e nelle città limitrofe, si sia di fronte ad operazioni criminali che hanno come obiettivo la creazione di un clima di paura collettiva per poi attuare nel tempo azioni estorsive indirette e diffuse.
Non dobbiamo dimenticare che, oltre alle automobili ci sono stati anche incendi di esercizi commerciali e atti dinamitardi.
Se ci fossero delle indagini mirate si potrebbe anche ipotizzare un collegamento con i ritrovamenti di esplosivo nelle campagne molfettesi e nelle mani di noti malavitosi locali; il collegamento tra tutti gli esplosivi usati in questi anni; scoprire se i liquidi usati per gli incendi sono gli stessi; se le assicurazioni delle auto danneggiate sono le stesse e se negli ultimi anni sono aumentate le polizze assucurative contro gli incendi.
Se i proprietari degli esercizi incendiati e delle auto hanno ricevuto in passato altri "avvertimenti"; se nelle zone in cui avvengono gli incendi d'auto ci sono garage che hanno incrementato il numero di auto custodite; mettere in relazione gli atti dolosi con le minacce a pubblici ufficiali e o politici, oppure controllare l'avanzamento di certi appalti, concessioni edilizie e contributi dei servizi sociali.
Altra ipotesi potrebbe portare a collegare gli incendi di auto alle azioni sanzionatorie, e di controllo, operate dalle forze dell'ordine. Insomma le piste da seguire sarebbero tante. E domani - conclude il movimento di Matteo D'Ingeo - a chi toccherà?».