Il volontariato che colma le mancanze: la testimonianza del molfettese Gabriele Vilardi
Nella Giornata della Pace un'intervista per riflettere sul'impegno sociale in risposta alle disuguaglianze
giovedì 21 settembre 2023
La consapevolezza delle disuguaglianze presenti, a livello locale ma non solo, è la motivazione che ha spinto il molfettese Gabriele Vilardi a diventare un attivista. Oggi lo abbiamo intervistato in occasione della Giornata Internazionale della Pace, istituita nel 1981 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
«Esistono una mancanza di attuazione di quelli che sono i diritti sociali e civili e una mancanza di giustizia sociale - esordisce - questo provoca una differenza tra persone abbienti e meno abbienti».
Per questo Gabriele, da anni, dedica il suo tempo al sociale in vari ambiti.
«Sono stato in ambienti come Emergency, ma ho fatto anche attivismo politico e culturale con Comitando - racconta - poi ho fatto parte di Inco e sposato battaglie di attualità come quelle per ResQ e la marcia dei 10mila a Riace».
Quando si chiede a Gabriele quale sia stata la battaglia più importante che ha intrapreso, nella sua risposta non c'è ombra di dubbio.
«La raccolta fondi da destinare all'Ucraina, nel momento in cui è scoppiato il conflitto con la Russia era necessario intervenire in ogni modo possibile- spiega- tante persone sono diventate povere all'improvviso, non avevano più cibo né un tetto».
In collaborazione con l'ITET "Gaetano Salvemini" di Molfetta, è stata effettuata una raccolta che ha permesso di trasferire ben 200 pacchi di beni di prima necessità da Molfetta a Leoopoli, città al confine tra Polonia e Ucraina.
È solo un esempio di come, ogni giorno, si possa far tanto per prodigarsi verso il prossimo.
«Portare avanti progetti di pace significa intervenire laddove ci sono delle mancanze o delle difficoltà - continua Gabriele - la mano del volontariato può arrivare dove lo Stato o il Comune non riescono a mettere in atto del soluzioni».
Il valore della pace, infatti, si pone in antitesi con il temine "conflitto", che per Gabriele racchiude una serie di significati che vanno oltre le guerre e le armi.
«Un conflitto è ogni qual volta ci sono ingiustizie anche di tipo sociale, ogni volta che delle persone non possono mangiare - precisa - ma anche ogni volta che i diritti umani sono calpestati e ogni volta che gli individui si sentono abbandonati dalla propria comunità».
Ecco l'importanza, in tal senso, del ruolo della comunità che può fare la differenza.
«Credo nel volontariato attivo come risposta all'assenza di pace - conclude l'attivista molfettese - è uno degli strumenti principali che ogni cittadino ha per ridurre il gap tra una società divisa, divisiva, dove i privilegi sono unilaterali e una società più giusta, dove riconoscere nell'altro un fratello a cui tendere la mano».
«Esistono una mancanza di attuazione di quelli che sono i diritti sociali e civili e una mancanza di giustizia sociale - esordisce - questo provoca una differenza tra persone abbienti e meno abbienti».
Per questo Gabriele, da anni, dedica il suo tempo al sociale in vari ambiti.
«Sono stato in ambienti come Emergency, ma ho fatto anche attivismo politico e culturale con Comitando - racconta - poi ho fatto parte di Inco e sposato battaglie di attualità come quelle per ResQ e la marcia dei 10mila a Riace».
Quando si chiede a Gabriele quale sia stata la battaglia più importante che ha intrapreso, nella sua risposta non c'è ombra di dubbio.
«La raccolta fondi da destinare all'Ucraina, nel momento in cui è scoppiato il conflitto con la Russia era necessario intervenire in ogni modo possibile- spiega- tante persone sono diventate povere all'improvviso, non avevano più cibo né un tetto».
In collaborazione con l'ITET "Gaetano Salvemini" di Molfetta, è stata effettuata una raccolta che ha permesso di trasferire ben 200 pacchi di beni di prima necessità da Molfetta a Leoopoli, città al confine tra Polonia e Ucraina.
È solo un esempio di come, ogni giorno, si possa far tanto per prodigarsi verso il prossimo.
«Portare avanti progetti di pace significa intervenire laddove ci sono delle mancanze o delle difficoltà - continua Gabriele - la mano del volontariato può arrivare dove lo Stato o il Comune non riescono a mettere in atto del soluzioni».
Il valore della pace, infatti, si pone in antitesi con il temine "conflitto", che per Gabriele racchiude una serie di significati che vanno oltre le guerre e le armi.
«Un conflitto è ogni qual volta ci sono ingiustizie anche di tipo sociale, ogni volta che delle persone non possono mangiare - precisa - ma anche ogni volta che i diritti umani sono calpestati e ogni volta che gli individui si sentono abbandonati dalla propria comunità».
Ecco l'importanza, in tal senso, del ruolo della comunità che può fare la differenza.
«Credo nel volontariato attivo come risposta all'assenza di pace - conclude l'attivista molfettese - è uno degli strumenti principali che ogni cittadino ha per ridurre il gap tra una società divisa, divisiva, dove i privilegi sono unilaterali e una società più giusta, dove riconoscere nell'altro un fratello a cui tendere la mano».