Il tesoro di Molfetta visitabile grazie alle Giornate FAI di Primavera
I giovani del Liceo Classico e i volontari di Molfetta "ciceroni" per l'evento
lunedì 25 marzo 2019
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Si sono svolte nel weekend appena trascorso, per il ventisettesimo anno, le Giornate FAI di Primavera, la maggiore festa culturale del FAI, dell'Italia e forse anche dell'Europa, che ha ormai la perseveranza e il ritmo di un rito che dal 1993 ha appassionato quasi 11 milioni di visitatori.
Tra i 1100 luoghi aperti in 430 località in Italia, a Molfetta è stato possibile entrare nel Seminario Vescovile Regionale grazie ai volontari FAI e ai giovani studenti del Liceo Classico "L. Da Vinci", per l'occasione veri e propri "ciceroni".
Non a caso definita insula vaticana, è una sorta di enclave cittadino voluta dal papa Pio XI per elevare la formazione culturale dei canonici, ospitati in numero di 125 alcuni dei quali provenienti da paesi esteri. Eretto su progetto dell'ingegnere piemontese Momo, fu inaugurato il 4 novembre 1926. È singolare l'architettura di questo luogo a pianta centrale articolato intorno ad un chiostro quadrato di 75 ml lineari su colonne di ordine composito ed una fontana centrale in ghisa dono dell'AQP su disegno di Duilio Cambellotti. L' articolazione degli spazi ai piani superiori ruota intorno alla formazione dei prelati.
Nel chiostro, perimetrato da colonne di stile composito, trova posto la Cappella Maggiore, a navata unica e soffitto a capriate, che dell'originaria struttura conserva solo l'altare. Ristrutturata nel 2016, ha visto lo svellimento del pavimento, sostituito nella zona absidale da uno a motivi geometrici in stile cosmatesco, e la demolizione dei due amboni. L'intera zona absidale è occupata dal mosaico del Cristo Redentore, commissionato nel 1958 da Mons. Carata al Cav. Berlendis.
La Biblioteca "San Tommaso D'Aquino", risalente al 1957 e ristrutturata nel 2015 su progetto dell'arch. Grasso, custodisce pregevoli volumi, tra cui preziose cinquecentine, dono sia della Biblioteca Vaticana, sia di Pio XI. Tra queste viene posta l' attenzione una "Historia delle vite dei sommi Pontefici, dal Salvator Nostro sino a Paolo V", scritta da Battista Platina Cremonese. Presenta una cronologia ecclesiastica con nomi, cognomi, patrie e titoli di tutti i cardinali ed è ornata con i ritratti di tutti i sommi Pontefici. Di grande valore anche i tomi IV-V , dell' "Opera omnia" di Sant'Ambrogio, Vescovo di Milano, venerato come Padre della Chiesa, dal titolo "Divi Ambrosii Episcopi mediolanensi operum". Presso la biblioteca sono anche conservati gli opuscoli teologici, tomi I-II, di San Bonaventura di Bagnoregio pubblicati a Venezia, nel 1584, col titolo "Opusculorum Theologicorum", I libri delle sentenze di Pietro Lombardo, o "delucidazioni", sono una raccolta di passi biblici collegati, secondo gli argomenti, con i brani dei Padri della chiesa. Tali sentenze divennero il testo base di teologia nell'insegnamento universitario. Molto bello e particolare anche il "Graduale Romanum". Si tratta di un voluminoso testo di canti liturgici latini,dei quali si riportano parole e musica. Le pagine presentano infatti spartiti musicali con testo e note in nero, su pentagramma rosso.
Nel Seminario è presente anche il "Decretum Gratiani", il nome con cui è più conosciuta una celebre opera, denominata "Concordia discordantium canonum", una raccolta di fonti di diritto canonico redatta da Graziano.
Nella lunga storia del Seminario si riflette la storia della chiesa del Novecento ma anche della società italiana e in particolare di quella pugliese e di Molfetta. Si possono distinguere alcune fasi e tappe particolarmente significative del suo cammino. La prima è quella della sua fondazione, la seconda fase è quella del trasferimento a Molfetta dal 1915, l'anno dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale: Il collegio Argento di Lecce era stato requisito dal governo per farne un ospedale militare e si decise di trasferire il Regionale nei locali messi a disposizione dal seminario vescovile di Molfetta. Fu il nuovo rettore, Mons. Nogara, di Milano, a richiedere al Vaticano la costruzione di un nuovo edificio e il nuovo papa Pio XI accolse la richiesta.
Un momento importante per il Seminario Regionale sarà quando, nel 1942, il nuovo papa Pio XII farà dono del quadro della Madonna cui lui stesso diede il titolo di Regina Apuliae: un affresco del XIV sec. riportato su tela, della Pinacoteca Vaticana. Da quel momento il quadro diventerà oggetto della devozione mariana dei seminaristi e meta dei religiosi di tutta la Puglia .
In una foto datata possiamo infatti osservare la presenza delle corone d'oro e di numerose stelle dorate sul manto. Inoltre il bambino mostra entrambe le mani, la sinistra vicina a quella della Vergine, mentre la destra in posizione benedicente. Il dipinto rappresenta una "maestà", tipologia pittorica ricorrente tra il XII e il XV sec. L'espressione pacata della Vergine e quella amorevole del Bambino compensano qualsiasi incertezza descrittiva e collocano esattamente il dipinto nel contesto storico del basso medioevo, epoca in cui le nostre città pugliesi godevano di grande ricchezza e prosperità, testimoniata dalle imponenti e importanti architetture romanico pugliesi. Pertanto l'opera, pur proveniente da un contesto storicogeografico differente si presta molto bene a rappresentare i caratteri della Puglia e i suoi forti legami con la tradizione bizantina.
Infine la storia ultracentenaria del Seminario Regionale si manifesta emblematicamente nella sua collocazione nella pianta urbana di Molfetta: nel 1926 l'edificio era isolato, lontano dalla città, al di là della circonvallazione del tempo (via Baccarini) col verde intorno e la libera vista del mare; oggi è interamente circondato da abitazioni, scuole, ed altri fabbricati di un quartiere ormai centrale della città.
Tra i 1100 luoghi aperti in 430 località in Italia, a Molfetta è stato possibile entrare nel Seminario Vescovile Regionale grazie ai volontari FAI e ai giovani studenti del Liceo Classico "L. Da Vinci", per l'occasione veri e propri "ciceroni".
Non a caso definita insula vaticana, è una sorta di enclave cittadino voluta dal papa Pio XI per elevare la formazione culturale dei canonici, ospitati in numero di 125 alcuni dei quali provenienti da paesi esteri. Eretto su progetto dell'ingegnere piemontese Momo, fu inaugurato il 4 novembre 1926. È singolare l'architettura di questo luogo a pianta centrale articolato intorno ad un chiostro quadrato di 75 ml lineari su colonne di ordine composito ed una fontana centrale in ghisa dono dell'AQP su disegno di Duilio Cambellotti. L' articolazione degli spazi ai piani superiori ruota intorno alla formazione dei prelati.
Nel chiostro, perimetrato da colonne di stile composito, trova posto la Cappella Maggiore, a navata unica e soffitto a capriate, che dell'originaria struttura conserva solo l'altare. Ristrutturata nel 2016, ha visto lo svellimento del pavimento, sostituito nella zona absidale da uno a motivi geometrici in stile cosmatesco, e la demolizione dei due amboni. L'intera zona absidale è occupata dal mosaico del Cristo Redentore, commissionato nel 1958 da Mons. Carata al Cav. Berlendis.
La Biblioteca "San Tommaso D'Aquino", risalente al 1957 e ristrutturata nel 2015 su progetto dell'arch. Grasso, custodisce pregevoli volumi, tra cui preziose cinquecentine, dono sia della Biblioteca Vaticana, sia di Pio XI. Tra queste viene posta l' attenzione una "Historia delle vite dei sommi Pontefici, dal Salvator Nostro sino a Paolo V", scritta da Battista Platina Cremonese. Presenta una cronologia ecclesiastica con nomi, cognomi, patrie e titoli di tutti i cardinali ed è ornata con i ritratti di tutti i sommi Pontefici. Di grande valore anche i tomi IV-V , dell' "Opera omnia" di Sant'Ambrogio, Vescovo di Milano, venerato come Padre della Chiesa, dal titolo "Divi Ambrosii Episcopi mediolanensi operum". Presso la biblioteca sono anche conservati gli opuscoli teologici, tomi I-II, di San Bonaventura di Bagnoregio pubblicati a Venezia, nel 1584, col titolo "Opusculorum Theologicorum", I libri delle sentenze di Pietro Lombardo, o "delucidazioni", sono una raccolta di passi biblici collegati, secondo gli argomenti, con i brani dei Padri della chiesa. Tali sentenze divennero il testo base di teologia nell'insegnamento universitario. Molto bello e particolare anche il "Graduale Romanum". Si tratta di un voluminoso testo di canti liturgici latini,dei quali si riportano parole e musica. Le pagine presentano infatti spartiti musicali con testo e note in nero, su pentagramma rosso.
Nel Seminario è presente anche il "Decretum Gratiani", il nome con cui è più conosciuta una celebre opera, denominata "Concordia discordantium canonum", una raccolta di fonti di diritto canonico redatta da Graziano.
Nella lunga storia del Seminario si riflette la storia della chiesa del Novecento ma anche della società italiana e in particolare di quella pugliese e di Molfetta. Si possono distinguere alcune fasi e tappe particolarmente significative del suo cammino. La prima è quella della sua fondazione, la seconda fase è quella del trasferimento a Molfetta dal 1915, l'anno dell'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale: Il collegio Argento di Lecce era stato requisito dal governo per farne un ospedale militare e si decise di trasferire il Regionale nei locali messi a disposizione dal seminario vescovile di Molfetta. Fu il nuovo rettore, Mons. Nogara, di Milano, a richiedere al Vaticano la costruzione di un nuovo edificio e il nuovo papa Pio XI accolse la richiesta.
Un momento importante per il Seminario Regionale sarà quando, nel 1942, il nuovo papa Pio XII farà dono del quadro della Madonna cui lui stesso diede il titolo di Regina Apuliae: un affresco del XIV sec. riportato su tela, della Pinacoteca Vaticana. Da quel momento il quadro diventerà oggetto della devozione mariana dei seminaristi e meta dei religiosi di tutta la Puglia .
In una foto datata possiamo infatti osservare la presenza delle corone d'oro e di numerose stelle dorate sul manto. Inoltre il bambino mostra entrambe le mani, la sinistra vicina a quella della Vergine, mentre la destra in posizione benedicente. Il dipinto rappresenta una "maestà", tipologia pittorica ricorrente tra il XII e il XV sec. L'espressione pacata della Vergine e quella amorevole del Bambino compensano qualsiasi incertezza descrittiva e collocano esattamente il dipinto nel contesto storico del basso medioevo, epoca in cui le nostre città pugliesi godevano di grande ricchezza e prosperità, testimoniata dalle imponenti e importanti architetture romanico pugliesi. Pertanto l'opera, pur proveniente da un contesto storicogeografico differente si presta molto bene a rappresentare i caratteri della Puglia e i suoi forti legami con la tradizione bizantina.
Infine la storia ultracentenaria del Seminario Regionale si manifesta emblematicamente nella sua collocazione nella pianta urbana di Molfetta: nel 1926 l'edificio era isolato, lontano dalla città, al di là della circonvallazione del tempo (via Baccarini) col verde intorno e la libera vista del mare; oggi è interamente circondato da abitazioni, scuole, ed altri fabbricati di un quartiere ormai centrale della città.