Il sindaco Paola Natalicchio respinge la richiesta di rimpasto del Pd
“Chiedo a Tommaso Spadavecchia di restare”
venerdì 3 luglio 2015
7.31
Il sindaco, Paola Natalicchio, respinge la richiesta di rimpasto e invita il Pd a chiarire la sua posizione con queste dichiarazioni. Con una lunga nota invita tutti al dialogo.
"Nei giorni scorsi il Pd mi ha chiesto un nuovo rimpasto di giunta. Il secondo in pochi mesi, chiesto dallo stesso partito.
La richiesta mi ha stupito e turbato. Le cause di questo "riequilibrio" sono state infatti legate a una circostanza che non mi riguarda: l'uscita di Guglielmo Minervini e del suo gruppo (un assessore e due consiglieri comunali) dal Partito democratico in occasione delle scorse elezioni regionali.
Mi si chiede oggi, quindi, che una questione del tutto interna a un partito politico diventi all'improvviso un problema del sindaco e di tutta la città. Non sono disponibile.
Mi stupisce e mi amareggia che questa richiesta che riguarda "le postazioni" e non le cose arrivi poche ore dopo l'avvio di un appassionante dibattito sul rilancio del nostro programma.
Avevo creduto con ingenuità che il confronto nel merito delle cose fosse la vera ragione per la quale il Partito democratico mi avesse molto sollecitato a convocare tutte le forze della mia maggioranza nei giorni scorsi. Lo scenario è cambiato in dodici ore, esattamente venerdì mattina senza che capissi esattamente cosa stesse accadendo. Vogliamo parlare del futuro della città o delle poltrone? Vogliamo punire il sindaco perché si è schierato con onestà e trasparenza al fianco di Guglielmo Minervini in campagna elettorale assicurando alla nostra città una presenza in consiglio regionale, che manca nelle città di Terlizzi, Ruvo di Puglia, Bitonto, Corato, Giovinazzo e la lista potrebbe continuare… Pago la grave colpa di aver aiutato la città di avere rappresentanza nella massima assise regionale?
Devo cambiare la mia squadra amministrativa e creare instabilità alla nostra comunità solo per un regolamento di conti interno a gruppi politici? Non ho ancora imparato dopo due anni a leggere il manuale Cencelli, quello che nella prima repubblica i politici usavano per far corrispondere le poltrone alle mani che si alzano o non si alzano in consiglio comunale.
Nel 2013 ho fatto una scelta di impostazione della squadra di giunta: due assessori civici, due assessori tecnici e tre dei partiti politici. La stessa impostazione è stata mantenuta a ottobre, perché credo che Molfetta sia una città laboratorio e che nel 2013 la vera ricetta che ci ha consentito di battere il centrodestra è stata la scommessa senza compromessi sull'innovazione.
Avevamo buttato a mare la calcolatrice e non abbiamo nessuna intenzione di andare a riprenderla dai fondali dell'Adriatico per cambiare i connotati genetici di questa maggioranza. Lo dico con infinito rispetto sia nei confronti del Pd che della nuova forza politica Democrazia è partecipazione, alla quale auguro buon lavoro.
Chiedo per questa ragione a Tommaso Spadavecchia di tornare da subito al lavoro perché in questi mesi è stata per questa amministrazione una figura di riferimento nei settori del commercio, dello sport, della pesca, dell'agricoltura. Che ha lavorato con umiltà e concretezza. Tommaso continua a godere di tutta la mia fiducia e trovo ingiusto che il Pd chieda di interrompere una esperienza amministrativa positiva e senza ombre.
Non sono disponibile a soluzioni a metà. Come leggo nel documento che mi è stato inviato, il Pd vuole uscire dalla giunta e però rimanere in maggioranza e alla guida di una verifica politico amministrativa, quasi nei panni di una commissione esterna. Nel campo della maggioranza non esistono spalti né giudici, né commissari. Chiedo al Partito democratico di dire a me e alla città da che parte sta. Se vogliamo andare avanti fino al 2018 ho bisogno della fiducia piena del partito che deve restare in giunta. Se vogliamo fermarci prima qualcuno alzi la mano alla luce del sole e non nelle riunioni a porte chiuse.
Il sindaco della città ha bisogno di lavorare in un clima di serenità e di fiducia. In assenza di questi elementi tutto diventa molto complicato.
Preciso, infine, qualcosa sulla verifica di maggioranza. Sono 24 mesi che ogni settimana e talvolta più di una volta a settimana condivido con la mia maggioranza politica ogni scelta. Il Partito democratico mi ha chiesto di intensificare il livello della condivisione e ho dato la mia piena disponibilità in tal senso. Ma voglio andare oltre.
Facciamo la verifica in piazza. Sindaco, giunta, partiti, movimenti e città diffusa. Dobbiamo riannodare il rapporto tra politica e società, senza chiuderci nel politicismo, nel correntismo e nel rimpastismo cronico e sfinente. Sono in ascolto e a disposizione.
L'unica cosa inacettabile è mettersi a galleggiare sullo stagno di un dibattito chiuso, incomprensibile e che ci allontana giorno dopo giorno dalla città reale e dal pianeta terra".
"Nei giorni scorsi il Pd mi ha chiesto un nuovo rimpasto di giunta. Il secondo in pochi mesi, chiesto dallo stesso partito.
La richiesta mi ha stupito e turbato. Le cause di questo "riequilibrio" sono state infatti legate a una circostanza che non mi riguarda: l'uscita di Guglielmo Minervini e del suo gruppo (un assessore e due consiglieri comunali) dal Partito democratico in occasione delle scorse elezioni regionali.
Mi si chiede oggi, quindi, che una questione del tutto interna a un partito politico diventi all'improvviso un problema del sindaco e di tutta la città. Non sono disponibile.
Mi stupisce e mi amareggia che questa richiesta che riguarda "le postazioni" e non le cose arrivi poche ore dopo l'avvio di un appassionante dibattito sul rilancio del nostro programma.
Avevo creduto con ingenuità che il confronto nel merito delle cose fosse la vera ragione per la quale il Partito democratico mi avesse molto sollecitato a convocare tutte le forze della mia maggioranza nei giorni scorsi. Lo scenario è cambiato in dodici ore, esattamente venerdì mattina senza che capissi esattamente cosa stesse accadendo. Vogliamo parlare del futuro della città o delle poltrone? Vogliamo punire il sindaco perché si è schierato con onestà e trasparenza al fianco di Guglielmo Minervini in campagna elettorale assicurando alla nostra città una presenza in consiglio regionale, che manca nelle città di Terlizzi, Ruvo di Puglia, Bitonto, Corato, Giovinazzo e la lista potrebbe continuare… Pago la grave colpa di aver aiutato la città di avere rappresentanza nella massima assise regionale?
Devo cambiare la mia squadra amministrativa e creare instabilità alla nostra comunità solo per un regolamento di conti interno a gruppi politici? Non ho ancora imparato dopo due anni a leggere il manuale Cencelli, quello che nella prima repubblica i politici usavano per far corrispondere le poltrone alle mani che si alzano o non si alzano in consiglio comunale.
Nel 2013 ho fatto una scelta di impostazione della squadra di giunta: due assessori civici, due assessori tecnici e tre dei partiti politici. La stessa impostazione è stata mantenuta a ottobre, perché credo che Molfetta sia una città laboratorio e che nel 2013 la vera ricetta che ci ha consentito di battere il centrodestra è stata la scommessa senza compromessi sull'innovazione.
Avevamo buttato a mare la calcolatrice e non abbiamo nessuna intenzione di andare a riprenderla dai fondali dell'Adriatico per cambiare i connotati genetici di questa maggioranza. Lo dico con infinito rispetto sia nei confronti del Pd che della nuova forza politica Democrazia è partecipazione, alla quale auguro buon lavoro.
Chiedo per questa ragione a Tommaso Spadavecchia di tornare da subito al lavoro perché in questi mesi è stata per questa amministrazione una figura di riferimento nei settori del commercio, dello sport, della pesca, dell'agricoltura. Che ha lavorato con umiltà e concretezza. Tommaso continua a godere di tutta la mia fiducia e trovo ingiusto che il Pd chieda di interrompere una esperienza amministrativa positiva e senza ombre.
Non sono disponibile a soluzioni a metà. Come leggo nel documento che mi è stato inviato, il Pd vuole uscire dalla giunta e però rimanere in maggioranza e alla guida di una verifica politico amministrativa, quasi nei panni di una commissione esterna. Nel campo della maggioranza non esistono spalti né giudici, né commissari. Chiedo al Partito democratico di dire a me e alla città da che parte sta. Se vogliamo andare avanti fino al 2018 ho bisogno della fiducia piena del partito che deve restare in giunta. Se vogliamo fermarci prima qualcuno alzi la mano alla luce del sole e non nelle riunioni a porte chiuse.
Il sindaco della città ha bisogno di lavorare in un clima di serenità e di fiducia. In assenza di questi elementi tutto diventa molto complicato.
Preciso, infine, qualcosa sulla verifica di maggioranza. Sono 24 mesi che ogni settimana e talvolta più di una volta a settimana condivido con la mia maggioranza politica ogni scelta. Il Partito democratico mi ha chiesto di intensificare il livello della condivisione e ho dato la mia piena disponibilità in tal senso. Ma voglio andare oltre.
Facciamo la verifica in piazza. Sindaco, giunta, partiti, movimenti e città diffusa. Dobbiamo riannodare il rapporto tra politica e società, senza chiuderci nel politicismo, nel correntismo e nel rimpastismo cronico e sfinente. Sono in ascolto e a disposizione.
L'unica cosa inacettabile è mettersi a galleggiare sullo stagno di un dibattito chiuso, incomprensibile e che ci allontana giorno dopo giorno dalla città reale e dal pianeta terra".