Il Riesame revoca i domiciliari, in libertà alcuni arrestati nello scandalo dell'ospedale di Molfetta
Tornano in libertà Demetrio Losciale, Raffaele Croce e Salvatore Boccanegra. Accolto il ricorso delle difese degli avvocati Andrea Calò e Michele Calaprice
venerdì 26 luglio 2019
13.11
Il Tribunale del Riesame di Bari ha accolto il ricorso delle difese e ha disposto la revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari per alcuni degli indagati nell'operazione "Quinto Piano" che ha gettato ombre sull'ospedale monsignor Antonio Bello di Molfetta.
Tornano in libertà, per carenza delle ragioni cautelari, Demetrio Losciale e Raffaele Croce, difesi dall'avvocato Andrea Calò, oltre a Salvatore Boccanegra, difeso dall'avvocato Michele Calaprice. In totale sono 30 gli indagati nell'attività condotta dalla Guardia di Finanza della locale Tenenza, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, e tra questi 12 erano finiti agli arresti domiciliari.
Le Fiamme Gialle, che hanno trovato circa 300 episodi di assenteismo, descrissero «un sistema di fraudolenta solidarietà per timbrare il cartellino ed assentarsi dal lavoro durante l'orario di servizio». Gli indagati rispondono a vario titolo dei reati di truffa aggravata ai danni di Ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d'ufficio e peculato.
«La Direzione Generale assicura la massima celerità nella sospensione cautelare dal servizio prevista dalla legge a carico di tutti coloro che hanno abusato della loro qualità di dipendenti pubblici» fu il commento del direttore generale Antonio Sanguedolce.
Tornano in libertà, per carenza delle ragioni cautelari, Demetrio Losciale e Raffaele Croce, difesi dall'avvocato Andrea Calò, oltre a Salvatore Boccanegra, difeso dall'avvocato Michele Calaprice. In totale sono 30 gli indagati nell'attività condotta dalla Guardia di Finanza della locale Tenenza, su disposizione della Procura della Repubblica di Trani, e tra questi 12 erano finiti agli arresti domiciliari.
Le Fiamme Gialle, che hanno trovato circa 300 episodi di assenteismo, descrissero «un sistema di fraudolenta solidarietà per timbrare il cartellino ed assentarsi dal lavoro durante l'orario di servizio». Gli indagati rispondono a vario titolo dei reati di truffa aggravata ai danni di Ente pubblico, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, abuso d'ufficio e peculato.
«La Direzione Generale assicura la massima celerità nella sospensione cautelare dal servizio prevista dalla legge a carico di tutti coloro che hanno abusato della loro qualità di dipendenti pubblici» fu il commento del direttore generale Antonio Sanguedolce.