Il Presidio "Libera" Molfetta tira le somme della propria attività
Memoria, beni confiscati e formazione: questi gli obiettivi perseguiti
venerdì 6 ottobre 2017
0.45
A Molfetta opera dal 2010 ed è frutto di una sinergia di movimenti e associazioni che hanno come massimo comune denominatore la lotta all'illegalita'. Questo e molto altro e' il presidio cittadino di Libera, nato, come detto, oltre sette anni fa grazie ad un' idea comune di lotta alle mafie di associazioni come Liberatorio Politico, Pax Christi, Agesci e altre ancora, con l'intento, ovviamente di seguire le finalità espresse da Libera nazionale.
Nella serata di ieri presso la Sala Stampa di Palazzo Giovene, il presidio cittadino di Libera ha incontrato la stampa e i cittadini per fare un bilancio degli obiettivi sinora raggiunti e per darsi un nuovo punto di arrivo per un'attivita' futura tutta ancora da costruire.
Ad animare il dibattito, sfociato in seguito in vero e proprio confronto con i presenti, vi erano Franca Carlucci e Sergio Amato tra i fondatori del presidio cittadino di Libera. La lotta alle mafie e la ricerca continua della legalità fanno parte di principi per cui Don Ciotti continua a battersi. Principi per cui e'importante tenere alta la guardia anche a Molfetta, la cui vittima di mafia ha un nome e cognome non così chiaro ancora a molti: e' Gianni Carnicella, il sindaco assassinato quel maledetto 7 luglio del 1992 per mano di Cristoforo Brattoli. Ricordare Gianni Carnicella ed operare in nome della sua memoria, ha animato i primi sette anni dell'attivita' cittadina di Libera.
"Senza memoria non si va da nessuna parte e da sempre il 21 marzo, giornata che Libera ogni anno dedica alla memoria e all'impegno, e' incentrata sul ricordo del primo cittadino vittima di mafia – ha commentato Sergio Amato – in quanto sono ancora in molti ad ignorare la sua figura. Soprattutto tra le nuove generazioni si ha difficoltà addirittura a leggere ed interpretare i segni presenti sul sagrato della chiesa di San Bernardino dove Carnicella peri' sotto i colpi del fucile a canne mozze di Cristoforo Brattoli". Parte infatti proprio da qui il nuovo obiettivo di Libera a Molfetta: arrivare nel più breve tempo possibile a porre ai piedi del sagrato di San Bernardino (probabilmente sull'asfalto, immediatamente al di sotto della gradinata della chiesa, non soggetto ai vincoli della Soprintendenza) una stele che ricordi, attraverso degli stralci dell'omelia di Don Tonino Bello, il primo cittadino assassinato.
Secondo obiettivo perseguito in questi anni e' la conoscenza dell'importanza dei beni confiscati alle mafie. A Molfetta sono ben cinque gli immobili sottratti al controllo delle attività criminali, sequestrati immediatamente dopo le operazioni Reset e Primavera. Si tratta di un fondo rustico, un sottano, un locale a pian terreno e ben due appartamenti appartenuti ad Alfredo Fiore e dal 2002 occupati da famiglie con emergenza abitativa . E' stata proprio l'annosa questione che gira intorno all'occupazione di questi due immobili ad alimentare il dibattito di ieri sera.
Tra gli impegni futuri del presidio cittadino di Libera ci sarà anche quello di far chiarezza su quella delibera firmata proprio dall'attuale sindaco Tommaso Minervini nel 2002 (su cui hanno soprasseduto anche le amministrazioni successive) che concesse quei due immobili a due famiglie per soddisfare l'emergenza abitativa, non rispettando propriamente i fini dell'usufrutto dei beni confiscati alle mafie.
Il futuro di Libera Molfetta passa necessariamente dal tema della formazione e della lotta all'illegalita. " Non ci siamo mai sottratti alla discussione con molte scolaresche su tematiche incentrante sulla legalità – ha commentato Franca Carlucci – puntando l'attenzione, soprattutto nell'ultimo periodo, sul delicato tema degli amministratori sotto tiro. Quello che ci auguriamo per il futuro del presidio di Libera a Molfetta – ha poi concluso – e' una maggiore incisività sul territorio grazie alla presenza di nuove energie".
Presente all'incontro di ieri sera anche Matteo d'Ingeo coordinatore del Liberatorio Politico, il quale oltre a rivisitare alcuni luoghi comuni costantemente trattati e spesso ignorati anche e dalle passate amministrazioni comunali, ha puntualizzato alcuni aspetti in virtù del futuro di Libera a Molfetta.
"E' un peccato che il presidio di Libera, ma anche la nostra attività come Liberatorio Politico , non riesca ad attecchire con forza in Città – ha commentato – ed è per questo che dobbiamo proseguire nel fare formazione ed informazione sulle "mafie" di casa nostra, partendo dal passato e arrivando al presente".
Al presidio cittadino di Libera, che lo stesso d'Ingeo ha contribuito a fondare per poi allontanarsi almeno dal suo direttivo, ha rivolto un invito: "Mi auguro che Libera in questa Città sia più dinamica nell'affrontare con più immediatezza quelle tematiche che necessitano un intervento più rapido, evitando di rimanere bloccati negli aspetti strettamente burocratici di un'associazione di caratura nazionale".
Nella serata di ieri presso la Sala Stampa di Palazzo Giovene, il presidio cittadino di Libera ha incontrato la stampa e i cittadini per fare un bilancio degli obiettivi sinora raggiunti e per darsi un nuovo punto di arrivo per un'attivita' futura tutta ancora da costruire.
Ad animare il dibattito, sfociato in seguito in vero e proprio confronto con i presenti, vi erano Franca Carlucci e Sergio Amato tra i fondatori del presidio cittadino di Libera. La lotta alle mafie e la ricerca continua della legalità fanno parte di principi per cui Don Ciotti continua a battersi. Principi per cui e'importante tenere alta la guardia anche a Molfetta, la cui vittima di mafia ha un nome e cognome non così chiaro ancora a molti: e' Gianni Carnicella, il sindaco assassinato quel maledetto 7 luglio del 1992 per mano di Cristoforo Brattoli. Ricordare Gianni Carnicella ed operare in nome della sua memoria, ha animato i primi sette anni dell'attivita' cittadina di Libera.
"Senza memoria non si va da nessuna parte e da sempre il 21 marzo, giornata che Libera ogni anno dedica alla memoria e all'impegno, e' incentrata sul ricordo del primo cittadino vittima di mafia – ha commentato Sergio Amato – in quanto sono ancora in molti ad ignorare la sua figura. Soprattutto tra le nuove generazioni si ha difficoltà addirittura a leggere ed interpretare i segni presenti sul sagrato della chiesa di San Bernardino dove Carnicella peri' sotto i colpi del fucile a canne mozze di Cristoforo Brattoli". Parte infatti proprio da qui il nuovo obiettivo di Libera a Molfetta: arrivare nel più breve tempo possibile a porre ai piedi del sagrato di San Bernardino (probabilmente sull'asfalto, immediatamente al di sotto della gradinata della chiesa, non soggetto ai vincoli della Soprintendenza) una stele che ricordi, attraverso degli stralci dell'omelia di Don Tonino Bello, il primo cittadino assassinato.
Secondo obiettivo perseguito in questi anni e' la conoscenza dell'importanza dei beni confiscati alle mafie. A Molfetta sono ben cinque gli immobili sottratti al controllo delle attività criminali, sequestrati immediatamente dopo le operazioni Reset e Primavera. Si tratta di un fondo rustico, un sottano, un locale a pian terreno e ben due appartamenti appartenuti ad Alfredo Fiore e dal 2002 occupati da famiglie con emergenza abitativa . E' stata proprio l'annosa questione che gira intorno all'occupazione di questi due immobili ad alimentare il dibattito di ieri sera.
Tra gli impegni futuri del presidio cittadino di Libera ci sarà anche quello di far chiarezza su quella delibera firmata proprio dall'attuale sindaco Tommaso Minervini nel 2002 (su cui hanno soprasseduto anche le amministrazioni successive) che concesse quei due immobili a due famiglie per soddisfare l'emergenza abitativa, non rispettando propriamente i fini dell'usufrutto dei beni confiscati alle mafie.
Il futuro di Libera Molfetta passa necessariamente dal tema della formazione e della lotta all'illegalita. " Non ci siamo mai sottratti alla discussione con molte scolaresche su tematiche incentrante sulla legalità – ha commentato Franca Carlucci – puntando l'attenzione, soprattutto nell'ultimo periodo, sul delicato tema degli amministratori sotto tiro. Quello che ci auguriamo per il futuro del presidio di Libera a Molfetta – ha poi concluso – e' una maggiore incisività sul territorio grazie alla presenza di nuove energie".
Presente all'incontro di ieri sera anche Matteo d'Ingeo coordinatore del Liberatorio Politico, il quale oltre a rivisitare alcuni luoghi comuni costantemente trattati e spesso ignorati anche e dalle passate amministrazioni comunali, ha puntualizzato alcuni aspetti in virtù del futuro di Libera a Molfetta.
"E' un peccato che il presidio di Libera, ma anche la nostra attività come Liberatorio Politico , non riesca ad attecchire con forza in Città – ha commentato – ed è per questo che dobbiamo proseguire nel fare formazione ed informazione sulle "mafie" di casa nostra, partendo dal passato e arrivando al presente".
Al presidio cittadino di Libera, che lo stesso d'Ingeo ha contribuito a fondare per poi allontanarsi almeno dal suo direttivo, ha rivolto un invito: "Mi auguro che Libera in questa Città sia più dinamica nell'affrontare con più immediatezza quelle tematiche che necessitano un intervento più rapido, evitando di rimanere bloccati negli aspetti strettamente burocratici di un'associazione di caratura nazionale".